La legge 180 del 1978 ha decretato la fine dell'epoca manicomiale in Italia. Lo psichiatra Franco Basaglia è riuscito nel tentativo di riconsegnare il folle alla società, ridandole il suo legittimo posto, poiché il pregiudizio sulla sua pericolosità, sulla sua insensatezza non aveva ragione di esistere. Oggi, a quarant'anni dall'entrata in vigore della legge, quale giudizio si ha sulla follia? Quale percezione la società ha di essa? Esistono ancora quei vecchi pregiudizi che hanno forgiato i folli per anni, e che li hanno visti denigrati e trattati esclusivamente come corpi malati? Seguire Giulia come un'ombra. Un esercizio di analisi del male mentale e del pregiudizio è il risultato di una ricerca sul campo, compiuta in un quartiere centrale di Torino, in cui, attraverso le narrazioni di una donna gravata da trent'anni dal male mentale e, attraverso la sua esperienza, si è tentato di comprendere, quanto e se, ancora oggi esista un pregiudizio sulla follia. Giulia, la protagonista dello studio, è un'Uditrice di voci che, attraverso il suo racconto di vita, è in grado di far comprendere quanto sia forte, nel suo caso, il pregiudizio e, quanto esso, incida e aggravi la sua situazione di sofferenza psichica. Attraverso la sua esperienza, si può cogliere il dolore generato dall'irrompere del male mentale, ma anche la sofferenza causata dalla perdita di identità e di senso, visibile, non solo nella sua percezione personale, ma soprattutto nell'immagine che gli altri le riconsegnano. L'obiettivo di ricerca è anche quello di tentare, per ciò che è stato possibile, di ricostruire la storia di Giulia, riconsegnandole la sua vita e andando al di là dall'etichetta di ¿pazza del quartiere¿ o di ¿malata psichiatrica¿ che la forgia da anni. La ricerca è stata svolta seguendo la tecnica dello shadowing, una tecnica di osservazione dell'interazione sociale, che consente al ricercatore di seguire come un'ombra l'intervistato e che, inoltre, consente di strutturare il lavoro combinando contemporaneamente, due attività: l'osservazione e il dialogo. L'osservazione diretta, ha permesso di comprendere quali reazioni susciti la presenza di Giulia quando entra nei luoghi o percorre le strade della ¿normalità¿, mentre, il dialogo le ha consentito di raccontarsi in modo libero e svincolato da rigide regole.

SEGUIRE GIULIA COME UN'OMBRA. UN ESERCIZIO DI ANALISI DEL MALE MENTALE E DEL PREGIUDIZIO

TOTA, GISELLA
2017/2018

Abstract

La legge 180 del 1978 ha decretato la fine dell'epoca manicomiale in Italia. Lo psichiatra Franco Basaglia è riuscito nel tentativo di riconsegnare il folle alla società, ridandole il suo legittimo posto, poiché il pregiudizio sulla sua pericolosità, sulla sua insensatezza non aveva ragione di esistere. Oggi, a quarant'anni dall'entrata in vigore della legge, quale giudizio si ha sulla follia? Quale percezione la società ha di essa? Esistono ancora quei vecchi pregiudizi che hanno forgiato i folli per anni, e che li hanno visti denigrati e trattati esclusivamente come corpi malati? Seguire Giulia come un'ombra. Un esercizio di analisi del male mentale e del pregiudizio è il risultato di una ricerca sul campo, compiuta in un quartiere centrale di Torino, in cui, attraverso le narrazioni di una donna gravata da trent'anni dal male mentale e, attraverso la sua esperienza, si è tentato di comprendere, quanto e se, ancora oggi esista un pregiudizio sulla follia. Giulia, la protagonista dello studio, è un'Uditrice di voci che, attraverso il suo racconto di vita, è in grado di far comprendere quanto sia forte, nel suo caso, il pregiudizio e, quanto esso, incida e aggravi la sua situazione di sofferenza psichica. Attraverso la sua esperienza, si può cogliere il dolore generato dall'irrompere del male mentale, ma anche la sofferenza causata dalla perdita di identità e di senso, visibile, non solo nella sua percezione personale, ma soprattutto nell'immagine che gli altri le riconsegnano. L'obiettivo di ricerca è anche quello di tentare, per ciò che è stato possibile, di ricostruire la storia di Giulia, riconsegnandole la sua vita e andando al di là dall'etichetta di ¿pazza del quartiere¿ o di ¿malata psichiatrica¿ che la forgia da anni. La ricerca è stata svolta seguendo la tecnica dello shadowing, una tecnica di osservazione dell'interazione sociale, che consente al ricercatore di seguire come un'ombra l'intervistato e che, inoltre, consente di strutturare il lavoro combinando contemporaneamente, due attività: l'osservazione e il dialogo. L'osservazione diretta, ha permesso di comprendere quali reazioni susciti la presenza di Giulia quando entra nei luoghi o percorre le strade della ¿normalità¿, mentre, il dialogo le ha consentito di raccontarsi in modo libero e svincolato da rigide regole.
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