Il presente lavoro si propone di esporre la prima traduzione italiana della Vita Hariolfi di Ermenrico di Ellwangen. Il commento critico prende in esame la lingua, il latino medievale del IX secolo, il contesto culturale del tempo e la realtà monastica di epoca carolingia; si espone, quindi, un'esegesi in chiave biblica del testo. Durante l'elaborazione di questa tesi ci si è concentrati maggiormente sul lavoro di traduzione, basandosi sul testo del manoscritto più antico in nostro possesso, risalente al XII secolo. Senza la pretesa di redigere un'edizione critica, si è cercato di individuare possibili corruttele e di indicare delle soluzioni coerenti. In generale, ci si è proposti di analizzare quest'opera all'interno del suo genere letterario, l'agiografia, e come parte della produzione di Ermenrico di Ellwangen, il quale, in particolare, racconta la vita del fondatore e primo abate del monastero in cui egli stesso è stato ordinato monaco. La fondazione del monastero di Ellwangen, inoltre, si inserisce perfettamente in quel movimento di ricostruzione delle strutture spirituali, sociali e politiche cominciato con il pensiero di Gregorio Magno e continuato dall'opera concreta dei monaci, che, pur ispirandosi all'ideale ascetico di fuga mundi, paradossalmente, diedero origine ai più attivi centri della nuova civiltà. In realtà, il paradosso è solo apparente, poiché il monachesimo medievale, che matura e si rinnova proprio nel periodo a cui risale il testo, preso in considerazione in questa sede, pratica la caritas, un concetto duale che prevede contemplazione e azione allo stesso tempo. In conclusione, si potrebbe sostenere che i miracoli accaduti durante la vita di Ariolfo lo avvicinino, senza dubbio, a Dio, ma che la caritas, da lui professata ed esercitata così concretamente, gli permetta di guadagnarsi un ruolo importante nella storia.
Miracolo e Caritas. Ariolfo di Langres nel racconto agiografico di Ermenrico di Ellwangen
GALLI, FEDERICA
2018/2019
Abstract
Il presente lavoro si propone di esporre la prima traduzione italiana della Vita Hariolfi di Ermenrico di Ellwangen. Il commento critico prende in esame la lingua, il latino medievale del IX secolo, il contesto culturale del tempo e la realtà monastica di epoca carolingia; si espone, quindi, un'esegesi in chiave biblica del testo. Durante l'elaborazione di questa tesi ci si è concentrati maggiormente sul lavoro di traduzione, basandosi sul testo del manoscritto più antico in nostro possesso, risalente al XII secolo. Senza la pretesa di redigere un'edizione critica, si è cercato di individuare possibili corruttele e di indicare delle soluzioni coerenti. In generale, ci si è proposti di analizzare quest'opera all'interno del suo genere letterario, l'agiografia, e come parte della produzione di Ermenrico di Ellwangen, il quale, in particolare, racconta la vita del fondatore e primo abate del monastero in cui egli stesso è stato ordinato monaco. La fondazione del monastero di Ellwangen, inoltre, si inserisce perfettamente in quel movimento di ricostruzione delle strutture spirituali, sociali e politiche cominciato con il pensiero di Gregorio Magno e continuato dall'opera concreta dei monaci, che, pur ispirandosi all'ideale ascetico di fuga mundi, paradossalmente, diedero origine ai più attivi centri della nuova civiltà. In realtà, il paradosso è solo apparente, poiché il monachesimo medievale, che matura e si rinnova proprio nel periodo a cui risale il testo, preso in considerazione in questa sede, pratica la caritas, un concetto duale che prevede contemplazione e azione allo stesso tempo. In conclusione, si potrebbe sostenere che i miracoli accaduti durante la vita di Ariolfo lo avvicinino, senza dubbio, a Dio, ma che la caritas, da lui professata ed esercitata così concretamente, gli permetta di guadagnarsi un ruolo importante nella storia.File | Dimensione | Formato | |
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