La relazione finale presentata espone la bio-etologia e la gestione fitosanitaria della processionaria del pino. La processionaria del pino è un lepidottero che compie i suoi maggiori danni a carico degli aghi delle conifere. Svolge una generazione l'anno passando attraverso una fase epigea e una fase ipogea. Lo sfarfallamento dal suolo avviene durante l'estate. Questi presentano ali anteriori grigie con striature trasversali più scure; le ali posteriori sono biancastre con una macchiolina nera sul margine, mentre l'addome è giallastro. Le uova, di forma tondeggiante, vengono deposte formando un manicotto attorno ad una coppia di aghi. Dopo un periodo d'incubazione, a partire dai primi di settembre, le uova si schiudono permettendo la fuoriuscita delle larve. Queste sono di colore bruno rossastro ricoperte di peli. Le larve neonate si nutrono dei giovani getti vicini all'ovatura. Le larve raggiungono la maturità attraverso cinque età. Raggiunta la maturità le larve abbandonano la chioma dei pini e raggiungono il suolo cercando i siti più adatti per interrarsi. Molte sono le conseguenze fitosanitarie, veterinarie e sociali: oltre alla defogliazione dei giovani getti, i peli urticanti possono, nell' uomo, far scaturire reazioni allergiche e pruriginose. In ambito veterinario i peli, a contatto con mucose di cani, gatti e cavalli, possono creare zone di necrosi su naso, lingua, fino a portare, in gravi casi, alla morte. Vari metodi di lotta sono stati utilizzati, anche a seguito del D.M. del 2007 che decreta la lotta obbligatoria. I più utilizzati sono: La lotta meccanica che viene effettuata quando le aree colpite sono limitate o l'infestazione interessa piante isolate. Può essere attuata con la rimozione dei nidi, a partire da ottobre, ma risulta più efficace nel tardo autunno e in inverno. La lotta biotecnica è effettuata tramite l'utilizzo di trappole a feromoni sessuali, che catturano in massa gli adulti maschi di processionaria. Vengono installate a metà giugno o luglio alle maggiori altitudini. Una trappola per ogni settore di bosco con differenze di esposizione e lungo il perimetro dell'area. La lotta microbiologica, il metodo più utilizzato nella lotta ai lepidotteri defogliatori è il Bacillus thuringiensis varietà kurstaki, che presenta una notevole selettività di azione combinata ad un basso impatto ambientale. La sua attività insetticida è data dalla capacità di formare un cristallo costituito da tossine che colpiscono solo determinate specie di insetti e sono innocue per l'uomo e per la quasi totalità degli animali. Questo perchè la dissoluzione del cristallo è possibile solo nell'intestino delle larve dei lepidotteri. Inoltre si possono utilizzare insetticidi a base di piretroidi e regolatori di crescita. Si può anche prevedere trattamenti endoterapici, iniettati nei tronchi tramite piccoli fori e che raggiungono la chioma attraverso il sistema linfatico. La lotta biologica consiste invece nell'utilizzo di limitatori naturali, prevalentemente parassitoidi oofagi. Visto i numerosi danni, il servizio fitosanitario regionale ha stabilito regole di comportamento che devono tenere non solo i proprietari di alberi, ma anche coloro che incontrino e vengano a contatto con la processionaria in maniera accidentale. Inoltre recenti studi ed osservazioni hanno trovato un forte nesso tra la recrudescenza del fitofago, il suo continuo ciclo biologico con l'innalzamento delle temperature notturne e diurne.

La processionaria del pino: bio-etologia e gestione fitosanitaria

RENZETTI, JESSICA
2018/2019

Abstract

La relazione finale presentata espone la bio-etologia e la gestione fitosanitaria della processionaria del pino. La processionaria del pino è un lepidottero che compie i suoi maggiori danni a carico degli aghi delle conifere. Svolge una generazione l'anno passando attraverso una fase epigea e una fase ipogea. Lo sfarfallamento dal suolo avviene durante l'estate. Questi presentano ali anteriori grigie con striature trasversali più scure; le ali posteriori sono biancastre con una macchiolina nera sul margine, mentre l'addome è giallastro. Le uova, di forma tondeggiante, vengono deposte formando un manicotto attorno ad una coppia di aghi. Dopo un periodo d'incubazione, a partire dai primi di settembre, le uova si schiudono permettendo la fuoriuscita delle larve. Queste sono di colore bruno rossastro ricoperte di peli. Le larve neonate si nutrono dei giovani getti vicini all'ovatura. Le larve raggiungono la maturità attraverso cinque età. Raggiunta la maturità le larve abbandonano la chioma dei pini e raggiungono il suolo cercando i siti più adatti per interrarsi. Molte sono le conseguenze fitosanitarie, veterinarie e sociali: oltre alla defogliazione dei giovani getti, i peli urticanti possono, nell' uomo, far scaturire reazioni allergiche e pruriginose. In ambito veterinario i peli, a contatto con mucose di cani, gatti e cavalli, possono creare zone di necrosi su naso, lingua, fino a portare, in gravi casi, alla morte. Vari metodi di lotta sono stati utilizzati, anche a seguito del D.M. del 2007 che decreta la lotta obbligatoria. I più utilizzati sono: La lotta meccanica che viene effettuata quando le aree colpite sono limitate o l'infestazione interessa piante isolate. Può essere attuata con la rimozione dei nidi, a partire da ottobre, ma risulta più efficace nel tardo autunno e in inverno. La lotta biotecnica è effettuata tramite l'utilizzo di trappole a feromoni sessuali, che catturano in massa gli adulti maschi di processionaria. Vengono installate a metà giugno o luglio alle maggiori altitudini. Una trappola per ogni settore di bosco con differenze di esposizione e lungo il perimetro dell'area. La lotta microbiologica, il metodo più utilizzato nella lotta ai lepidotteri defogliatori è il Bacillus thuringiensis varietà kurstaki, che presenta una notevole selettività di azione combinata ad un basso impatto ambientale. La sua attività insetticida è data dalla capacità di formare un cristallo costituito da tossine che colpiscono solo determinate specie di insetti e sono innocue per l'uomo e per la quasi totalità degli animali. Questo perchè la dissoluzione del cristallo è possibile solo nell'intestino delle larve dei lepidotteri. Inoltre si possono utilizzare insetticidi a base di piretroidi e regolatori di crescita. Si può anche prevedere trattamenti endoterapici, iniettati nei tronchi tramite piccoli fori e che raggiungono la chioma attraverso il sistema linfatico. La lotta biologica consiste invece nell'utilizzo di limitatori naturali, prevalentemente parassitoidi oofagi. Visto i numerosi danni, il servizio fitosanitario regionale ha stabilito regole di comportamento che devono tenere non solo i proprietari di alberi, ma anche coloro che incontrino e vengano a contatto con la processionaria in maniera accidentale. Inoltre recenti studi ed osservazioni hanno trovato un forte nesso tra la recrudescenza del fitofago, il suo continuo ciclo biologico con l'innalzamento delle temperature notturne e diurne.
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