La presente tesi si pone quale obiettivo lo studio della successione stratigrafica nella cava Predere di Vicoforte. In particolar modo lo studio si è focalizzato sulla Pietra di Vico, materiale da costruzione e decorazione usato soprattutto nel Santuario di Vicoforte ed estratto dalla suddetta cava e riferibile dal punto di vista litostratigrafico alla Formazione di San Paolo di età Miocene inferiore. Sono state misurate e descritte due sezioni stratigrafiche della cava allo scopo di comprendere l'età della successione stratigrafica e procedere all'interpretazione sedimentologica, illustrando i vari ambienti di deposizione succedutisi nel tempo. Lo studio della successione, mediante descrizione, misurazione e correlazione di due sezioni stratigrafiche, una nella cava della Pietra di Vico e l'altra in una vicina cava di sabbia, ha portato a definire un quadro stratigrafico locale differente da quanto descritto in letteratura. Sono stati infatti identificati due corpi sabbioso-ghiaiosi, separati da un livello di peliti nerastre che testimonia un cambiamento delle condizioni di sedimentazione. Questo cambiamento è particolarmente evidente a tetto delle peliti dove è presente un netto contatto erosionale che potrebbe documentare un'importante discontinuità stratigrafica che separa le due porzioni sopra descritte ed essere associata ad uno hiatus stratigrafico significativo. Dal presente lavoro emerge che solo la porzione inferiore della successione studiata nella cava di sabbia fa parte della Formazione di San Paolo e ha una età Miocene inferiore (16-23 Ma) mentre la porzione superiore potrebbe avere un'età Plio-Pleistocenica. Lo studio sedimentologico dei corpi sabbioso-ghiaiosi, basato su litologia, tessiture e strutture sedimentarie, ha portato a interpretare come sicuramente riferibili ad un ambiente fluviale di tipo braided la porzione superiore mentre maggiori incertezze permangono per la porzione inferiore che potrebbe essere riferibile ad un analogo ambiente fluviale ma anche a depositi di ambiente marino costiero prossimo alla foce di un fiume e interessato da correnti lungo costa. Le peliti nerastre ricche di materiale vegetale carbonificato testimoniano invece un ambiente a bassa energia prossimo ad aree vegetate assimilabili a lagune costiere o specchi d'acqua continentale. Infine è stato affrontato il problema della litificazione della Formazione di San Paolo che dà origine alle arenarie meglio conosciuta come Pietra di Vico. Tale litificazione non è omogenea in quanto localizzata in masse di dimensioni decametriche con passaggio abbastanza brusco tra i volumi completamente litificati e quelli inconsolidati. Lo studio petrografico, eseguito al microscopio ottico normale e in catodoluminescenza,ha evidenziato che la litificazione è dovuta alla precipitazione di un cemento dolomitico, inconsueto nelle arenarie silicoclastiche. Il fabric di queste arenarie mostra una scarsa compattazione che suggerisce una fase di cementazione avvenuta sotto un esiguo carico litostatico. Si può ipotizzare che il cemento dolomitico sia da mettere in relazione alla risalita e circolazione di fluidi idrotermali che si propagavano lungo superfici tettoniche e fratture, legate probabilmente ad una fase deformativa del margine sud-occidentale del BTP nel Miocene inferiore. Tali fluidi in superficie permeavano preferibilmente i livelli a maggior granulometria e permeabilità dove la precipitazione di un cemento era conseguentemente favorita.
La cava della Pietra di Vico (Vicoforte, CN): descrizione ed interpretazione della successione
STORTI, UMBERTO
2018/2019
Abstract
La presente tesi si pone quale obiettivo lo studio della successione stratigrafica nella cava Predere di Vicoforte. In particolar modo lo studio si è focalizzato sulla Pietra di Vico, materiale da costruzione e decorazione usato soprattutto nel Santuario di Vicoforte ed estratto dalla suddetta cava e riferibile dal punto di vista litostratigrafico alla Formazione di San Paolo di età Miocene inferiore. Sono state misurate e descritte due sezioni stratigrafiche della cava allo scopo di comprendere l'età della successione stratigrafica e procedere all'interpretazione sedimentologica, illustrando i vari ambienti di deposizione succedutisi nel tempo. Lo studio della successione, mediante descrizione, misurazione e correlazione di due sezioni stratigrafiche, una nella cava della Pietra di Vico e l'altra in una vicina cava di sabbia, ha portato a definire un quadro stratigrafico locale differente da quanto descritto in letteratura. Sono stati infatti identificati due corpi sabbioso-ghiaiosi, separati da un livello di peliti nerastre che testimonia un cambiamento delle condizioni di sedimentazione. Questo cambiamento è particolarmente evidente a tetto delle peliti dove è presente un netto contatto erosionale che potrebbe documentare un'importante discontinuità stratigrafica che separa le due porzioni sopra descritte ed essere associata ad uno hiatus stratigrafico significativo. Dal presente lavoro emerge che solo la porzione inferiore della successione studiata nella cava di sabbia fa parte della Formazione di San Paolo e ha una età Miocene inferiore (16-23 Ma) mentre la porzione superiore potrebbe avere un'età Plio-Pleistocenica. Lo studio sedimentologico dei corpi sabbioso-ghiaiosi, basato su litologia, tessiture e strutture sedimentarie, ha portato a interpretare come sicuramente riferibili ad un ambiente fluviale di tipo braided la porzione superiore mentre maggiori incertezze permangono per la porzione inferiore che potrebbe essere riferibile ad un analogo ambiente fluviale ma anche a depositi di ambiente marino costiero prossimo alla foce di un fiume e interessato da correnti lungo costa. Le peliti nerastre ricche di materiale vegetale carbonificato testimoniano invece un ambiente a bassa energia prossimo ad aree vegetate assimilabili a lagune costiere o specchi d'acqua continentale. Infine è stato affrontato il problema della litificazione della Formazione di San Paolo che dà origine alle arenarie meglio conosciuta come Pietra di Vico. Tale litificazione non è omogenea in quanto localizzata in masse di dimensioni decametriche con passaggio abbastanza brusco tra i volumi completamente litificati e quelli inconsolidati. Lo studio petrografico, eseguito al microscopio ottico normale e in catodoluminescenza,ha evidenziato che la litificazione è dovuta alla precipitazione di un cemento dolomitico, inconsueto nelle arenarie silicoclastiche. Il fabric di queste arenarie mostra una scarsa compattazione che suggerisce una fase di cementazione avvenuta sotto un esiguo carico litostatico. Si può ipotizzare che il cemento dolomitico sia da mettere in relazione alla risalita e circolazione di fluidi idrotermali che si propagavano lungo superfici tettoniche e fratture, legate probabilmente ad una fase deformativa del margine sud-occidentale del BTP nel Miocene inferiore. Tali fluidi in superficie permeavano preferibilmente i livelli a maggior granulometria e permeabilità dove la precipitazione di un cemento era conseguentemente favorita.File | Dimensione | Formato | |
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