The subject of this dissertation is the restoration process carried out on a wooden bust depicting the Cristo Salvator Mundi, which belongs to the Casa Museo Lodovico Pogliaghi in Varese. No documentation was found pertaining either the origin or the conservative history of the statue; a preliminary study, conducted by means of stylistic and technical comparisons with similar wooden statues of the Lombard Renaissance, led to the hypothesis that the authors of the sculpture belonged to the circle of the De Donati brothers' studio. The object of this study most likely occupied the tympanum in an altarpiece that was disassembled in the course of time: a number of winged altarpieces produced in Lombardy between the late 14th century and the beginning of the 15th feature similar busts depicting Jesus Christ or God the Father with his hand raised in blessing in their cymatium. The analyses performed on the constitutive materials identified the presence, in the areas corresponding to the skin, of a pink paint layer executed according to the traditional egg tempera technique, coated in a layer of touch-up paint which darkened with the passage of time. Only few surviving shreds of gold leaf were found all over the hair, beard, and clothes, implying the front side of the bust must have originally been entirely gilded except for its face and hands. The main phase of the intervention consisted in removing the coherent layers of dirt, which effectively concealed the chromatic layers underneath and made it difficult to assess their exact state of conservation, and the dark touch-up paint. In order to determine which cleaning methods would better suit this water-sensitive artwork, a number of tests were run on artificially-aged samples produced to resemble the original materials as closely as possible. Considering the sensibility of all the constitutive materials, one of the most important characteristics of the systems that were chosen for testing was the control over the water they contained: a variety of methods was tested, including physical techniques as well as rigid gels and thickened materials that could contain water and other solvents and release them in a gradual and controlled manner. The cleaning was carried out in three phases: the first was conducted on the front of the sculpture using a water-in-oil emulsion applied on the surface with cotton swabs and soft brushes; during the second the back was dry-cleaned with sponges; during the third the cleaning was perfected on both the front and the back using Nd:YAG laser technology. Er:YAG laser technology and a scalpel were used to remove the altered touch-up paint layer from the skin of the Cristo. Given the state of extreme degradation that affected most of the statue's surface, pictorial reintegration was minimal: after creating an interface between the original material and the integrations by applying a solution of 1% funori in distilled water and ethanol, chromatic continuity was restored by means of a watercolor veiling. Finally, a wooden box was designed and built, lined with inert materials, suitable for transporting and preserving the work; in anticipation of a possible exhibition, a set-up has been designed that provides a support system for the statue and a display case to preserve it from dust.
Oggetto del lavoro di tesi è l'intervento di restauro condotto su un busto ligneo raffigurante il Cristo Salvator Mundi di proprietà della Casa Museo Lodovico Pogliaghi di Varese. Un preliminare approfondimento storico-artistico, condotto sulla base di confronti stilistici e tecnici con la produzione di statue lignee del Rinascimento lombardo, ha portato all'ipotesi che gli autori dell'opera potessero appartenere all'ambito della bottega dei fratelli De Donati. La statua occupava verosimilmente il timpano di un altare a portelle smembrato nel corso dei secoli: numerose macchine d'altare a portelle prodotte in Lombardia tra la fine del XV e l'inizio del XVI secolo presentano infatti simili busti raffiguranti il Cristo Salvator Mundi o il Padreterno Benedicente all'interno della cimasa. Le indagini diagnostiche svolte sui materiali costitutivi hanno permesso di identificare la presenza, nelle aree corrispondenti agli incarnati, di una pellicola pittorica di colore rosa eseguita secondo la tecnica della tempera magra, coperta da uno strato di ridipintura a olio anneritasi nel corso del tempo. I piccoli lacerti di foglia d'oro rinvenuti sulla superficie indicano che la statua fosse originariamente del tutto dorata, con l'esclusione degli incarnati. La fase principale dell'intervento è consistita nella rimozione degli strati di depositi superficiali coerenti e incoerenti di colore grigio scuro, che interessavano l'intera opera e impedivano di tracciare un quadro completo dello stato conservativo degli strati pittorici sottostanti, e della ridipintura di colore scuro. Per determinare quali fossero i metodi di pulitura più consoni allo svolgimento di quest'operazione sono stati svolti numerosi test preliminari su provini prodotti a imitazione di tecniche e materiali originali e del loro degrado. Considerata la sensibilità di tutti i materiali costitutivi dell'opera, una delle principali discriminanti nella scelta delle tecniche testate è stato il controllo sull'apporto di umidità: sono stati pertanto confrontati metodi fisici e materiali chimici gelificati e addensati che potessero contenere acqua o altri solventi al loro interno e rilasciarli gradualmente e limitatamente all'area di applicazione. L'intervento di rimozione dei depositi di particolato è stato svolto in tre fasi: la prima ha riguardato il recto ed è stata condotta utilizzando emulsione grassa applicata con tamponcini di cotone e pennelli a setole morbide; la seconda ha comportato la pulitura del verso con metodo dry cleaning; durante la terza la pulitura è stata rifinita sia sul fronte sia sul retro con laser Nd:YAG. La ridipintura è stata invece rimossa utilizzando il laser Er:YAG associato con l'azione meccanica di un bisturi. Dato lo stato di estremo degrado in cui versava la maggior parte delle superfici dell'opera ci si è limitati ad un minimo intervento di reintegrazione pittorica, per evitare di sconfinare nel rifacimento: dopo aver creato un'interfaccia tra la materia originale e le integrazioni con una stesura di funori disciolto all'% in acqua ed etanolo, si è cercato di restituire continuità cromatica tramite una velatura di colore ad acquerello. Infine è stata progettata e costruita una cassa in legno, rivestita di materiali inerti, adatta al trasporto e alla conservazione dell'opera; in previsione di una possibile musealizzazione è stata elaborata una proposta di allestimento conforme alle linee guida per la tutela dei manufatti artistici.
Il "Cristo Salvator Mundi" della collezione Lodovico Pogliaghi: scelte tecniche e metodologiche per il restauro di una scultura lignea policroma del Rinascimento lombardo
VERGALLO, ELEONORA
2016/2017
Abstract
Oggetto del lavoro di tesi è l'intervento di restauro condotto su un busto ligneo raffigurante il Cristo Salvator Mundi di proprietà della Casa Museo Lodovico Pogliaghi di Varese. Un preliminare approfondimento storico-artistico, condotto sulla base di confronti stilistici e tecnici con la produzione di statue lignee del Rinascimento lombardo, ha portato all'ipotesi che gli autori dell'opera potessero appartenere all'ambito della bottega dei fratelli De Donati. La statua occupava verosimilmente il timpano di un altare a portelle smembrato nel corso dei secoli: numerose macchine d'altare a portelle prodotte in Lombardia tra la fine del XV e l'inizio del XVI secolo presentano infatti simili busti raffiguranti il Cristo Salvator Mundi o il Padreterno Benedicente all'interno della cimasa. Le indagini diagnostiche svolte sui materiali costitutivi hanno permesso di identificare la presenza, nelle aree corrispondenti agli incarnati, di una pellicola pittorica di colore rosa eseguita secondo la tecnica della tempera magra, coperta da uno strato di ridipintura a olio anneritasi nel corso del tempo. I piccoli lacerti di foglia d'oro rinvenuti sulla superficie indicano che la statua fosse originariamente del tutto dorata, con l'esclusione degli incarnati. La fase principale dell'intervento è consistita nella rimozione degli strati di depositi superficiali coerenti e incoerenti di colore grigio scuro, che interessavano l'intera opera e impedivano di tracciare un quadro completo dello stato conservativo degli strati pittorici sottostanti, e della ridipintura di colore scuro. Per determinare quali fossero i metodi di pulitura più consoni allo svolgimento di quest'operazione sono stati svolti numerosi test preliminari su provini prodotti a imitazione di tecniche e materiali originali e del loro degrado. Considerata la sensibilità di tutti i materiali costitutivi dell'opera, una delle principali discriminanti nella scelta delle tecniche testate è stato il controllo sull'apporto di umidità: sono stati pertanto confrontati metodi fisici e materiali chimici gelificati e addensati che potessero contenere acqua o altri solventi al loro interno e rilasciarli gradualmente e limitatamente all'area di applicazione. L'intervento di rimozione dei depositi di particolato è stato svolto in tre fasi: la prima ha riguardato il recto ed è stata condotta utilizzando emulsione grassa applicata con tamponcini di cotone e pennelli a setole morbide; la seconda ha comportato la pulitura del verso con metodo dry cleaning; durante la terza la pulitura è stata rifinita sia sul fronte sia sul retro con laser Nd:YAG. La ridipintura è stata invece rimossa utilizzando il laser Er:YAG associato con l'azione meccanica di un bisturi. Dato lo stato di estremo degrado in cui versava la maggior parte delle superfici dell'opera ci si è limitati ad un minimo intervento di reintegrazione pittorica, per evitare di sconfinare nel rifacimento: dopo aver creato un'interfaccia tra la materia originale e le integrazioni con una stesura di funori disciolto all'% in acqua ed etanolo, si è cercato di restituire continuità cromatica tramite una velatura di colore ad acquerello. Infine è stata progettata e costruita una cassa in legno, rivestita di materiali inerti, adatta al trasporto e alla conservazione dell'opera; in previsione di una possibile musealizzazione è stata elaborata una proposta di allestimento conforme alle linee guida per la tutela dei manufatti artistici.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/95922