Negli ultimi decenni si è assistito alla riscoperta di Benjamin Constant, oggi giustamente considerato un ¿classico¿ della storia del pensiero politico e uno dei più importanti esponenti del cosiddetto ¿liberalismo classico¿. Gli inediti ritrovati negli anni Sessanta e Settanta del Novecento contribuiscono non poco alla rinnovata attenzione per la sua opera. Gli studiosi hanno ritenuto per anni Constant un polemista certamente importante, ma con un carattere tipicamente saggistico che lo relegava in una posizione di secondo piano rispetto ad altri pensatori della sua epoca. Con i ritrovamenti dei suoi manoscritti più importanti, come i Principes de politique del 1806 e i Fragments del 1803, si è riacceso l'interesse intorno alla trattazione politica del liberale svizzero, fino a quel momento perlopiù collegato alla storia della letteratura, che aveva posto l'attenzione solo sul fascino della sua inquieta vicenda biografica. Constant, accusato a più riprese di essere inconstant a seguito delle sue dubbie scelte politiche (dal suo ripensamento sulla necessità di sostenere il Direttorio alla collaborazione con Napoleone durante i Cento giorni), era in realtà coerente nell'essere sempre mosso dal profondo desiderio di veder applicati i principi liberali a lui tanto cari. Il suo impegno politico, la sua battaglia per la stampa libera, la regressione della libertà avvenuta a seguito della buia parentesi conosciuta con Carlo X, lo avrebbero fatto esultare di fronte alla Rivoluzione di luglio del 1830, di cui avrebbe aperto il corteo seppur ormai in fin di vita.

I confini del potere: il costituzionalismo di Benjamin Constant

PATRUCCO, DARIA
2018/2019

Abstract

Negli ultimi decenni si è assistito alla riscoperta di Benjamin Constant, oggi giustamente considerato un ¿classico¿ della storia del pensiero politico e uno dei più importanti esponenti del cosiddetto ¿liberalismo classico¿. Gli inediti ritrovati negli anni Sessanta e Settanta del Novecento contribuiscono non poco alla rinnovata attenzione per la sua opera. Gli studiosi hanno ritenuto per anni Constant un polemista certamente importante, ma con un carattere tipicamente saggistico che lo relegava in una posizione di secondo piano rispetto ad altri pensatori della sua epoca. Con i ritrovamenti dei suoi manoscritti più importanti, come i Principes de politique del 1806 e i Fragments del 1803, si è riacceso l'interesse intorno alla trattazione politica del liberale svizzero, fino a quel momento perlopiù collegato alla storia della letteratura, che aveva posto l'attenzione solo sul fascino della sua inquieta vicenda biografica. Constant, accusato a più riprese di essere inconstant a seguito delle sue dubbie scelte politiche (dal suo ripensamento sulla necessità di sostenere il Direttorio alla collaborazione con Napoleone durante i Cento giorni), era in realtà coerente nell'essere sempre mosso dal profondo desiderio di veder applicati i principi liberali a lui tanto cari. Il suo impegno politico, la sua battaglia per la stampa libera, la regressione della libertà avvenuta a seguito della buia parentesi conosciuta con Carlo X, lo avrebbero fatto esultare di fronte alla Rivoluzione di luglio del 1830, di cui avrebbe aperto il corteo seppur ormai in fin di vita.
ITA
IMPORT DA TESIONLINE
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
838313_iconfinidelpotere-ilcostituzionalismodiconstant.pdf

non disponibili

Tipologia: Altro materiale allegato
Dimensione 513.17 kB
Formato Adobe PDF
513.17 kB Adobe PDF

I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/98880