Nella prima metà del Novecento Ludwig Binswanger porta a termine il processo di evoluzione della psichiatria, già cominciato da Karl Jaspers, attraverso una fondazione filosofica che radica nella fenomenologia di Edmund Husserl e nell'analitica esistenziale di Martin Heidegger. Se già Jaspers aveva proposto, nella sua Psicopatologia generale (1913), un approccio comprendente, basato sull'immedesimazione e sull'appropriazione soggettiva dei vissuti del malato da parte dello psicopatologo, invece che sulla spiegazione oggettiva ed esteriore tipica delle scienze naturali e della cosiddetta psichiatria scientifica, Binswanger propone di superare i limiti intrinseci al comprendere soggettivo attraverso gli strumenti tipici del metodo fenomenologico, epochè e visione eidetica, nonché attraverso gli indicatori esistenziali mutuati dalla filosofia di Heidegger quali strumenti concettuali impiegabili ai fini della determinazione delle forme a priori delle singole esistenze umane, soprattutto di quelle malate e giudicate alienate. In tal modo, la Daseinsanalyse binswangeriana giunge, a giudizio del suo ideatore, a una reale fondazione scientifica e oggettiva, che sia libera dai limiti riduzionistici e oggettivanti delle scienze positive, e che sia veramente antropologica, ovvero rispettosa di ciò che è essenziale all'umano, la sua stessa soggettività e il senso intrinseco al suo esistere ¿ concetti, questi, che si compendiano nella definizione dell'essere dell'uomo come essere-nel-mondo. In Italia, a partire dal secondo dopoguerra, furono soprattutto gli psichiatri Danilo Cargnello e Ferdinando Barison a diffondere le idee di Binswanger (insieme a quelle di altri psichiatri fenomenologi, ad esempio di Eugene Minkowski e di Viktor von Gebsattel). Pur non essendo mai nata una scuola specificamente e unilateralmente daseinsanalitica in Italia, un numero relativamente ristretto di psichiatri e psicopatologi, nonché di filosofi di orientamento fenomenologico, si è occupato di portare avanti nel corso degli anni i temi fondamentali sulla natura della psichiatria e in generale della cura, e dei loro rapporti con la psichiatria naturalistica e con la psicoanalisi, messi in campo da Binswanger. Ai due già citati si potrebbero aggiungere almeno i nomi di Franco Basaglia, Lorenzo Calvi, Bruno Callieri, Eugenio Borgna, Giovanni Stanghellini, con, sullo sfondo, sempre la riflessione filosofica di Umberto Galimberti. Tutti questi autori hanno sviluppato, senza dogmatismi (coerentemente con l'impostazione metodologica di fondo, di tipo fenomenologico, che si presenta come approccio a-teorico ai fenomeni), la Daseinsanalyse in direzioni originali: hanno messo in evidenza i necessari legami che l'epochè e la visione eidetica devono intrattenere con un atteggiamento ermeneutico per non cadere nell'ideologia e nell'unidirezionalità del rapporto medico-paziente; hanno sviscerato il tema della pregnanza del ruolo della corporeità nell'intenzionare la forma d'essere dell'altro; hanno tematizzato la difettività nell'articolazione del rapporto fra soggettività e oggettività, fra identità e alterità, come problema principale della patologia mentale, vista soprattutto come malattia del dialogo e sottrazione al mondo comune; hanno infine concepito una doppia epochè, quella compiuta dal clinico per comprendere l'essere-nel-mondo del paziente, ma anche quella di quest'ultimo, che per suo tramite si sottrae all'evidenza naturale del mondo, ritirandosi in un mondo proprio.
Incontrare il soggetto. Teoria e prassi della Daseinsanalyse in Italia
ALEMANNO, DANIELE
2018/2019
Abstract
Nella prima metà del Novecento Ludwig Binswanger porta a termine il processo di evoluzione della psichiatria, già cominciato da Karl Jaspers, attraverso una fondazione filosofica che radica nella fenomenologia di Edmund Husserl e nell'analitica esistenziale di Martin Heidegger. Se già Jaspers aveva proposto, nella sua Psicopatologia generale (1913), un approccio comprendente, basato sull'immedesimazione e sull'appropriazione soggettiva dei vissuti del malato da parte dello psicopatologo, invece che sulla spiegazione oggettiva ed esteriore tipica delle scienze naturali e della cosiddetta psichiatria scientifica, Binswanger propone di superare i limiti intrinseci al comprendere soggettivo attraverso gli strumenti tipici del metodo fenomenologico, epochè e visione eidetica, nonché attraverso gli indicatori esistenziali mutuati dalla filosofia di Heidegger quali strumenti concettuali impiegabili ai fini della determinazione delle forme a priori delle singole esistenze umane, soprattutto di quelle malate e giudicate alienate. In tal modo, la Daseinsanalyse binswangeriana giunge, a giudizio del suo ideatore, a una reale fondazione scientifica e oggettiva, che sia libera dai limiti riduzionistici e oggettivanti delle scienze positive, e che sia veramente antropologica, ovvero rispettosa di ciò che è essenziale all'umano, la sua stessa soggettività e il senso intrinseco al suo esistere ¿ concetti, questi, che si compendiano nella definizione dell'essere dell'uomo come essere-nel-mondo. In Italia, a partire dal secondo dopoguerra, furono soprattutto gli psichiatri Danilo Cargnello e Ferdinando Barison a diffondere le idee di Binswanger (insieme a quelle di altri psichiatri fenomenologi, ad esempio di Eugene Minkowski e di Viktor von Gebsattel). Pur non essendo mai nata una scuola specificamente e unilateralmente daseinsanalitica in Italia, un numero relativamente ristretto di psichiatri e psicopatologi, nonché di filosofi di orientamento fenomenologico, si è occupato di portare avanti nel corso degli anni i temi fondamentali sulla natura della psichiatria e in generale della cura, e dei loro rapporti con la psichiatria naturalistica e con la psicoanalisi, messi in campo da Binswanger. Ai due già citati si potrebbero aggiungere almeno i nomi di Franco Basaglia, Lorenzo Calvi, Bruno Callieri, Eugenio Borgna, Giovanni Stanghellini, con, sullo sfondo, sempre la riflessione filosofica di Umberto Galimberti. Tutti questi autori hanno sviluppato, senza dogmatismi (coerentemente con l'impostazione metodologica di fondo, di tipo fenomenologico, che si presenta come approccio a-teorico ai fenomeni), la Daseinsanalyse in direzioni originali: hanno messo in evidenza i necessari legami che l'epochè e la visione eidetica devono intrattenere con un atteggiamento ermeneutico per non cadere nell'ideologia e nell'unidirezionalità del rapporto medico-paziente; hanno sviscerato il tema della pregnanza del ruolo della corporeità nell'intenzionare la forma d'essere dell'altro; hanno tematizzato la difettività nell'articolazione del rapporto fra soggettività e oggettività, fra identità e alterità, come problema principale della patologia mentale, vista soprattutto come malattia del dialogo e sottrazione al mondo comune; hanno infine concepito una doppia epochè, quella compiuta dal clinico per comprendere l'essere-nel-mondo del paziente, ma anche quella di quest'ultimo, che per suo tramite si sottrae all'evidenza naturale del mondo, ritirandosi in un mondo proprio.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/96673