Le Banche di Credito Cooperativo-Casse Rurali svolgono da oltre 135 anni un ruolo essenziale allo sviluppo sociale ed economico delle realtà locali, in quanto banche del territorio. In questo mio elaborato intendo analizzare il percorso che ha portato alla creazione dell'attuale sistema di credito cooperativo, dalle origini fino alla riforma organizzativa che ha colpito il Credito Cooperativo nell'aprile del 2016. Le Banche di Credito Cooperativo nascono sul finire del 1800 come una nuova forma di credito basandosi sul modello sviluppato in Germania da Friedrich Raiffeisen. Esse sono costituite da un sistema basato su diversi principi e valori, i più importanti sono quelli della cooperazione, mutualità e del localismo. Il valore economico e sociale delle BCC trova espressione, invece, in tre documenti: la Carta dei Valori, la Carta della Coesione e la Carta della Finanza, che insieme all'art. 2 dello statuto delle BCC, rappresentano gli assi portanti di tutto il sistema. La procedura di costituzione di una Banca di Credito Cooperativo è disciplinata dagli articoli 14, 33 e seguenti del Tub e dalle Istruzioni di vigilanza, titolo I, capitolo 1. Il modello organizzativo del credito cooperativo italiano si basa su un sistema a rete, in cui si mantiene l'autonomia delle singole BCC, e al tempo stesso permette di conseguire economie di scala. Esso è diviso in due versanti: quello ¿associativo-istituzionale¿ e quello ¿imprenditoriale¿. Il primo è garantito a livello territoriale dalle Federazioni locali e a livello nazionale da Federcasse. Il Gruppo Bancario Iccrea e Cassa Centrale, invece, si occupano del versante ¿imprenditoriale¿. Questa è la nuova riforma del 2016, ovvero l'introduzione dei Gruppi Bancari Cooperativi, in cui le singole BCC hanno l'obbligo di aderire detenendone almeno il 60% del capitale. L'obiettivo più importante della riforma era quello di attenuare il rischio fallimento delle piccole BCC che non avevano i giusti strumenti e mezzi finanziari per rispondere alle oscillazioni del mercato e così allocare le risorse patrimoniali su una base minore di soggetti. I tratti distintivi delle BCC però, negli anni, sono via via diminuiti e il gap esistente tra queste società cooperative e le società di capitali, parlando sempre di istituti bancari, è minima. A mio parere le BCC per poter sopravvivere in questo ambiente altamente competitivo, dovrebbero puntare più sui giovani cercando di diffondere la cultura della cooperazione di credito in modo tale da finanziare idee innovative che potrebbero portare sviluppo alla nostra comunità.
Le banche di credito cooperativo
LATINO, DAVIDE
2018/2019
Abstract
Le Banche di Credito Cooperativo-Casse Rurali svolgono da oltre 135 anni un ruolo essenziale allo sviluppo sociale ed economico delle realtà locali, in quanto banche del territorio. In questo mio elaborato intendo analizzare il percorso che ha portato alla creazione dell'attuale sistema di credito cooperativo, dalle origini fino alla riforma organizzativa che ha colpito il Credito Cooperativo nell'aprile del 2016. Le Banche di Credito Cooperativo nascono sul finire del 1800 come una nuova forma di credito basandosi sul modello sviluppato in Germania da Friedrich Raiffeisen. Esse sono costituite da un sistema basato su diversi principi e valori, i più importanti sono quelli della cooperazione, mutualità e del localismo. Il valore economico e sociale delle BCC trova espressione, invece, in tre documenti: la Carta dei Valori, la Carta della Coesione e la Carta della Finanza, che insieme all'art. 2 dello statuto delle BCC, rappresentano gli assi portanti di tutto il sistema. La procedura di costituzione di una Banca di Credito Cooperativo è disciplinata dagli articoli 14, 33 e seguenti del Tub e dalle Istruzioni di vigilanza, titolo I, capitolo 1. Il modello organizzativo del credito cooperativo italiano si basa su un sistema a rete, in cui si mantiene l'autonomia delle singole BCC, e al tempo stesso permette di conseguire economie di scala. Esso è diviso in due versanti: quello ¿associativo-istituzionale¿ e quello ¿imprenditoriale¿. Il primo è garantito a livello territoriale dalle Federazioni locali e a livello nazionale da Federcasse. Il Gruppo Bancario Iccrea e Cassa Centrale, invece, si occupano del versante ¿imprenditoriale¿. Questa è la nuova riforma del 2016, ovvero l'introduzione dei Gruppi Bancari Cooperativi, in cui le singole BCC hanno l'obbligo di aderire detenendone almeno il 60% del capitale. L'obiettivo più importante della riforma era quello di attenuare il rischio fallimento delle piccole BCC che non avevano i giusti strumenti e mezzi finanziari per rispondere alle oscillazioni del mercato e così allocare le risorse patrimoniali su una base minore di soggetti. I tratti distintivi delle BCC però, negli anni, sono via via diminuiti e il gap esistente tra queste società cooperative e le società di capitali, parlando sempre di istituti bancari, è minima. A mio parere le BCC per poter sopravvivere in questo ambiente altamente competitivo, dovrebbero puntare più sui giovani cercando di diffondere la cultura della cooperazione di credito in modo tale da finanziare idee innovative che potrebbero portare sviluppo alla nostra comunità.File | Dimensione | Formato | |
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