Nel dicembre del 2018 il Giappone ha annunciato il suo ritiro dall'International Whaling Commission (IWC) e, dopo trentuno anni di interruzione, ha deciso di riprendere la caccia alla balena per fini commerciali a partire dal luglio del 2019. Un aspetto che può aiutare a spiegare questa scelta è di tipo tecnico: dal 1988, due anni dopo che l'IWC ha imposto una moratoria sulla caccia alle balene, il Giappone ha elaborato e attuato il suo programma JARPA (Japanese Whale Research Program under Special Permit in the Antarctic), e successivamente JARPA II, che prevedeva la cattura e l'uccisione dei cetacei esclusivamente per fini scientifici. Nel 2010 l'Australia - anch'essa membro dell'IWC ¿ ha depositato un ricorso contro il Giappone davanti alla Corte internazionale di giustizia, sostenendo che il progetto giapponese JARPA II non era conforme all'articolo VIII della Convenzione internazionale per la regolamentazione della caccia alle balene, ovvero che non potesse essere classificato come programma di ricerca scientifica. L'obiettivo di questo elaborato è quello di analizzare, anche secondo diversi punti di vista, la sentenza del 31 marzo 2014 della Corte internazionale di giustizia, ¿Whaling in the Antarctic¿, che ha comportato l'obbligo per il Giappone di sospendere il suo programma JARPA II. La scelta di approfondire questa sentenza deriva da due diversi ordini di interessi: il primo è di tipo personale e si riferisce al mio interesse etico rispetto alla salvaguardia degli animali; la seconda ragione è di tipo squisitamente giuridico: infatti questa è la prima sentenza, nella giurisdizione della Corte internazionale di giustizia, che riguarda direttamente la protezione delle balene. L'intreccio di questi due tipi di interesse, quello etico e quello giuridico, è stato sufficiente a stimolare il mio desiderio di analisi. L'elaborato che ne è disceso è articolato in tre capitoli: nel primo capitolo viene esaminata, nei particolari, la sentenza ¿Whaling in the Antarctic¿. Il secondo capitolo prende in analisi lo standard of review e l'interpretazione dei trattati nella giurisprudenza dalla Corte internazionale di giustizia in questa sentenza. Infine, nel terzo capitolo, viene presentata l'analisi di alcune posizioni dottrinali a commento della sentenza Whaling in the Antarctic.

Affare della "Caccia alla balena nell'Antartico (Australia c. Giappone)" davanti alla Corte internazionale di giustizia.

COLOSIMO, LOU MARIEL
2018/2019

Abstract

Nel dicembre del 2018 il Giappone ha annunciato il suo ritiro dall'International Whaling Commission (IWC) e, dopo trentuno anni di interruzione, ha deciso di riprendere la caccia alla balena per fini commerciali a partire dal luglio del 2019. Un aspetto che può aiutare a spiegare questa scelta è di tipo tecnico: dal 1988, due anni dopo che l'IWC ha imposto una moratoria sulla caccia alle balene, il Giappone ha elaborato e attuato il suo programma JARPA (Japanese Whale Research Program under Special Permit in the Antarctic), e successivamente JARPA II, che prevedeva la cattura e l'uccisione dei cetacei esclusivamente per fini scientifici. Nel 2010 l'Australia - anch'essa membro dell'IWC ¿ ha depositato un ricorso contro il Giappone davanti alla Corte internazionale di giustizia, sostenendo che il progetto giapponese JARPA II non era conforme all'articolo VIII della Convenzione internazionale per la regolamentazione della caccia alle balene, ovvero che non potesse essere classificato come programma di ricerca scientifica. L'obiettivo di questo elaborato è quello di analizzare, anche secondo diversi punti di vista, la sentenza del 31 marzo 2014 della Corte internazionale di giustizia, ¿Whaling in the Antarctic¿, che ha comportato l'obbligo per il Giappone di sospendere il suo programma JARPA II. La scelta di approfondire questa sentenza deriva da due diversi ordini di interessi: il primo è di tipo personale e si riferisce al mio interesse etico rispetto alla salvaguardia degli animali; la seconda ragione è di tipo squisitamente giuridico: infatti questa è la prima sentenza, nella giurisdizione della Corte internazionale di giustizia, che riguarda direttamente la protezione delle balene. L'intreccio di questi due tipi di interesse, quello etico e quello giuridico, è stato sufficiente a stimolare il mio desiderio di analisi. L'elaborato che ne è disceso è articolato in tre capitoli: nel primo capitolo viene esaminata, nei particolari, la sentenza ¿Whaling in the Antarctic¿. Il secondo capitolo prende in analisi lo standard of review e l'interpretazione dei trattati nella giurisprudenza dalla Corte internazionale di giustizia in questa sentenza. Infine, nel terzo capitolo, viene presentata l'analisi di alcune posizioni dottrinali a commento della sentenza Whaling in the Antarctic.
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