Le diraspatrici sono macchine utilizzate nei primi processi della vinificazione per il distaccamento dell'acino dal raspo; lo scopo della diraspatura è quello di migliorare la finezza del vino perché i raspi contengono molti tannini astringenti che apporterebbero un gusto erbaceo e amaro. L'organo diraspante può possedere movimento rotativo o movimento oscillatorio e, di conseguenza, è caratterizzato da due sistemi di distacco diversi. Nel primo caso, l'organo diraspante è costituito da due elementi cilindrici che ruotano a velocità variabile, l'uno all'interno dell'altro: quello esterno è un tamburo forato, quello interno è un albero battitore con palette radiali atte alla diraspatura. Per il movimento pendolare le diraspatrici possiedono due gabbie forate che oscillano e applicano sui grappoli una forza maggiore del legame acino-pedicello, implicando quindi il loro distacco. Si confrontano le due tipologie di macchine in base alla portata oraria, alla loro potenza installata e alla loro manipolazione dell'uva. Vengono affrontati studi con esperimenti eseguiti su un modello di diraspatrice semplificato e su un modello statistico, per determinare l'efficacia di una macchina diraspatrice a diverse velocità installate e applicate su grappoli di diverse misure. Inoltre si approfondisce anche l'effetto che hanno due macchine diraspatrici differenti per l'organo trasportatore, coclea o nastro, sulla qualità di un vino, sia dal punto di vista chimico, sia da quello sensoriale. Si può concludere che le macchine diraspatrici a movimento oscillatorio hanno una manipolazione più soffice delle uve rispetto a quelle con movimento rotativo, che, pur avendo una manipolazione meno accurata rispetto alle prime, hanno una portata oraria maggiore. I vini ottenuti da diraspatrici con coclea risultano più poveri in polifenoli perché le uve subiscono maggiori lacerazioni rispetto a quelle manipolate da diraspatrici con nastro trasportatore.
Evoluzione tecnica delle macchine diraspatrici
RAVERA, MARTA
2018/2019
Abstract
Le diraspatrici sono macchine utilizzate nei primi processi della vinificazione per il distaccamento dell'acino dal raspo; lo scopo della diraspatura è quello di migliorare la finezza del vino perché i raspi contengono molti tannini astringenti che apporterebbero un gusto erbaceo e amaro. L'organo diraspante può possedere movimento rotativo o movimento oscillatorio e, di conseguenza, è caratterizzato da due sistemi di distacco diversi. Nel primo caso, l'organo diraspante è costituito da due elementi cilindrici che ruotano a velocità variabile, l'uno all'interno dell'altro: quello esterno è un tamburo forato, quello interno è un albero battitore con palette radiali atte alla diraspatura. Per il movimento pendolare le diraspatrici possiedono due gabbie forate che oscillano e applicano sui grappoli una forza maggiore del legame acino-pedicello, implicando quindi il loro distacco. Si confrontano le due tipologie di macchine in base alla portata oraria, alla loro potenza installata e alla loro manipolazione dell'uva. Vengono affrontati studi con esperimenti eseguiti su un modello di diraspatrice semplificato e su un modello statistico, per determinare l'efficacia di una macchina diraspatrice a diverse velocità installate e applicate su grappoli di diverse misure. Inoltre si approfondisce anche l'effetto che hanno due macchine diraspatrici differenti per l'organo trasportatore, coclea o nastro, sulla qualità di un vino, sia dal punto di vista chimico, sia da quello sensoriale. Si può concludere che le macchine diraspatrici a movimento oscillatorio hanno una manipolazione più soffice delle uve rispetto a quelle con movimento rotativo, che, pur avendo una manipolazione meno accurata rispetto alle prime, hanno una portata oraria maggiore. I vini ottenuti da diraspatrici con coclea risultano più poveri in polifenoli perché le uve subiscono maggiori lacerazioni rispetto a quelle manipolate da diraspatrici con nastro trasportatore.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/97695