ABSTRACT Introduzione. Attraverso uno studio qualitativo etnografico viene raccontata l'esperienza del Dynamo Camp, in particolar modo si è andati a valutare il ruolo che l'infermiere ricopre nell'educazione terapeutica al paziente adolescente con diabete mellito di tipo 1. L'educazione terapeutica è necessaria ai pazienti affetti da questa malattia, le linee guida la considerano una componente essenziale della terapia, ma anche se è molto conosciuta, la sua applicazione nella pratica tende ad essere carente.(16) Si rende pertanto necessario analizzare un contesto differente da quello ospedaliero così da poter trarre spunto dalle tecniche educative del camp per poter migliorare il processo assistenziale. Obiettivo. L'obiettivo della ricerca è esplorare il ruolo dell'infermiere nell'educazione terapeutica al paziente adolescente con diabete di tipo 1 e valutare l'efficacia di tecniche educative alternative attuate al camp, da poter successivamente apportare in ambiente ospedaliero e migliorare così l'assistenza e la qualità di vita del paziente. Materiali e metodi. L'osservazione libera è stata utilizzata per raccogliere i dati al camp, così da poter cogliere aspetti e sfumature non rilevabili con l'utilizzo di griglie di osservazione o check-list. Inoltre ad un campione di 4 infermiere, presenti all'esperienza, è stata fatta un'intervista telefonica strutturata, a 6 mesi dall'esperienza. Essa è composta da 9 domande aperte e va ad indagare 4 aree: incontro, alleanza-aderenza, responsabilità, autonomia. Il tutto è stato analizzato alla luce della letteratura con una ricerca effettuata su banche dati Pubmed, Chinal, Education Source. Risultati. Cambiare il contesto di apprendimento ha ridefinito il ruolo di tutti i partecipanti e ha permesso l'instaurarsi di una relazione in cui la fiducia ha ricoperto un ruolo principale. Alcune infermiere hanno proposto degli interventi educativi da riproporre, ma considerano siano non realizzabili in ambiente ospedaliero per troppi limiti imposti. Discussione. L'ambiente positivo creato dal gioco ha permesso un apprendimento più mirato e ha rafforzato il ruolo e relazione tra paziente e infermiere. L'spedale però non dovrebbe essere visto come limite per un approccio educativo alternativo. Se ad alimentare questo limite siamo anche noi i responsabili? Conclusione. Alla base di ogni rapporto interpersonale, soprattutto in ambito sanitario, è presente la comunicazione che risulta efficace e vincente quando fortifica e/o crea l'alleanza terapeutica e la fiducia. Tutto questo è stato evidente nell'esperienza extraospedaliera, ma è da promuovere costantemente in ospedale. L'unica possibilità per migliorarci e apportare nuovi metodi e studiare qualcosa che ci renda appagati del nostro lavoro e che ci faccia vedere il frutto dei nostri risultati
Esperienza di terapia ricreativa al Dynamo Camp: l'infermiere e l'educazione dell'adolescente con diabete mellito di tipo 1
CORRADO, GIULIA
2018/2019
Abstract
ABSTRACT Introduzione. Attraverso uno studio qualitativo etnografico viene raccontata l'esperienza del Dynamo Camp, in particolar modo si è andati a valutare il ruolo che l'infermiere ricopre nell'educazione terapeutica al paziente adolescente con diabete mellito di tipo 1. L'educazione terapeutica è necessaria ai pazienti affetti da questa malattia, le linee guida la considerano una componente essenziale della terapia, ma anche se è molto conosciuta, la sua applicazione nella pratica tende ad essere carente.(16) Si rende pertanto necessario analizzare un contesto differente da quello ospedaliero così da poter trarre spunto dalle tecniche educative del camp per poter migliorare il processo assistenziale. Obiettivo. L'obiettivo della ricerca è esplorare il ruolo dell'infermiere nell'educazione terapeutica al paziente adolescente con diabete di tipo 1 e valutare l'efficacia di tecniche educative alternative attuate al camp, da poter successivamente apportare in ambiente ospedaliero e migliorare così l'assistenza e la qualità di vita del paziente. Materiali e metodi. L'osservazione libera è stata utilizzata per raccogliere i dati al camp, così da poter cogliere aspetti e sfumature non rilevabili con l'utilizzo di griglie di osservazione o check-list. Inoltre ad un campione di 4 infermiere, presenti all'esperienza, è stata fatta un'intervista telefonica strutturata, a 6 mesi dall'esperienza. Essa è composta da 9 domande aperte e va ad indagare 4 aree: incontro, alleanza-aderenza, responsabilità, autonomia. Il tutto è stato analizzato alla luce della letteratura con una ricerca effettuata su banche dati Pubmed, Chinal, Education Source. Risultati. Cambiare il contesto di apprendimento ha ridefinito il ruolo di tutti i partecipanti e ha permesso l'instaurarsi di una relazione in cui la fiducia ha ricoperto un ruolo principale. Alcune infermiere hanno proposto degli interventi educativi da riproporre, ma considerano siano non realizzabili in ambiente ospedaliero per troppi limiti imposti. Discussione. L'ambiente positivo creato dal gioco ha permesso un apprendimento più mirato e ha rafforzato il ruolo e relazione tra paziente e infermiere. L'spedale però non dovrebbe essere visto come limite per un approccio educativo alternativo. Se ad alimentare questo limite siamo anche noi i responsabili? Conclusione. Alla base di ogni rapporto interpersonale, soprattutto in ambito sanitario, è presente la comunicazione che risulta efficace e vincente quando fortifica e/o crea l'alleanza terapeutica e la fiducia. Tutto questo è stato evidente nell'esperienza extraospedaliera, ma è da promuovere costantemente in ospedale. L'unica possibilità per migliorarci e apportare nuovi metodi e studiare qualcosa che ci renda appagati del nostro lavoro e che ci faccia vedere il frutto dei nostri risultatiFile | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/99385