INTRODUCTION It has been widely demonstrated that exposure to increased levels of GH and IGF-1 which characterizes acromegaly is associated with increased cardiovascular morbidity and mortality especially for cerebrovascular and cardiovascular events. Despite this evidence there are still few studies that have aimed at estimating the cardiovascular risk of these patients through the use of risk scores. OBJECTIVE The aim of this retrospective multicentre study is to assess how the cardiovascular risk estimated through the use of these scores changes over time and to investigate for the first time the impact of the different therapies available for acromegaly. METHODS 106 acromegalic patients from two Italian third-level endocrinological centres were enlisted and according to the treatment adopted were subsequently divided into three therapy groups (neurosurgery + medical therapy, neurosurgery + medical therapy + radiotherapy and medical therapy only) and two medical therapy groups (somatostatin receptor ligands only and somatostatin receptor ligands + Pegvisomant/Cabergoline). Each patient was examined through his or her medical records during the first and the last follow-up visit by studying the main cardiovascular risk factors (familiarity for hypertension, smoking, hypertension, type 2 diabetes mellitus, dyslipidemia, previous cardiovascular events), the disease control (three months after surgery and at the last follow-up) and the disease duration. For each patient the cardiovascular risk was estimated in 10 years according to the Cuore Project score and the Framingham risk score and the fatal and non-fatal major cardiovascular events (MACE, myocardial infarction, stroke and need for peripheral revascularization) that had occurred during the follow-up have been reported. RESULTS The average cardiovascular risk calculated during diagnosis was 6.6  5.2 % according to the Cuore Project score and 18.4  12.6 % according to the Framingham risk score and these values correspond to an intermediate risk. The study of risk in baseline therapy groups as well as the distribution of comorbidities and other risk factors did not show significant differences between groups while the study of risk over time saw the groups follow different trends. As a matter of fact, during the last follow-up patients who had undergone different therapies from the standard one (neurosurgery + medical therapy + radiotherapy and only medical therapy for the study of the three treatment groups and somatostatin receptor ligands + Pegvisomant/Cabergoline for that of the two groups of medical therapy) had higher risk scores although the difference was not statistically significant. Moreover, the comparison between the estimated risk and the incidence of cerebrovascular and cardiovascular events observed during the follow-up showed that in patients who underwent therapies other than standard ones there were more events than expected. CONCLUSIONS The results of this study show that the cardiovascular risk calculated in acromegalic patients may be influenced by the type of therapeutic intervention chosen for the individual patient.
INTRODUZIONE È ormai ampiamente dimostrato che l'esposizione a livelli aumentati di GH e IGF-1, che caratterizza l'acromegalia, si associa a una maggiore morbidità e mortalità cardiovascolare, soprattutto per eventi cerebro e cardiovascolari. Nonostante questa evidenza, ad oggi sono ancora pochi gli studi che si sono proposti di stimare il rischio cardiovascolare di questi pazienti attraverso l'uso di score di rischio. OBIETTIVO L'obiettivo di questo studio retrospettivo multicentrico è di valutare come il rischio cardiovascolare stimato attraverso l'uso di questi score si modifichi nel tempo e di indagare, per la prima volta, l'impatto delle diverse terapie ad oggi disponibili per l'acromegalia. METODI Sono stati, quindi, arruolati 106 pazienti acromegalici provenienti da due centri endocrinologici italiani di terzo livello e sono stati successivamente suddivisi, a seconda dell'iter terapeutico effettuato, in tre gruppi di terapia (neurochirurgia + terapia medica, neurochirurgia + terapia medica + radioterapia e solo terapia medica) e in due gruppi di terapia medica (solo analoghi della somatostatina e analoghi della somatostatina + Pegvisomnt/Cabergolina). Ciascun paziente è stato studiato, attraverso la consultazione delle cartelle cliniche, alla prima e all'ultima visita di follow-up, andando a indagare i principali fattori di rischio cardiovascolare (familiarità per ipertensione, fumo, ipertensione, diabete mellito di tipo 2, dislipidemie, pregressi eventi cardiovascolari), il controllo di malattia (a tre mesi dall'intervento chirurgico e all'ultimo follow-up) e la durata di malattia. Per ogni paziente è stato poi calcolato il rischio cardiovascolare stimato a 10 anni con lo score del Progetto Cuore dell'Istituto superiore di sanità e con lo score di Framingham e sono stati riportati gli eventi cardiovascolari maggiori (MACE, infarto miocardico acuto, ictus e necessità di rivascolarizzazione periferica) fatali e non fatali insorti nel corso del follow-up. RISULTATI Il rischio cardiovascolare medio calcolato alla diagnosi nel campione è risultato pari a 6,6  5,2 % per lo score del Progetto cuore e 18,4  12,6 % per lo score di Framingham, valori corrispondenti a un rischio intermedio. Lo studio del rischio nei gruppi di terapia al baseline, così come la distribuzione delle comorbidità e degli altri fattori di rischio, non ha riportato differenze significative tra i gruppi, mentre lo studio del rischio nel tempo ha visto i gruppi assumere andamenti diversi. All'ultimo follow-up, infatti, i pazienti che avevano svolto terapie diverse da quella standard (neurochirurgia + terapia medica + radioterapia e solo terapia medica per lo studio dei tre gruppi di trattamento e analoghi della somatostatina + Pegvisomant/Cabergolina per quello dei due gruppi di terapia medica) presentavano score di rischio maggiori, anche se non in modo statisticamente significativo. Inoltre, dal confronto tra il rischio stimato e l'incidenza degli eventi cerebro e cardiovascolari osservati nel corso del follow-up è emerso come negli stessi gruppi si siano verificati più eventi rispetto a quanto atteso. CONCLUSIONI I risultati emersi da questo studio forniscono delle prime indicazioni sul fatto che il rischio cardiovascolare calcolato nei pazienti acromegalici possa essere influenzato dal tipo di intervento terapeutico scelto per il singolo paziente.
Applicazione degli score di rischio cerebro e cardiovascolare e valutazione degli eventi in pazienti con acromegalia: risultati di uno studio multicentrico.
LOMBARDI STOCCHETTI, BENEDETTA
2018/2019
Abstract
INTRODUZIONE È ormai ampiamente dimostrato che l'esposizione a livelli aumentati di GH e IGF-1, che caratterizza l'acromegalia, si associa a una maggiore morbidità e mortalità cardiovascolare, soprattutto per eventi cerebro e cardiovascolari. Nonostante questa evidenza, ad oggi sono ancora pochi gli studi che si sono proposti di stimare il rischio cardiovascolare di questi pazienti attraverso l'uso di score di rischio. OBIETTIVO L'obiettivo di questo studio retrospettivo multicentrico è di valutare come il rischio cardiovascolare stimato attraverso l'uso di questi score si modifichi nel tempo e di indagare, per la prima volta, l'impatto delle diverse terapie ad oggi disponibili per l'acromegalia. METODI Sono stati, quindi, arruolati 106 pazienti acromegalici provenienti da due centri endocrinologici italiani di terzo livello e sono stati successivamente suddivisi, a seconda dell'iter terapeutico effettuato, in tre gruppi di terapia (neurochirurgia + terapia medica, neurochirurgia + terapia medica + radioterapia e solo terapia medica) e in due gruppi di terapia medica (solo analoghi della somatostatina e analoghi della somatostatina + Pegvisomnt/Cabergolina). Ciascun paziente è stato studiato, attraverso la consultazione delle cartelle cliniche, alla prima e all'ultima visita di follow-up, andando a indagare i principali fattori di rischio cardiovascolare (familiarità per ipertensione, fumo, ipertensione, diabete mellito di tipo 2, dislipidemie, pregressi eventi cardiovascolari), il controllo di malattia (a tre mesi dall'intervento chirurgico e all'ultimo follow-up) e la durata di malattia. Per ogni paziente è stato poi calcolato il rischio cardiovascolare stimato a 10 anni con lo score del Progetto Cuore dell'Istituto superiore di sanità e con lo score di Framingham e sono stati riportati gli eventi cardiovascolari maggiori (MACE, infarto miocardico acuto, ictus e necessità di rivascolarizzazione periferica) fatali e non fatali insorti nel corso del follow-up. RISULTATI Il rischio cardiovascolare medio calcolato alla diagnosi nel campione è risultato pari a 6,6 5,2 % per lo score del Progetto cuore e 18,4 12,6 % per lo score di Framingham, valori corrispondenti a un rischio intermedio. Lo studio del rischio nei gruppi di terapia al baseline, così come la distribuzione delle comorbidità e degli altri fattori di rischio, non ha riportato differenze significative tra i gruppi, mentre lo studio del rischio nel tempo ha visto i gruppi assumere andamenti diversi. All'ultimo follow-up, infatti, i pazienti che avevano svolto terapie diverse da quella standard (neurochirurgia + terapia medica + radioterapia e solo terapia medica per lo studio dei tre gruppi di trattamento e analoghi della somatostatina + Pegvisomant/Cabergolina per quello dei due gruppi di terapia medica) presentavano score di rischio maggiori, anche se non in modo statisticamente significativo. Inoltre, dal confronto tra il rischio stimato e l'incidenza degli eventi cerebro e cardiovascolari osservati nel corso del follow-up è emerso come negli stessi gruppi si siano verificati più eventi rispetto a quanto atteso. CONCLUSIONI I risultati emersi da questo studio forniscono delle prime indicazioni sul fatto che il rischio cardiovascolare calcolato nei pazienti acromegalici possa essere influenzato dal tipo di intervento terapeutico scelto per il singolo paziente.File | Dimensione | Formato | |
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