Scopo di questo lavoro è quello di andare a vagliare una possibile comorbidità tra schizofrenia e psicopatia. L'interesse è nato all'interno di studi peritali nei quali si è notata questa connessione in soggetti schizofrenici che mettevano in atto agiti violenti di una certa efferatezza. Questa associazione è di recente osservanza in quanto fino alla metà degli anni '90 non si erano riscontrati dati significativi che la attestassero, questo a causa soprattutto dell'eterogeneità della definizione della psicopatia e della sua non inclusione, come disturbo, all'interno dei sistemi nosografici internazionali. Obiettivi di questa tesi sono stati l'investigare se la violenza di questi pazienti possa essere spiegata dalla sintomatologia psicotica, o dai tratti psicopatici o dalla comorbidità tra sintomi psicotici e sintomi psicopatici, ed, in secondo luogo, si è tentato di capire se fosse, in questa associazione, effettivamente la psicopatia il fattore che portasse al passaggio all'atto. Per fare ciò è stata svolta un'analisi descrittiva delle frequenza di eventuali tratti di psicopatia su un campione di 30 soggetti maschi, tra i 18 e 60 anni, con diagnosi di schizofrenia, disturbo schizoaffettivo o psicosi NAS. La valutazione si è svolta attraverso la compilazione di una scheda di raccolta dati sui pazienti rivolgendo le varie domande ai diversi professionisti (psichiatri, infermieri, educatori), e nei casi dove è stato possibile anche ai familiari. Le domande riguardavano generalità anamnestiche, dati psico-medico diagnostici ed infine informazioni specifiche relative alla valutazione di tratti di psicopatia. Tutti i dati sono stati poi convertiti in punteggi ed inseriti all'interno di una matrice Excel, grazie alla quale si sono calcolate le diverse frequenze relative ad ogni item. I risultati ottenuti non possono che essere solo ipotetici e le conclusioni da noi giunte necessitano di essere riviste attraverso un'analisi più approfondita e professionale, ma sono stati comunque individuati tre soggetti con punteggio, anche se al di sotto del cut-off indicato, relativamente alto. Nel capitolo terzo infine è stato fatto un approfondimento sul comportamento aggressivo nei pazienti schizofrenici, con la presentazione anche delle storie di due pazienti, di cui uno pressoché esemplare della possibile comorbidità tra sintomi psicotici e tratti psicopatici, il secondo invece caratterizzato da una manipolatività e da comportamento aggressivo mediato da un atteggiamento fortemente tossicofilico che ha aperto una riflessione sull'incertezza che le caratteristiche comportamentali di esso potessero essere dipese dall'abuso di sostanze invece che dai sintomi psicopatici sottostanti.

Schizofrenia e Psicopatia: correlazione tra comportamento violento e psicopatologia

COLLOTTO, FRANCESCA
2017/2018

Abstract

Scopo di questo lavoro è quello di andare a vagliare una possibile comorbidità tra schizofrenia e psicopatia. L'interesse è nato all'interno di studi peritali nei quali si è notata questa connessione in soggetti schizofrenici che mettevano in atto agiti violenti di una certa efferatezza. Questa associazione è di recente osservanza in quanto fino alla metà degli anni '90 non si erano riscontrati dati significativi che la attestassero, questo a causa soprattutto dell'eterogeneità della definizione della psicopatia e della sua non inclusione, come disturbo, all'interno dei sistemi nosografici internazionali. Obiettivi di questa tesi sono stati l'investigare se la violenza di questi pazienti possa essere spiegata dalla sintomatologia psicotica, o dai tratti psicopatici o dalla comorbidità tra sintomi psicotici e sintomi psicopatici, ed, in secondo luogo, si è tentato di capire se fosse, in questa associazione, effettivamente la psicopatia il fattore che portasse al passaggio all'atto. Per fare ciò è stata svolta un'analisi descrittiva delle frequenza di eventuali tratti di psicopatia su un campione di 30 soggetti maschi, tra i 18 e 60 anni, con diagnosi di schizofrenia, disturbo schizoaffettivo o psicosi NAS. La valutazione si è svolta attraverso la compilazione di una scheda di raccolta dati sui pazienti rivolgendo le varie domande ai diversi professionisti (psichiatri, infermieri, educatori), e nei casi dove è stato possibile anche ai familiari. Le domande riguardavano generalità anamnestiche, dati psico-medico diagnostici ed infine informazioni specifiche relative alla valutazione di tratti di psicopatia. Tutti i dati sono stati poi convertiti in punteggi ed inseriti all'interno di una matrice Excel, grazie alla quale si sono calcolate le diverse frequenze relative ad ogni item. I risultati ottenuti non possono che essere solo ipotetici e le conclusioni da noi giunte necessitano di essere riviste attraverso un'analisi più approfondita e professionale, ma sono stati comunque individuati tre soggetti con punteggio, anche se al di sotto del cut-off indicato, relativamente alto. Nel capitolo terzo infine è stato fatto un approfondimento sul comportamento aggressivo nei pazienti schizofrenici, con la presentazione anche delle storie di due pazienti, di cui uno pressoché esemplare della possibile comorbidità tra sintomi psicotici e tratti psicopatici, il secondo invece caratterizzato da una manipolatività e da comportamento aggressivo mediato da un atteggiamento fortemente tossicofilico che ha aperto una riflessione sull'incertezza che le caratteristiche comportamentali di esso potessero essere dipese dall'abuso di sostanze invece che dai sintomi psicopatici sottostanti.
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