Il Disturbo da Deficit di Attenzione ed Iperattività (DDAI), maggiormente conosciuto con l'acronimo inglese ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder), presenta una serie di sintomi legati ad uno sviluppo inappropriato dei livelli di disattenzione, iperattività ed impulsività. Ad esso sono associate numerose difficoltà sia nella vita quotidiana, con problemi comportamentali, emotivi, relazionali, che in ambito scolastico con disturbi legati all'apprendimento e alla condotta. Secondo il DSM-IV (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, 4th ec.) tra il 3% e il 5% dei bambini in età scolare presenta questo disturbo e ne soffre approssimativamente uno su venti in tutta la popolazione. Il DDAI si manifesta soprattutto nei maschi e insorge solitamente nei primi 5 anni di età secondo l'ICD-10 (Classificazione internazionale delle malattie e dei problemi, decima revisione). I sintomi legati al disturbo sono numerosi e si manifestano in ambito familiare, scolastico e lavorativo, essi riguardano essenzialmente tre ambiti: la disattenzione, l'iperattività e l'impulsività. A livello interpersonale i bambini con DDAI vengono descritti dai loro compagni come non cooperativi, intrusivi, aggressivi, provocatori e per questo vengono spesso esclusi dalle relazioni sociali della classe. Tutto ciò non può far altro che aggravare la situazione e rendere ancora più difficile il compito di genitori ed insegnanti. La varietà di sintomi si rispecchia nelle terapie più utilizzate nella cura del DDAI. In alcuni casi, oltre alla terapia farmacologica, viene in aggiunta proposto ed utilizzato un approccio psicoterapico di tipo cognitivo-comportamentale, allo scopo di migliorare il funzionamento globale del soggetto. Pertanto il presente elaborato intende indagare se l'attività fisica e sportiva possa contribuire alla riduzione dei sintomi e se possa essere riconosciuta e integrata negli attuali trattamenti del disturbo. Non tutte le tipologie di attività influiscono sui sintomi in egual modo, come emerge dall'analisi della letteratura scientifica affrontata nel secondo capitolo. All'interno dello stesso, vengono analizzati i differenti benefici favoriti dalla pratica di attività fisica di tipo aerobico, di tipo strutturato, di tipo non strutturato e l'attività all'aria aperta. Sono molte le implicazioni derivanti dalla pratica di attività fisica e sportiva, non solo sul corpo, ma anche riguardanti tra le altre, la socialità, le relazioni, l'autopercezione, la stima di sé e lo sviluppo cognitivo. All'interno del percorso di crescita, il bambino ha bisogno del gioco per esprimere se stesso e sperimentare il proprio corpo e le proprie relazioni; inoltre, quando il gioco evolve nello sport in età adolescenziale, si trasforma in un tipo di gioco codificato, regolato da interazioni e regole precise, a cui il bambino deve aderire. Nel terzo capitolo verranno presi in esame alcuni importanti aspetti come l'accettazione tra i pari, l'autopercezione e la percezione parentale per comprendere meglio il ruolo e le implicazioni che il movimento e lo sport possono avere nella vita dei bambini con DDAI. Infine si è cercato di capire, attraverso la letteratura scientifica, quali possano essere le attività sportive più adatte ai bambini con Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività, prendendo inoltre come esempio il famosissimo campione di nuoto Michael Phelps.

Le scienze motorie e sportive del Deficit di Attenzione e Iperattività (DDAI)

ZITTI, FRANCO
2018/2019

Abstract

Il Disturbo da Deficit di Attenzione ed Iperattività (DDAI), maggiormente conosciuto con l'acronimo inglese ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder), presenta una serie di sintomi legati ad uno sviluppo inappropriato dei livelli di disattenzione, iperattività ed impulsività. Ad esso sono associate numerose difficoltà sia nella vita quotidiana, con problemi comportamentali, emotivi, relazionali, che in ambito scolastico con disturbi legati all'apprendimento e alla condotta. Secondo il DSM-IV (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, 4th ec.) tra il 3% e il 5% dei bambini in età scolare presenta questo disturbo e ne soffre approssimativamente uno su venti in tutta la popolazione. Il DDAI si manifesta soprattutto nei maschi e insorge solitamente nei primi 5 anni di età secondo l'ICD-10 (Classificazione internazionale delle malattie e dei problemi, decima revisione). I sintomi legati al disturbo sono numerosi e si manifestano in ambito familiare, scolastico e lavorativo, essi riguardano essenzialmente tre ambiti: la disattenzione, l'iperattività e l'impulsività. A livello interpersonale i bambini con DDAI vengono descritti dai loro compagni come non cooperativi, intrusivi, aggressivi, provocatori e per questo vengono spesso esclusi dalle relazioni sociali della classe. Tutto ciò non può far altro che aggravare la situazione e rendere ancora più difficile il compito di genitori ed insegnanti. La varietà di sintomi si rispecchia nelle terapie più utilizzate nella cura del DDAI. In alcuni casi, oltre alla terapia farmacologica, viene in aggiunta proposto ed utilizzato un approccio psicoterapico di tipo cognitivo-comportamentale, allo scopo di migliorare il funzionamento globale del soggetto. Pertanto il presente elaborato intende indagare se l'attività fisica e sportiva possa contribuire alla riduzione dei sintomi e se possa essere riconosciuta e integrata negli attuali trattamenti del disturbo. Non tutte le tipologie di attività influiscono sui sintomi in egual modo, come emerge dall'analisi della letteratura scientifica affrontata nel secondo capitolo. All'interno dello stesso, vengono analizzati i differenti benefici favoriti dalla pratica di attività fisica di tipo aerobico, di tipo strutturato, di tipo non strutturato e l'attività all'aria aperta. Sono molte le implicazioni derivanti dalla pratica di attività fisica e sportiva, non solo sul corpo, ma anche riguardanti tra le altre, la socialità, le relazioni, l'autopercezione, la stima di sé e lo sviluppo cognitivo. All'interno del percorso di crescita, il bambino ha bisogno del gioco per esprimere se stesso e sperimentare il proprio corpo e le proprie relazioni; inoltre, quando il gioco evolve nello sport in età adolescenziale, si trasforma in un tipo di gioco codificato, regolato da interazioni e regole precise, a cui il bambino deve aderire. Nel terzo capitolo verranno presi in esame alcuni importanti aspetti come l'accettazione tra i pari, l'autopercezione e la percezione parentale per comprendere meglio il ruolo e le implicazioni che il movimento e lo sport possono avere nella vita dei bambini con DDAI. Infine si è cercato di capire, attraverso la letteratura scientifica, quali possano essere le attività sportive più adatte ai bambini con Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività, prendendo inoltre come esempio il famosissimo campione di nuoto Michael Phelps.
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