Corrado Alvaro è conosciuto principalmente per il suo ruolo di scrittore e meno come giornalista. Il presente elaborato ha come obiettivo quello di analizzare la figura di Alvaro giornalista dagli esordi al "Resto del Carlino" fino all'approdo presso quotidiani prestigiosi come il "Corriere della Sera" e "La Stampa". Ci sarà in particolare un focus sul rapporto di Alvaro col fascismo e con Mussolini. Il primo capitolo si concentra sull'infanzia di Alvaro, sulla sua formazione scolastica, sull'esperienza traumatica della guerra e sulle prime esperienze giornalistiche. Nacque a San Luca nel 1895 e successivamente si trasferì prima a Mondragone e poi a Perugia per poter proseguire gli studi. Frequentó il liceo a Catanzaro e si laureò a Milano nel 1919. Nel 1915 si arruolò come volontario per la Prima guerra mondiale, esperienza traumatica, durante la quale venne ferito al braccio destro, pregiudicandone l'uso per sempre. Nel 1916 iniziò la propria carriera giornalistica al "Resto del Carlino". La grande occasione arrivò nel 1919 quando approdò al "Corriere della Sera" grazie all'intervento di Giuseppe Borgese. Alvaro arrivò in via Solferino pieno di sogni e speranze, convinto di diventare corrispondente dall'estero, cosa che in realtà non accadde e lo portò a presentare le dimissioni, continuando comunque a mantenere i rapporti con i fratelli Albertini. Nel secondo capitolo l'accento viene posto sulla lotta di Alvaro al fascismo sulle pagine del "Becco giallo" e "Il Mondo".Su queste testate in concomitanza con l'assassinio di Matteotti il tono si fece più acceso. Nel mirino non c'erano solo Mussolini, il fascismo e i ras ma anche tutti gli intellettuali e uomini di cultura che avevano appoggiato il fascismo. L'avversione al fascismo fu talmente forte che Alvaro nel 1925 fu tra i firmatari del "Manifesto degli intellettuali antifascisti" redatto da Benedetto Croce. Infine, nell'ultimo capitolo viene approfondito il passaggio di Alvaro a "La Stampa" e l'avvicinamento forzato al regime. Nel 1926 approdò al quotidiano torinese grazie a Pietro Pancrazi, conosciuto durante l'esperienza al "Resto del Carlino". Con il controllo sempre più stringente del regime sulla stampa e la soppressione dei giornali antifascisti, Alvaro abbandonò il giornalismo militante ed iniziò ad occuparsi principalmente di argomenti di tipo culturale. Il giornalista calabrese iniziò anche a frequentare gli ambienti fascisti e a godere di una certa stima presso personaggi rilevanti. Nel 1930 vinse anche il premio "La Stampa" con Gente in Aspromonte, grazie al supporto decisivo di Curzio Malaparte. Nel 1934 scrisse Terra Nuova. Prima cronaca dell'Agropontino, che nel secondo dopoguerra gli costerà una pesante accusa di apologia del fascismo. L'elaborato in effetti esaltava l'opera di bonifica di Mussolini realizzata nell'Agropontino. L'elaborato infine si conclude con un'antologia degli articoli pubblicati da Alvaro per il "Becco giallo" e con un'appendice fotografica dei luoghi d'infanzia del giornalista.
Corrado Alvaro giornalista: Dagli esordi all'avvento del regime(1895-1926)
BIONDO, ANGELA
2018/2019
Abstract
Corrado Alvaro è conosciuto principalmente per il suo ruolo di scrittore e meno come giornalista. Il presente elaborato ha come obiettivo quello di analizzare la figura di Alvaro giornalista dagli esordi al "Resto del Carlino" fino all'approdo presso quotidiani prestigiosi come il "Corriere della Sera" e "La Stampa". Ci sarà in particolare un focus sul rapporto di Alvaro col fascismo e con Mussolini. Il primo capitolo si concentra sull'infanzia di Alvaro, sulla sua formazione scolastica, sull'esperienza traumatica della guerra e sulle prime esperienze giornalistiche. Nacque a San Luca nel 1895 e successivamente si trasferì prima a Mondragone e poi a Perugia per poter proseguire gli studi. Frequentó il liceo a Catanzaro e si laureò a Milano nel 1919. Nel 1915 si arruolò come volontario per la Prima guerra mondiale, esperienza traumatica, durante la quale venne ferito al braccio destro, pregiudicandone l'uso per sempre. Nel 1916 iniziò la propria carriera giornalistica al "Resto del Carlino". La grande occasione arrivò nel 1919 quando approdò al "Corriere della Sera" grazie all'intervento di Giuseppe Borgese. Alvaro arrivò in via Solferino pieno di sogni e speranze, convinto di diventare corrispondente dall'estero, cosa che in realtà non accadde e lo portò a presentare le dimissioni, continuando comunque a mantenere i rapporti con i fratelli Albertini. Nel secondo capitolo l'accento viene posto sulla lotta di Alvaro al fascismo sulle pagine del "Becco giallo" e "Il Mondo".Su queste testate in concomitanza con l'assassinio di Matteotti il tono si fece più acceso. Nel mirino non c'erano solo Mussolini, il fascismo e i ras ma anche tutti gli intellettuali e uomini di cultura che avevano appoggiato il fascismo. L'avversione al fascismo fu talmente forte che Alvaro nel 1925 fu tra i firmatari del "Manifesto degli intellettuali antifascisti" redatto da Benedetto Croce. Infine, nell'ultimo capitolo viene approfondito il passaggio di Alvaro a "La Stampa" e l'avvicinamento forzato al regime. Nel 1926 approdò al quotidiano torinese grazie a Pietro Pancrazi, conosciuto durante l'esperienza al "Resto del Carlino". Con il controllo sempre più stringente del regime sulla stampa e la soppressione dei giornali antifascisti, Alvaro abbandonò il giornalismo militante ed iniziò ad occuparsi principalmente di argomenti di tipo culturale. Il giornalista calabrese iniziò anche a frequentare gli ambienti fascisti e a godere di una certa stima presso personaggi rilevanti. Nel 1930 vinse anche il premio "La Stampa" con Gente in Aspromonte, grazie al supporto decisivo di Curzio Malaparte. Nel 1934 scrisse Terra Nuova. Prima cronaca dell'Agropontino, che nel secondo dopoguerra gli costerà una pesante accusa di apologia del fascismo. L'elaborato in effetti esaltava l'opera di bonifica di Mussolini realizzata nell'Agropontino. L'elaborato infine si conclude con un'antologia degli articoli pubblicati da Alvaro per il "Becco giallo" e con un'appendice fotografica dei luoghi d'infanzia del giornalista.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/97959