Friedrich Nietzsche è da sempre considerato uno dei filosofi più dibattuti e controversi. Indubbiamente, però, la sua speculazione porta con sé numerose suggestioni, frutti di una personalità estrosa e incontenibile. Tra i concetti principali esposti nelle opere di questo autore troneggia l'idea dell'eterno ritorno, la cui prima formulazione risale al 1882, nello scritto intitolato La gaia scienza. Tale teoria, però, appare anche in altri scritti, come in Così parlò Zarathustra (1883-1885) o in Al di là del Bene e del Male (1886), con sfumature lievemente diverse, come se il filosofo volesse continuamente rivisitarla. Alla base si riscontra la credenza secondo cui l'uomo è condannato a rivivere eternamente ogni momento della sua esistenza, in quanto il tempo non disegna più una linea retta- come voleva, ad esempio, il mondo cristiano- bensì un circolo. Si tratta di una teoria particolare, in quanto si distacca dalla concezione tradizionale del tempo- adottata dalla cosmologia cristiana- in nome della trasvalutazione dei valori. Benché intrisa di valori etici, la teoria dell'eterno ritorno ha una base scientifica che risente molto del clima di scoperte scientifiche dell'epoca, elemento che non può passare in secondo piano. Nietzsche diventa, quindi, l'iniziatore di una nuova assiologia: «computiamo il tempo da quel dies nefastus [¿] dal primo giorno del cristianesimo! E perché non invece dal suo ultimo giorno? Da oggi? Trasvalutazione di tutti i valori!». Non è difficile comprendere il motivo per il quale il filosofo Eugen Fink definì l'eterno ritorno come una sorta di pensiero derivante direttamente dall'abisso. L'abisso emozionale dell'uomo viene sconvolto quando scopre di essere condannato a rivivere gioie, ma soprattutto dolori, in eterno. L'eterno ritorno come pensiero abissale ha ripercussioni significative in merito all'ambito morale e sociale. L'obiettivo di questo elaborato, però, è riuscire a far luce anche sull'aspetto scientifico della teoria. L'input arriva dallo stesso Nietzsche, che, come tramandato dalla testimonianza di Lou von Salomé, fu ossessionato dalla necessità di trovare un fondamento scientifico al suo eterno ritorno. Cosa che, per altro, stando alle testimonianze di Lou non gli riuscì. Oltre all'aspetto della possibile giustificazione della teoria del ritorno, il pensiero di Nietzsche, come è noto, è attraversato da una serie di contraddizioni che spesso hanno sollevato la critica della filosofia specialistica. La contraddizione più evidente è quella che riguarda il problema del meccanicismo, termine tanto odiato da Nietzsche, ma che, paradossalmente, il filosofo si ritrova a utilizzare. L'assunzione della circolarità del tempo, infatti, porta inevitabilmente a scontrarsi con il meccanicismo, il quale intrappola Nietzsche con la sua catena di cause ed effetti. Nonostante le discordanze insite nel pensiero del filosofo, la teoria dell'eterno ritorno rappresenta uno scorcio evocativo della visione della comunità scientifica del suo tempo. Anche se Karl Löwith definì Nietzsche come «uno scienziato dilettante che fa filosofia», è ormai certo che quello del filosofo dell'eterno ritorno fu un tentativo- riuscito o meno- nato dalla passione per un sapere da sempre amato e studiato: la scienza.
F. Nietzsche: scienziato dilettante o profeta di scienza? Nascita e sviluppi della teoria dell'eterno ritorno dell'identico
TESTA, ELISABETTA MARIA ROSA
2018/2019
Abstract
Friedrich Nietzsche è da sempre considerato uno dei filosofi più dibattuti e controversi. Indubbiamente, però, la sua speculazione porta con sé numerose suggestioni, frutti di una personalità estrosa e incontenibile. Tra i concetti principali esposti nelle opere di questo autore troneggia l'idea dell'eterno ritorno, la cui prima formulazione risale al 1882, nello scritto intitolato La gaia scienza. Tale teoria, però, appare anche in altri scritti, come in Così parlò Zarathustra (1883-1885) o in Al di là del Bene e del Male (1886), con sfumature lievemente diverse, come se il filosofo volesse continuamente rivisitarla. Alla base si riscontra la credenza secondo cui l'uomo è condannato a rivivere eternamente ogni momento della sua esistenza, in quanto il tempo non disegna più una linea retta- come voleva, ad esempio, il mondo cristiano- bensì un circolo. Si tratta di una teoria particolare, in quanto si distacca dalla concezione tradizionale del tempo- adottata dalla cosmologia cristiana- in nome della trasvalutazione dei valori. Benché intrisa di valori etici, la teoria dell'eterno ritorno ha una base scientifica che risente molto del clima di scoperte scientifiche dell'epoca, elemento che non può passare in secondo piano. Nietzsche diventa, quindi, l'iniziatore di una nuova assiologia: «computiamo il tempo da quel dies nefastus [¿] dal primo giorno del cristianesimo! E perché non invece dal suo ultimo giorno? Da oggi? Trasvalutazione di tutti i valori!». Non è difficile comprendere il motivo per il quale il filosofo Eugen Fink definì l'eterno ritorno come una sorta di pensiero derivante direttamente dall'abisso. L'abisso emozionale dell'uomo viene sconvolto quando scopre di essere condannato a rivivere gioie, ma soprattutto dolori, in eterno. L'eterno ritorno come pensiero abissale ha ripercussioni significative in merito all'ambito morale e sociale. L'obiettivo di questo elaborato, però, è riuscire a far luce anche sull'aspetto scientifico della teoria. L'input arriva dallo stesso Nietzsche, che, come tramandato dalla testimonianza di Lou von Salomé, fu ossessionato dalla necessità di trovare un fondamento scientifico al suo eterno ritorno. Cosa che, per altro, stando alle testimonianze di Lou non gli riuscì. Oltre all'aspetto della possibile giustificazione della teoria del ritorno, il pensiero di Nietzsche, come è noto, è attraversato da una serie di contraddizioni che spesso hanno sollevato la critica della filosofia specialistica. La contraddizione più evidente è quella che riguarda il problema del meccanicismo, termine tanto odiato da Nietzsche, ma che, paradossalmente, il filosofo si ritrova a utilizzare. L'assunzione della circolarità del tempo, infatti, porta inevitabilmente a scontrarsi con il meccanicismo, il quale intrappola Nietzsche con la sua catena di cause ed effetti. Nonostante le discordanze insite nel pensiero del filosofo, la teoria dell'eterno ritorno rappresenta uno scorcio evocativo della visione della comunità scientifica del suo tempo. Anche se Karl Löwith definì Nietzsche come «uno scienziato dilettante che fa filosofia», è ormai certo che quello del filosofo dell'eterno ritorno fu un tentativo- riuscito o meno- nato dalla passione per un sapere da sempre amato e studiato: la scienza.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/96661