Il presente lavoro prende in considerazione gli aspetti storici, politici e giuridici della cessione di Nizza alla Francia. La contea di Nizza corrispondeva all'attuale dipartimento francese delle Alpi Marittime. Considerata la sua posizione geografica rappresentò per secoli un importante sbocco sul mare per i Savoia, e la città crebbe grazie agli scambi commerciali che avevano nel porto cittadino il loro fulcro. Proprio la sua posizione la portò ad essere a lungo esposta a situazioni di pericolo, ad incertezze di tipo amministrativo e a frequenti cambi di sovranità, che spinsero la popolazione nizzarda ad organizzarsi ai fini della loro indipendenza come libero comune. Un approfondimento è riservato al 28 settembre 1388, data in cui fu siglato l'atto di dedizione di Nizza alla Casa Sabauda. Sin dal 1561 la lingua ufficiale fu la lingua italiana; con Emanuele Filiberto l'italiano diventò la lingua dell'amministrazione di tutto lo Stato. In seguito alla riforma della Legge Elettorale del 1859 sulla rappresentanza politica Nizzarda alla Camera del Regno di Sardegna, la provincia di Nizza fu divisa in 4 collegi. Il 25 marzo 1860 a Nizza si svolsero le elezioni politiche, e vennero eletti al Parlamento Nazionale Giuseppe Garibaldi e Carlo Laurenti Robaudi, oppositori alla cessione della provincia. Si prende poi in considerazione il porto franco nizzardo, a partire dalla sua istituzione, alla luce degli interessi nutriti dai Savoia verso il porto stesso, fino alla data della sua destituzione, nel 1853. Considerate le gravi difficoltà relative al commercio terrestre per via dell'impervio territorio nizzardo, l'istituzione del porto sviluppò notevolmente l'intera attività commerciale. Si rese inoltre necessaria una riforma della tariffa doganale, oggetto questa di ampia discussione nel Parlamento subalpino nella tornata del 27 maggio 1851. A dimostrazione dell'importanza di questo istituto per la contea, le discussioni parlamentari (quarto paragrafo) in merito alla destituzione del porto franco furono da subito molto accese, sia per via degli interventi dei deputati nizzardi con i quali si sosteneva l'importanza del mantenimento del porto franco inteso non come un privilegio ma come una indispensabile condizione economica, sia per via della posizione di Cavour, favorevole invece alla destituzione, poiché vedeva nella franchigia daziaria e nei diritti differenziali autentici privilegi che tra l'altro avrebbero indebolito il Piemonte. Il trattato di Torino è l'atto ufficiale con cui Nizza e la Savoia furono cedute alla Francia, realizzando il cosiddetto ¿rattachement¿. La conferma del trattato dipese da un plebiscito, tenutosi il 15 e il 16 aprile dello stesso anno. Il trattato, voluto da Cavour, viene inquadrato nel contesto storico degli anni in cui fu raggiunta l'Unità d'Italia. Vengono approfondite le posizioni sul tema tenute da parlamentari ed esponenti politici in occasione delle discussioni presso la Camera dei Deputati e il Senato. Particolare attenzione è rivolta al tratteggio di un ritratto di gruppo dei parlamentari nizzardi. Sono poi esaminati gli aspetti diplomatici e giuridici relativi alla cessione della provincia, temi dibattuti già nel momento in cui venne reso pubblico il trattato di Torino e che coinvolgono le tematiche del principio di nazionalità, del diritto nazionale e internazionale. Si conclude con lo studio dell'operato di Cavour e dei moti scoppiati a Nizza nel 1871.
Aspetti storici e giuridici della cessione di Nizza
ACTIS GORETTA, ELENA
2018/2019
Abstract
Il presente lavoro prende in considerazione gli aspetti storici, politici e giuridici della cessione di Nizza alla Francia. La contea di Nizza corrispondeva all'attuale dipartimento francese delle Alpi Marittime. Considerata la sua posizione geografica rappresentò per secoli un importante sbocco sul mare per i Savoia, e la città crebbe grazie agli scambi commerciali che avevano nel porto cittadino il loro fulcro. Proprio la sua posizione la portò ad essere a lungo esposta a situazioni di pericolo, ad incertezze di tipo amministrativo e a frequenti cambi di sovranità, che spinsero la popolazione nizzarda ad organizzarsi ai fini della loro indipendenza come libero comune. Un approfondimento è riservato al 28 settembre 1388, data in cui fu siglato l'atto di dedizione di Nizza alla Casa Sabauda. Sin dal 1561 la lingua ufficiale fu la lingua italiana; con Emanuele Filiberto l'italiano diventò la lingua dell'amministrazione di tutto lo Stato. In seguito alla riforma della Legge Elettorale del 1859 sulla rappresentanza politica Nizzarda alla Camera del Regno di Sardegna, la provincia di Nizza fu divisa in 4 collegi. Il 25 marzo 1860 a Nizza si svolsero le elezioni politiche, e vennero eletti al Parlamento Nazionale Giuseppe Garibaldi e Carlo Laurenti Robaudi, oppositori alla cessione della provincia. Si prende poi in considerazione il porto franco nizzardo, a partire dalla sua istituzione, alla luce degli interessi nutriti dai Savoia verso il porto stesso, fino alla data della sua destituzione, nel 1853. Considerate le gravi difficoltà relative al commercio terrestre per via dell'impervio territorio nizzardo, l'istituzione del porto sviluppò notevolmente l'intera attività commerciale. Si rese inoltre necessaria una riforma della tariffa doganale, oggetto questa di ampia discussione nel Parlamento subalpino nella tornata del 27 maggio 1851. A dimostrazione dell'importanza di questo istituto per la contea, le discussioni parlamentari (quarto paragrafo) in merito alla destituzione del porto franco furono da subito molto accese, sia per via degli interventi dei deputati nizzardi con i quali si sosteneva l'importanza del mantenimento del porto franco inteso non come un privilegio ma come una indispensabile condizione economica, sia per via della posizione di Cavour, favorevole invece alla destituzione, poiché vedeva nella franchigia daziaria e nei diritti differenziali autentici privilegi che tra l'altro avrebbero indebolito il Piemonte. Il trattato di Torino è l'atto ufficiale con cui Nizza e la Savoia furono cedute alla Francia, realizzando il cosiddetto ¿rattachement¿. La conferma del trattato dipese da un plebiscito, tenutosi il 15 e il 16 aprile dello stesso anno. Il trattato, voluto da Cavour, viene inquadrato nel contesto storico degli anni in cui fu raggiunta l'Unità d'Italia. Vengono approfondite le posizioni sul tema tenute da parlamentari ed esponenti politici in occasione delle discussioni presso la Camera dei Deputati e il Senato. Particolare attenzione è rivolta al tratteggio di un ritratto di gruppo dei parlamentari nizzardi. Sono poi esaminati gli aspetti diplomatici e giuridici relativi alla cessione della provincia, temi dibattuti già nel momento in cui venne reso pubblico il trattato di Torino e che coinvolgono le tematiche del principio di nazionalità, del diritto nazionale e internazionale. Si conclude con lo studio dell'operato di Cavour e dei moti scoppiati a Nizza nel 1871.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/96791