In questo lavoro è stata valutata la crescita e la capacità di accumulo di piante di Brassica juncea L. su un suolo inquinato e, per confronto, su un suolo non inquinato nell'ottica di valutare le potenzialità di queste piante per il fitorimedio. I suoli utilizzati sono stati quello di un ex orto urbano situato in via Campana nel quartiere di San Salvario in cui alcuni metalli, tra cui il Pb e lo Zn, avevano concentrazioni di metalli pesanti superiori a quelle consentite dalle normative UE, e un suolo non contaminato prelevato dal parco del Nobile nella collina torinese. E' stato inoltre valutato l'effetto di un ammendante sia sulla crescita delle piante, sia sull'accumulo dei metalli; quindi sono stati considerati in totale quattro trattamenti. Le piante sono state coltivate in cella di accrescimento a temperatura e fotoperiodo controllati. Su di esse sono stati valutati i pesi, sono state effettuate analisi morfometriche, valutati alcuni parametri fotosintetici e le concentrazioni di clorofille.Le analisi chimiche dei terreni e delle piante sono state effettuate in collaborazione con il Dipartimento di Chimica dell'Università di Torino e sono state condotte anche su alcune piante cresciute in campo nel terreno inquinato, con e senza ammendante. I risultati hanno mostrato, come previsto,un forte aumento dei diversi parametri morfometrici e del peso delle piante in seguito al trattamento dell'ammendante, senza differenze significative tra le piante cresciute nel suolo inquinato e quelle cresciute nel suolo non inquinato, per quasi tutti i parametri. Questo si è accompagnato ad una riduzione del rapporto peso secco/peso fresco, che ha mostrato il valore più elevato nel trattamento con suolo inquinato senza ammendante. Le analisi dei parametri fotosintetici hanno mostrato che nessun trattamento era in stato di sofferenza. L'accumulo nelle foglie di metalli pesanti non ha raggiunto concentrazioni elevate in nessun trattamento e sono emerse differenze notevoli tra le piante cresciute in vaso, dove in genere in presenza di ammendante i metalli venivano accumulati in concentrazione minore, e quelle cresciute in campo dove si è verificata la situazione opposta. In campo inoltre sono state rilevate concentrazioni più elevate per alcuni metalli, tra cui il Pb, e un maggiore fattore di traslocazione tra radice e foglie. I risultati ottenuti hanno indicato che gli inquinanti presenti nel sito di via Campana non hanno provocato danni alle piante, infatti non state evidenziate differenze significative tra la maggior parte dei parametri analizzati, usando un suolo contaminato o non contaminato a parità di trattamento con ammendante. Questo probabilmente è legato alla bassa capacità di accumulo di metalli tossici di B. juncea nelle condizioni sperimentali utilizzate. Il basso fattore di traslocazione indica che nelle condizioni utilizzate le piante possano essere utilizzate per processi di fitostabilizzazione piuttosto che per la fitoestrazione. Sviluppi futuri di questo lavoro saranno focalizzati sulla ricerca di condizioni favorevoli all'aumento delle capacità fitoestrattive della pianta come l'utilizzo di chelanti o l'associazione con consorzi microbici.
Fitorimedio di un suolo urbano inquinato mediante Brassica juncea: effetti di un ammendante sullo sviluppo della pianta e sull'accumulo di metalli pesanti.
ROMEI, ANGELA
2018/2019
Abstract
In questo lavoro è stata valutata la crescita e la capacità di accumulo di piante di Brassica juncea L. su un suolo inquinato e, per confronto, su un suolo non inquinato nell'ottica di valutare le potenzialità di queste piante per il fitorimedio. I suoli utilizzati sono stati quello di un ex orto urbano situato in via Campana nel quartiere di San Salvario in cui alcuni metalli, tra cui il Pb e lo Zn, avevano concentrazioni di metalli pesanti superiori a quelle consentite dalle normative UE, e un suolo non contaminato prelevato dal parco del Nobile nella collina torinese. E' stato inoltre valutato l'effetto di un ammendante sia sulla crescita delle piante, sia sull'accumulo dei metalli; quindi sono stati considerati in totale quattro trattamenti. Le piante sono state coltivate in cella di accrescimento a temperatura e fotoperiodo controllati. Su di esse sono stati valutati i pesi, sono state effettuate analisi morfometriche, valutati alcuni parametri fotosintetici e le concentrazioni di clorofille.Le analisi chimiche dei terreni e delle piante sono state effettuate in collaborazione con il Dipartimento di Chimica dell'Università di Torino e sono state condotte anche su alcune piante cresciute in campo nel terreno inquinato, con e senza ammendante. I risultati hanno mostrato, come previsto,un forte aumento dei diversi parametri morfometrici e del peso delle piante in seguito al trattamento dell'ammendante, senza differenze significative tra le piante cresciute nel suolo inquinato e quelle cresciute nel suolo non inquinato, per quasi tutti i parametri. Questo si è accompagnato ad una riduzione del rapporto peso secco/peso fresco, che ha mostrato il valore più elevato nel trattamento con suolo inquinato senza ammendante. Le analisi dei parametri fotosintetici hanno mostrato che nessun trattamento era in stato di sofferenza. L'accumulo nelle foglie di metalli pesanti non ha raggiunto concentrazioni elevate in nessun trattamento e sono emerse differenze notevoli tra le piante cresciute in vaso, dove in genere in presenza di ammendante i metalli venivano accumulati in concentrazione minore, e quelle cresciute in campo dove si è verificata la situazione opposta. In campo inoltre sono state rilevate concentrazioni più elevate per alcuni metalli, tra cui il Pb, e un maggiore fattore di traslocazione tra radice e foglie. I risultati ottenuti hanno indicato che gli inquinanti presenti nel sito di via Campana non hanno provocato danni alle piante, infatti non state evidenziate differenze significative tra la maggior parte dei parametri analizzati, usando un suolo contaminato o non contaminato a parità di trattamento con ammendante. Questo probabilmente è legato alla bassa capacità di accumulo di metalli tossici di B. juncea nelle condizioni sperimentali utilizzate. Il basso fattore di traslocazione indica che nelle condizioni utilizzate le piante possano essere utilizzate per processi di fitostabilizzazione piuttosto che per la fitoestrazione. Sviluppi futuri di questo lavoro saranno focalizzati sulla ricerca di condizioni favorevoli all'aumento delle capacità fitoestrattive della pianta come l'utilizzo di chelanti o l'associazione con consorzi microbici.File | Dimensione | Formato | |
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