The research initially focuses on Fabre's biography, to clarify the network of relations he built between France and Italy. Born into a family of modest origins, after completing his classical studies he became a pupil of Jean Coustou first and then of Joseph-Marie Vien. In 1783 he went to Paris, where he attended the courses of the Academy and entered the atelier of the famous painter Jacques-Louis David, whose teaching influenced much of his artistic production. The road to success that seemed to have been outlined for Fabre was interrupted by the waves of the French Revolution because, having declared himself faithful to the Ancien Régime, he temporarily interrupted relations with the Parisian artistic circles and took refuge in Florence. However, here he had the opportunity to know Vittorio Alfieri and his companion, the Countess of Albany, of whom he became a trusted friend and esteemed portrait painter. In a short time he became the official painter of the aristocratic and cosmopolitan circle of the Countess, an opportunity that allowed him to cultivate his vein of portraitist and reach a prominent position in the Florentine artistic environment. The second aim of his research is to investigate the evolution of landscape painting in Italy in the years between the Eighteenth and Nineteenth centuries. During this period Fabre came into contact with numerous artists from all over Europe who settled in Italy and dedicated themselves mainly to the landscape, both through the recent lesson of Valenciennes, and through the rules of composition derived from the great masters such as Poussin, Dughet and the Bolognese painters. The role of landscape is also analyzed through the collections of paintings and drawings kept in the Fabre Museum, whose landscape collection of contemporary authors is particularly important, also for its exceptionality compared to the French public collections. The survey on the collection of works that make up his collection was carried out both through the analysis of catalogues, that of Desmazes in 1838 and that of Claparède in 1962, and through bibliographic research, from which the numerous information that emerged from the landscape studies of authors such as Laure Pellicer, Michel Hilaire and Anna Ottani Cavina are drawn. Thus the two main strands to which Fabre turned his choices emerge, French landscape painting between the seventeenth and eighteenth centuries and that between the eighteenth and nineteenth centuries, but also an interest in Italian landscapes created by artists from northern Europe. Finally, the aim of the research is to provide a correlation between Fabre's taste in collecting and his pictorial work, trying to underline the convergences and divergences. What emerges is a predilection for Italian Renaissance painting, the French seventeenth-century painting of Poussin and Dughet and the neoclassical one, which are used, together with ancient literary and visual sources, as models for his personal synthesis, which he managed to convey in his paintings with varying fortunes.
La ricerca si sofferma inizialmente sulla biografia di Fabre, per illimpidire la rete di rapporti che costruì tra Francia e Italia. Nato da una famiglia di modeste origini, dopo aver concluso gli studi classici diventa allievo di Jean Coustou prima e di Joseph-Marie Vien poi. Nel 1783 va a Parigi, dove frequenta i corsi dell'Accademia ed entra nell'atelier del celebre pittore Jacques-Louis David, il cui insegnamento influenzerà gran parte della sua produzione artistica. La strada verso il successo che sembrava delinearsi per Fabre viene interrotta dai marosi della Rivoluzione francese perché, dichiaratosi fedele all'Ancien Régime, interrompe temporaneamente le relazioni con i circoli artistici parigini e si rifugia a Firenze. Tuttavia, qui ha la possibilità di legarsi e confrontarsi con Vittorio Alfieri e la sua compagna, la contessa d'Albany, dei quali diverrà fidato amico e stimato ritrattista. In breve diventa il pittore ufficiale della cerchia aristocratica e cosmopolita della contessa, occasione che gli permette di coltivare la sua vena di ritrattista e di raggiungere una posizione eminente nell'ambiente artistico fiorentino. La ricerca si pone, come secondo proposito, proprio quello di indagare l'evoluzione della pittura di paesaggio in Italia negli anni a cavallo tra Settecento e Ottocento. In questo periodo Fabre entra in contatto con numerosi artisti di tutta Europa stabilitisi in Italia e che si dedicano principalmente al paesaggio, sia tramite la recente lezione di Valenciennes, sia tramite le regole di composizione derivate dai grandi maestri come Poussin, Dughet e i pittori bolognesi. Il ruolo del paesaggio è anche analizzato tramite le raccolte di dipinti e disegni custoditi nel museo Fabre, il cui fondo paesaggistico di autori contemporanei è particolarmente importante, anche per la sua eccezionalità rispetto alle collezioni pubbliche francesi. L'indagine sulla raccolta delle opere che formano la sua collezione è stata realizzata sia tramite l'analisi dei cataloghi, quello Desmazes del 1838 e quello Claparède del 1962, sia tramite la ricerca bibliografica, dalla quale sono tratte le numerose informazioni emerse dagli di studi sul paesaggio di autori quali Laure Pellicer, Michel Hilaire e Anna Ottani Cavina. Emergono così i due filoni principali verso cui Fabre rivolse le sue scelte, la pittura francese di paesaggio tra Seicento e Settecento e quella tra Settecento e Ottocento, ma anche un interesse per i paesaggi italiani realizzati dagli artisti del nord Europa. Lo scopo della ricerca è infine quello di fornire una correlazione tra il gusto in ambito collezionistico di Fabre e il suo lavoro pittorico, cercando di sottolinearne le convergenze e le divergenze. Ciò che emerge è una predilezione per la pittura italiana del Rinascimento, quella francese del Seicento di Poussin e Dughet e quella neoclassica, che vengono usate, insieme alle fonti antiche letterarie e visive, come modelli per la sua personale sintesi, che riuscirà a trasmettere nei suoi dipinti con alterne fortune.
François-Xavier Fabre e il paesaggio italiano: pittura e collezioni (1766-1837)
BARBARO, DARIO
2017/2018
Abstract
La ricerca si sofferma inizialmente sulla biografia di Fabre, per illimpidire la rete di rapporti che costruì tra Francia e Italia. Nato da una famiglia di modeste origini, dopo aver concluso gli studi classici diventa allievo di Jean Coustou prima e di Joseph-Marie Vien poi. Nel 1783 va a Parigi, dove frequenta i corsi dell'Accademia ed entra nell'atelier del celebre pittore Jacques-Louis David, il cui insegnamento influenzerà gran parte della sua produzione artistica. La strada verso il successo che sembrava delinearsi per Fabre viene interrotta dai marosi della Rivoluzione francese perché, dichiaratosi fedele all'Ancien Régime, interrompe temporaneamente le relazioni con i circoli artistici parigini e si rifugia a Firenze. Tuttavia, qui ha la possibilità di legarsi e confrontarsi con Vittorio Alfieri e la sua compagna, la contessa d'Albany, dei quali diverrà fidato amico e stimato ritrattista. In breve diventa il pittore ufficiale della cerchia aristocratica e cosmopolita della contessa, occasione che gli permette di coltivare la sua vena di ritrattista e di raggiungere una posizione eminente nell'ambiente artistico fiorentino. La ricerca si pone, come secondo proposito, proprio quello di indagare l'evoluzione della pittura di paesaggio in Italia negli anni a cavallo tra Settecento e Ottocento. In questo periodo Fabre entra in contatto con numerosi artisti di tutta Europa stabilitisi in Italia e che si dedicano principalmente al paesaggio, sia tramite la recente lezione di Valenciennes, sia tramite le regole di composizione derivate dai grandi maestri come Poussin, Dughet e i pittori bolognesi. Il ruolo del paesaggio è anche analizzato tramite le raccolte di dipinti e disegni custoditi nel museo Fabre, il cui fondo paesaggistico di autori contemporanei è particolarmente importante, anche per la sua eccezionalità rispetto alle collezioni pubbliche francesi. L'indagine sulla raccolta delle opere che formano la sua collezione è stata realizzata sia tramite l'analisi dei cataloghi, quello Desmazes del 1838 e quello Claparède del 1962, sia tramite la ricerca bibliografica, dalla quale sono tratte le numerose informazioni emerse dagli di studi sul paesaggio di autori quali Laure Pellicer, Michel Hilaire e Anna Ottani Cavina. Emergono così i due filoni principali verso cui Fabre rivolse le sue scelte, la pittura francese di paesaggio tra Seicento e Settecento e quella tra Settecento e Ottocento, ma anche un interesse per i paesaggi italiani realizzati dagli artisti del nord Europa. Lo scopo della ricerca è infine quello di fornire una correlazione tra il gusto in ambito collezionistico di Fabre e il suo lavoro pittorico, cercando di sottolinearne le convergenze e le divergenze. Ciò che emerge è una predilezione per la pittura italiana del Rinascimento, quella francese del Seicento di Poussin e Dughet e quella neoclassica, che vengono usate, insieme alle fonti antiche letterarie e visive, come modelli per la sua personale sintesi, che riuscirà a trasmettere nei suoi dipinti con alterne fortune.File | Dimensione | Formato | |
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