Ho sviluppato la mia relazione finale su una bevanda millenaria che ha origini antichissime e che ancora oggi è una delle più conosciute e consumate al mondo: il tè. Mi sono concentrata sulla botanica della pianta da cui deriva, la Camellia sinensis (Linneaus) O. Kuntze, e sulle lavorazioni che vengono applicate alle sue foglie, le quali sono responsabili delle diversità tra un infuso ed un altro. Il suo impiego in Estremo Oriente, in particolare nella cultura cinese e giapponese, è considerato un culto ed è tradizionalmente accostato ad importanti cerimonie; ha inoltre riscontrato, da sempre, largo utilizzo nella farmacopea locale. In Occidente ha acquisito enorme rilevanza grazie alle importazioni attuate dalla Compagnia Britannica delle Indie Orientali a cavallo tra il XVIII e il XVIV secolo. Dopo aver trattato nel primo capitolo gli eventi storici che hanno portato il tè alla sua attuale fama, ho successivamente descritto la pianta del tè, la Camellia sinensis (Linneaus) O. Kuntze. Noti botanici ne hanno studiato la collocazione tassonomica, ma fu Linneo, come si può notare dalla nomenclatura odierna della pianta, a delinearne la classificazione binomiale. Le specie che sono utilizzate per la produzione dell'ampia varietà di tè che conosciamo, sono soltanto due: la specie sinensis, ossia ¿cinese¿ e la specie assamica, ossia ¿della regione dell'Assam¿ in India. I fattori che incidono sulle diversità tra gli infusi sono molteplici: alcuni sono dipendenti dall'ambiente come le caratteristiche del suolo, l'altitudine ed il clima, altri sono legati alla ¿cultivar¿ della pianta ed alle tecniche colturali, inclusi le modalità ed il periodo dell'anno in cui avviene la raccolta; infine, è molto importante la lavorazione che viene applicata alle foglie e ai germogli del tè. Subito dopo essere state raccolte le foglie fresche ed i germogli di tè subiscono l'appassimento, la vaporizzazione, la rullatura, l'ossidazione, la fermentazione, la macerazione, l'ammasso o l'essiccamento in base alla tipologia di tè che si vuole ottenere. Da queste variabili deriva la classificazione cinese in 6 categorie: tè verdi e tè bianchi (non ossidati, non fermentati); tè gialli e tè Oolong ¿blu¿ (semifermentati); tè neri/rossi e tè Pu' Erh (ossidati, fermentati e ri-fermentati). L'interesse che ha destato questo infuso in Occidente negli ultimi secoli è derivato proprio dall'utilità per la salute di alcune sue componenti biochimiche. Questo apporto benefico scoperto ormai da secoli in Oriente nella medicina popolare, e ora riconosciuto anche in Occidente, implica l'assunzione regolare di questa bevanda nelle modalità e nella quantità appropriate. Se il tè viene bevuto seguendo precisi canoni e regole, l'organismo trae beneficio sia mentale, per il suo quantitativo di teina, sia fisico, principalmente grazie al suo rimarchevole contenuto polifenolico. In particolare le catechine, polifenoli primari della classe dei flavonoidi, contenute soprattutto nel tè verde, possono ridurre il rischio di malattie cardiocircolatorie, malattie della pelle, carcinogenesi ed obesità. Gli studi scientifici che ho analizzato nell'ultimo capitolo comprendono articoli accademici in cui gli effetti del tè sulla salute dell'organismo sono stati sottoposti a saggio sperimentale, confermando quanto i benefici effetti di questa bevanda ordinaria siano straordinari.
IL TÈ: ASPETTI BOTANICI, TECNOLOGICI, BIOCHIMICI E SALUTISTICI DI UN INFUSO MILLENARIO
SCAGNOLATO, IRENE
2017/2018
Abstract
Ho sviluppato la mia relazione finale su una bevanda millenaria che ha origini antichissime e che ancora oggi è una delle più conosciute e consumate al mondo: il tè. Mi sono concentrata sulla botanica della pianta da cui deriva, la Camellia sinensis (Linneaus) O. Kuntze, e sulle lavorazioni che vengono applicate alle sue foglie, le quali sono responsabili delle diversità tra un infuso ed un altro. Il suo impiego in Estremo Oriente, in particolare nella cultura cinese e giapponese, è considerato un culto ed è tradizionalmente accostato ad importanti cerimonie; ha inoltre riscontrato, da sempre, largo utilizzo nella farmacopea locale. In Occidente ha acquisito enorme rilevanza grazie alle importazioni attuate dalla Compagnia Britannica delle Indie Orientali a cavallo tra il XVIII e il XVIV secolo. Dopo aver trattato nel primo capitolo gli eventi storici che hanno portato il tè alla sua attuale fama, ho successivamente descritto la pianta del tè, la Camellia sinensis (Linneaus) O. Kuntze. Noti botanici ne hanno studiato la collocazione tassonomica, ma fu Linneo, come si può notare dalla nomenclatura odierna della pianta, a delinearne la classificazione binomiale. Le specie che sono utilizzate per la produzione dell'ampia varietà di tè che conosciamo, sono soltanto due: la specie sinensis, ossia ¿cinese¿ e la specie assamica, ossia ¿della regione dell'Assam¿ in India. I fattori che incidono sulle diversità tra gli infusi sono molteplici: alcuni sono dipendenti dall'ambiente come le caratteristiche del suolo, l'altitudine ed il clima, altri sono legati alla ¿cultivar¿ della pianta ed alle tecniche colturali, inclusi le modalità ed il periodo dell'anno in cui avviene la raccolta; infine, è molto importante la lavorazione che viene applicata alle foglie e ai germogli del tè. Subito dopo essere state raccolte le foglie fresche ed i germogli di tè subiscono l'appassimento, la vaporizzazione, la rullatura, l'ossidazione, la fermentazione, la macerazione, l'ammasso o l'essiccamento in base alla tipologia di tè che si vuole ottenere. Da queste variabili deriva la classificazione cinese in 6 categorie: tè verdi e tè bianchi (non ossidati, non fermentati); tè gialli e tè Oolong ¿blu¿ (semifermentati); tè neri/rossi e tè Pu' Erh (ossidati, fermentati e ri-fermentati). L'interesse che ha destato questo infuso in Occidente negli ultimi secoli è derivato proprio dall'utilità per la salute di alcune sue componenti biochimiche. Questo apporto benefico scoperto ormai da secoli in Oriente nella medicina popolare, e ora riconosciuto anche in Occidente, implica l'assunzione regolare di questa bevanda nelle modalità e nella quantità appropriate. Se il tè viene bevuto seguendo precisi canoni e regole, l'organismo trae beneficio sia mentale, per il suo quantitativo di teina, sia fisico, principalmente grazie al suo rimarchevole contenuto polifenolico. In particolare le catechine, polifenoli primari della classe dei flavonoidi, contenute soprattutto nel tè verde, possono ridurre il rischio di malattie cardiocircolatorie, malattie della pelle, carcinogenesi ed obesità. Gli studi scientifici che ho analizzato nell'ultimo capitolo comprendono articoli accademici in cui gli effetti del tè sulla salute dell'organismo sono stati sottoposti a saggio sperimentale, confermando quanto i benefici effetti di questa bevanda ordinaria siano straordinari.File | Dimensione | Formato | |
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