The thesis "From public morality to human dignity" study the limit of public morality in the national and international context to understand if this limit can still be operative in the Italian legal system, especially after his recent removal into the French system. Doctrine and jurisprudence prefer the clause of public order and human dignity because public morality is considered not corresponding to the needs of contemporary society. The public order seems the suitable place for the protection of the "philanthropic public order", a concept that defend the human person, his innate prerogatives and his fundamental rights and freedoms. Human dignity is pertinent to every aspect of human life, and it's included in philanthropic public order as a concept that can be used to defend fundamental values. In this study, we try to understand if this second concept can replace the limit of public morality in the contemporary society, where the intrusion in individual choices is considered unacceptable. In the first chapter I'll deepen the study of public morality, in the second chapter, the object will be human dignity; and then, in the third and fourth chapters, these two concepts will be analyze to understand the possibility that the second will replace the first, passing through the reading of some sentences, where the value of human dignity was considered by judges as a limit for human self-determination.

Il tema approfondito nella stesura della tesi ¿Dal buon costume alla dignità umana¿ attiene al percorso della clausola del buon costume all'interno del contesto nazionale ed internazionale svolto con il fine di comprendere se suddetto limite possa dirsi ancora operativo all'interno dell'ordinamento giuridico italiano, soprattutto alla luce della sua recente rimozione nel sistema francese, che da sempre assume, in tema di diritto, il ruolo di precursore. I nuovi orizzonti che in ambito internazionale e all'interno di alcune sentenze della giurisprudenza nazionale paiono potersi raggiungere, tentando di risolvere l'innegabile difficoltà applicativa che accompagna la clausola del buon costume, percepita ormai come vetusta e poco corrispondente alle esigenze della società contemporanea, si realizzano nell'ampliamento della clausola dell'ordine pubblico e nell'introduzione di un nuovo limite, posto a protezione di quel nucleo di valori irrinunciabili facenti capo ad ogni individuo, quale la dignità umana. L'ordine pubblico, clausola che da sempre vede tracciare i confini che lo separano dal buon costume non così puntualmente, pare, infatti, essere la sede idonea per la tutela di quello che può assumere il nome di ¿ordine pubblico filantropico¿, concetto che avrebbe di mira la persona umana, le sue innate prerogative e i suoi diritti e libertà fondamentali; valori che non paiono poter essere bilanciati con alcun altro tipo di esigenza potenzialmente realizzabile nei rapporti della vita relazionale, ma altresì nelle scelte individuali del singolo. La dignità umana, indiscutibilmente riferibile a qualsivoglia aspetto della vita dell'uomo, si colloca all'interno di questo schema prendendo parte all'ordine pubblico filantropico e dimostrandosi concetto atto ad essere impiegato ogni qualvolta si ritenga necessario non assecondare l'autonomia degli individui. Partendo, quindi, dai boni mores, passando attraverso la formalizzazione del buon costume nei codici europei e nelle carte internazionali, arrivando alla sua introduzione nel sistema giuridico italiano, verificandone il ruolo e il significato assunti all'interno delle diverse principali fonti nazionali, si tenta, pertanto, svolgendo un medesimo parallelo approfondimento in tema di dignità umana, di comprendere se tale secondo concetto possa vedersi addebitare il ruolo di principio che legittimamente limita la libertà di autodeterminazione del singolo. In un'epoca in cui, sempre più difficilmente si accetta di considerare plausibile l'intromissione nelle scelte individuali considerando l'uomo, portatore di un diritto ad autodeterminarsi quasi irriducibile, ecco che la dignità umana pare, forse, poter rappresentare un elemento atto a circoscrivere tale libertà più facilmente accettabile, considerando il suo rispetto, un'esigenza necessariamente da soddisfare anche qualora ciò si traduca nell'ingerenza nella sfera individuale. Se, pertanto, nel primo capitolo si è proceduto all'analisi del buon costume, nel secondo capitolo, oggetto di approfondimento, è invece la dignità umana; per spostarsi, poi, nel terzo e nel quarto a porre in relazione tali due nozioni per comprendere l'effettiva possibilità che la seconda si sostituisca alla prima, altresì passando attraverso la lettura di alcune pronunce in cui il valore della dignità umana è stato consacrato dagli stessi giudici quali freno all'autodeterminazione dell'uomo. ​

Dal buon costume alla dignità umana ​

FIORA, FRANCESCA
2017/2018

Abstract

Il tema approfondito nella stesura della tesi ¿Dal buon costume alla dignità umana¿ attiene al percorso della clausola del buon costume all'interno del contesto nazionale ed internazionale svolto con il fine di comprendere se suddetto limite possa dirsi ancora operativo all'interno dell'ordinamento giuridico italiano, soprattutto alla luce della sua recente rimozione nel sistema francese, che da sempre assume, in tema di diritto, il ruolo di precursore. I nuovi orizzonti che in ambito internazionale e all'interno di alcune sentenze della giurisprudenza nazionale paiono potersi raggiungere, tentando di risolvere l'innegabile difficoltà applicativa che accompagna la clausola del buon costume, percepita ormai come vetusta e poco corrispondente alle esigenze della società contemporanea, si realizzano nell'ampliamento della clausola dell'ordine pubblico e nell'introduzione di un nuovo limite, posto a protezione di quel nucleo di valori irrinunciabili facenti capo ad ogni individuo, quale la dignità umana. L'ordine pubblico, clausola che da sempre vede tracciare i confini che lo separano dal buon costume non così puntualmente, pare, infatti, essere la sede idonea per la tutela di quello che può assumere il nome di ¿ordine pubblico filantropico¿, concetto che avrebbe di mira la persona umana, le sue innate prerogative e i suoi diritti e libertà fondamentali; valori che non paiono poter essere bilanciati con alcun altro tipo di esigenza potenzialmente realizzabile nei rapporti della vita relazionale, ma altresì nelle scelte individuali del singolo. La dignità umana, indiscutibilmente riferibile a qualsivoglia aspetto della vita dell'uomo, si colloca all'interno di questo schema prendendo parte all'ordine pubblico filantropico e dimostrandosi concetto atto ad essere impiegato ogni qualvolta si ritenga necessario non assecondare l'autonomia degli individui. Partendo, quindi, dai boni mores, passando attraverso la formalizzazione del buon costume nei codici europei e nelle carte internazionali, arrivando alla sua introduzione nel sistema giuridico italiano, verificandone il ruolo e il significato assunti all'interno delle diverse principali fonti nazionali, si tenta, pertanto, svolgendo un medesimo parallelo approfondimento in tema di dignità umana, di comprendere se tale secondo concetto possa vedersi addebitare il ruolo di principio che legittimamente limita la libertà di autodeterminazione del singolo. In un'epoca in cui, sempre più difficilmente si accetta di considerare plausibile l'intromissione nelle scelte individuali considerando l'uomo, portatore di un diritto ad autodeterminarsi quasi irriducibile, ecco che la dignità umana pare, forse, poter rappresentare un elemento atto a circoscrivere tale libertà più facilmente accettabile, considerando il suo rispetto, un'esigenza necessariamente da soddisfare anche qualora ciò si traduca nell'ingerenza nella sfera individuale. Se, pertanto, nel primo capitolo si è proceduto all'analisi del buon costume, nel secondo capitolo, oggetto di approfondimento, è invece la dignità umana; per spostarsi, poi, nel terzo e nel quarto a porre in relazione tali due nozioni per comprendere l'effettiva possibilità che la seconda si sostituisca alla prima, altresì passando attraverso la lettura di alcune pronunce in cui il valore della dignità umana è stato consacrato dagli stessi giudici quali freno all'autodeterminazione dell'uomo. ​
ITA
The thesis "From public morality to human dignity" study the limit of public morality in the national and international context to understand if this limit can still be operative in the Italian legal system, especially after his recent removal into the French system. Doctrine and jurisprudence prefer the clause of public order and human dignity because public morality is considered not corresponding to the needs of contemporary society. The public order seems the suitable place for the protection of the "philanthropic public order", a concept that defend the human person, his innate prerogatives and his fundamental rights and freedoms. Human dignity is pertinent to every aspect of human life, and it's included in philanthropic public order as a concept that can be used to defend fundamental values. In this study, we try to understand if this second concept can replace the limit of public morality in the contemporary society, where the intrusion in individual choices is considered unacceptable. In the first chapter I'll deepen the study of public morality, in the second chapter, the object will be human dignity; and then, in the third and fourth chapters, these two concepts will be analyze to understand the possibility that the second will replace the first, passing through the reading of some sentences, where the value of human dignity was considered by judges as a limit for human self-determination.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/96847