L'itinerario speculativo di Jean Louis Chrétien rappresenta uno dei più rilevanti apporti nel panorama della fenomenologia francese del secondo Novecento. Assumendo in modo originale gli assunti portanti della fenomenologia francese, frutto del singolare incontro tra il pensiero di Husserl e di Heidegger, Chrétien si colloca a pieno titolo in quel particolare alveo speculativo della fenomenologia d'oltralpe noto come tournant théologique che si caratterizza per una strutturale apertura, condotta in conformità alle coordinate metodologiche ed epistemologiche della fenomenologia, alla possibilità di indagare tra gli altri fenomeni anche quello della rivelazione. Muovendo da questi assunti, Chrétien, attraverso un continuo dialogo con i maggiori esponenti della tradizione filosofica, teologica e culturale dell'occidente, viene a proporre una singolare proposta speculativa, che trova il suo cuore pulsante nell'individuare come filigrana ultima della realtà la dinamica di appello e risposta. Appello e risposta costituiscono la cifra comune ed il ritmo più profondo dell'intero orizzonte dell'essere, con particolare riferimento alla realtà antropologica, dove questa dinamica viene a piena evidenza. Il presente lavoro mira quindi, a partire dalla ricognizione di alcuni fenomeni indicati dall'autore come luoghi significativi a questo riguardo, a mettere in luce il darsi di questa dinamica responsoriale. I typoi fenomenologici in cui tale dinamica viene ad accadere con particolare chiarezza sono la bellezza, la temporalità e la parola. A partire da La ferita della bellezza, si mostrerà come l'esperienza estetica costituisca una fondamentale evenienza di questa dinamica. Il bello, kalon, è la voce con cui la realtà chiama, kalei, il soggetto, configurandosi come un appello gratuito che, provenendo dall'alterità e prevenendo ogni iniziativa soggettiva, promuove, possibilizza e permette la risposta riconoscente e responsabile del soggetto stesso, risposta che, sempre convocata dalla chiamata che la precede, non solo permette al soggetto di riconoscere la bellezza che lo appella, ma costituisce il luogo genetico della soggettività, che viene così ad accadere e a costituirsi solo nell'atto di rispondere ad un'alterità che la provoca e invoca la sua risposta. Il secondo fenomeno esplorato dall'autore in L'indimenticabile e l'insperabile è quello della temporalità, in particolare nel suo fondamento protologico e nel suo compimento escatologico. Conducendo un serrato confronto con la teoria platonica della reminescenza, Chrétien ci conduce a riconoscere l'accadere, entro gli orizzonti della temporalità stessa, di un fitto fraseggio ritmato sulla dinamica appellante e responsoriale. A fondamento e a compimento della temporalità l'autore riconosce il darsi di una metatemporalità protologica, l'indimenticabile, ed escatologica, l'insperabile, che viene a costituire l'accadimento e la manifestazione di un appello che istituisce, costituisce ed autorizza l'esistere umano nella temporalità come risposta data nel tempo a questo appello che lo precede e lo compie costituendone la scaturigine prima e la destinazione ultima. L'ultimo luogo fenomenologico in cui l'autore riscontra ed indaga la filigrana responsoriale dell'essere è la parola. Ne L'arca della parola Chrétien riconosce la parola umana come un logos intrinsecamente responsabile e responsoriale che, intrecciandosi indissolubilmente con il fenomeno del silenzio, costituisce, in particolare assumendo la f
Appello e risposta in Jean-Louis Chrétien: la bellezza, il tempo, la parola.
GOIA, ALBERTO
2018/2019
Abstract
L'itinerario speculativo di Jean Louis Chrétien rappresenta uno dei più rilevanti apporti nel panorama della fenomenologia francese del secondo Novecento. Assumendo in modo originale gli assunti portanti della fenomenologia francese, frutto del singolare incontro tra il pensiero di Husserl e di Heidegger, Chrétien si colloca a pieno titolo in quel particolare alveo speculativo della fenomenologia d'oltralpe noto come tournant théologique che si caratterizza per una strutturale apertura, condotta in conformità alle coordinate metodologiche ed epistemologiche della fenomenologia, alla possibilità di indagare tra gli altri fenomeni anche quello della rivelazione. Muovendo da questi assunti, Chrétien, attraverso un continuo dialogo con i maggiori esponenti della tradizione filosofica, teologica e culturale dell'occidente, viene a proporre una singolare proposta speculativa, che trova il suo cuore pulsante nell'individuare come filigrana ultima della realtà la dinamica di appello e risposta. Appello e risposta costituiscono la cifra comune ed il ritmo più profondo dell'intero orizzonte dell'essere, con particolare riferimento alla realtà antropologica, dove questa dinamica viene a piena evidenza. Il presente lavoro mira quindi, a partire dalla ricognizione di alcuni fenomeni indicati dall'autore come luoghi significativi a questo riguardo, a mettere in luce il darsi di questa dinamica responsoriale. I typoi fenomenologici in cui tale dinamica viene ad accadere con particolare chiarezza sono la bellezza, la temporalità e la parola. A partire da La ferita della bellezza, si mostrerà come l'esperienza estetica costituisca una fondamentale evenienza di questa dinamica. Il bello, kalon, è la voce con cui la realtà chiama, kalei, il soggetto, configurandosi come un appello gratuito che, provenendo dall'alterità e prevenendo ogni iniziativa soggettiva, promuove, possibilizza e permette la risposta riconoscente e responsabile del soggetto stesso, risposta che, sempre convocata dalla chiamata che la precede, non solo permette al soggetto di riconoscere la bellezza che lo appella, ma costituisce il luogo genetico della soggettività, che viene così ad accadere e a costituirsi solo nell'atto di rispondere ad un'alterità che la provoca e invoca la sua risposta. Il secondo fenomeno esplorato dall'autore in L'indimenticabile e l'insperabile è quello della temporalità, in particolare nel suo fondamento protologico e nel suo compimento escatologico. Conducendo un serrato confronto con la teoria platonica della reminescenza, Chrétien ci conduce a riconoscere l'accadere, entro gli orizzonti della temporalità stessa, di un fitto fraseggio ritmato sulla dinamica appellante e responsoriale. A fondamento e a compimento della temporalità l'autore riconosce il darsi di una metatemporalità protologica, l'indimenticabile, ed escatologica, l'insperabile, che viene a costituire l'accadimento e la manifestazione di un appello che istituisce, costituisce ed autorizza l'esistere umano nella temporalità come risposta data nel tempo a questo appello che lo precede e lo compie costituendone la scaturigine prima e la destinazione ultima. L'ultimo luogo fenomenologico in cui l'autore riscontra ed indaga la filigrana responsoriale dell'essere è la parola. Ne L'arca della parola Chrétien riconosce la parola umana come un logos intrinsecamente responsabile e responsoriale che, intrecciandosi indissolubilmente con il fenomeno del silenzio, costituisce, in particolare assumendo la fFile | Dimensione | Formato | |
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