Questa tesi intende indagare la nozione di ¿alterità¿ nel pensiero di Emmanuel Lévinas. La convinzione di fondo è che l'idea di Altro sia cruciale nell'elaborazione torica dell'autore. Ciò che egli afferma nei più disparati ambiti - ontologia, metafisica, filosofia del linguaggio, filosofia morale - può spesso essere ricondotto a ciò che sostiene su Altri. Il presente lavoro intende quindi descrivere e indagare la natura polivalente che questo concetto assume nella produzione filosofica di Lévinas. Per parlare di Altro si può in prima battuta presentare il suo luogo di manifestazione per eccellenza: il visage, il volto. Lévinas sottolinea da subito che con tale nozione non si deve intendere l'insieme fisico delle parti che lo compongono, un naso, una bocca e degli occhi. Al contrario il volto rappresenta una dichiarazione della natura etica di Altri e, nella sua epifania, non può essere compreso né essere ridotto agli schemi conoscitivi del soggetto. Sfugge a questi e disarticola le capacità di apprendimento del Medesimo. Lévinas spiega infatti che il volto d'Altri, nel rivolgendosi all'io, lo sorprende, irrompe nel suo mondo sconvolgendone ogni aspetto. Questo in quanto è infinitamente estraneo e trascendente, assolutamente distante e esteriore rispetto al soggetto. Lévinas presenta quindi uno stato capace di rendere conto di tale situazione, di contenerla: il rapporto autentico di ¿faccia a faccia¿. Questa relazione, etica per eccellenza, permette agli individui di stare l'uno davanti all'altro, di guardarsi. Questi non stanno semplicemente affiancati, attigui: si rimirano. Il Medesimo è costretto a sostenere lo sguardo d'Altri e a subirne l'imperatività, non può sottrarsi al comando del «non uccidere» che lo investe. L'io non può rifiutare il peso della propria responsabilità di uomo, non può sfuggire alla necessità di agire eticamente, di andare sempre verso l'Altro e mettersi a sua disposizione. Altri in Lévinas è il povero, l'orfano, la vedova, è colui che pone il soggetto nella posizione di essere buono, colui che offre all'io la possibilità di liberarsi dal proprio sterile egocentrismo. Su questo rapporto etico, in quanto non viola la natura dei membri coinvolti, si fonda e struttura l'intera realtà. Lévinas descrive infatti l'etica come filosofia prima, come alla base dell'esistente. L'essere sussiste come strutturalmente e essenzialmente scisso tra Medesimo e Altro, comunque in grado di includerli entrambi senza renderli parti di una totalità. L'essere è prodotto come relazionale, molteplice e infinito. Lévinas propone un'idea forte di Altri che risulta in grado recuperare il Medesimo dall'impasse della propria costitutiva autoreferenzialità. Tale azione compiuta da Altri si configura quindi come una capacità, tutta etica, di disarticolare e riformulare la stessa struttura su cui si muove il soggetto offrendogli la possibilità di una distrazione da sé.
La nozione di alterità nel pensiero di Emmanuel Lévinas
BRINDISI, ALESSANDRA
2018/2019
Abstract
Questa tesi intende indagare la nozione di ¿alterità¿ nel pensiero di Emmanuel Lévinas. La convinzione di fondo è che l'idea di Altro sia cruciale nell'elaborazione torica dell'autore. Ciò che egli afferma nei più disparati ambiti - ontologia, metafisica, filosofia del linguaggio, filosofia morale - può spesso essere ricondotto a ciò che sostiene su Altri. Il presente lavoro intende quindi descrivere e indagare la natura polivalente che questo concetto assume nella produzione filosofica di Lévinas. Per parlare di Altro si può in prima battuta presentare il suo luogo di manifestazione per eccellenza: il visage, il volto. Lévinas sottolinea da subito che con tale nozione non si deve intendere l'insieme fisico delle parti che lo compongono, un naso, una bocca e degli occhi. Al contrario il volto rappresenta una dichiarazione della natura etica di Altri e, nella sua epifania, non può essere compreso né essere ridotto agli schemi conoscitivi del soggetto. Sfugge a questi e disarticola le capacità di apprendimento del Medesimo. Lévinas spiega infatti che il volto d'Altri, nel rivolgendosi all'io, lo sorprende, irrompe nel suo mondo sconvolgendone ogni aspetto. Questo in quanto è infinitamente estraneo e trascendente, assolutamente distante e esteriore rispetto al soggetto. Lévinas presenta quindi uno stato capace di rendere conto di tale situazione, di contenerla: il rapporto autentico di ¿faccia a faccia¿. Questa relazione, etica per eccellenza, permette agli individui di stare l'uno davanti all'altro, di guardarsi. Questi non stanno semplicemente affiancati, attigui: si rimirano. Il Medesimo è costretto a sostenere lo sguardo d'Altri e a subirne l'imperatività, non può sottrarsi al comando del «non uccidere» che lo investe. L'io non può rifiutare il peso della propria responsabilità di uomo, non può sfuggire alla necessità di agire eticamente, di andare sempre verso l'Altro e mettersi a sua disposizione. Altri in Lévinas è il povero, l'orfano, la vedova, è colui che pone il soggetto nella posizione di essere buono, colui che offre all'io la possibilità di liberarsi dal proprio sterile egocentrismo. Su questo rapporto etico, in quanto non viola la natura dei membri coinvolti, si fonda e struttura l'intera realtà. Lévinas descrive infatti l'etica come filosofia prima, come alla base dell'esistente. L'essere sussiste come strutturalmente e essenzialmente scisso tra Medesimo e Altro, comunque in grado di includerli entrambi senza renderli parti di una totalità. L'essere è prodotto come relazionale, molteplice e infinito. Lévinas propone un'idea forte di Altri che risulta in grado recuperare il Medesimo dall'impasse della propria costitutiva autoreferenzialità. Tale azione compiuta da Altri si configura quindi come una capacità, tutta etica, di disarticolare e riformulare la stessa struttura su cui si muove il soggetto offrendogli la possibilità di una distrazione da sé.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/97241