Il 4 Agosto del 2017 è stata promulgata la Legge annuale per il mercato e la concorrenza, volta a promuovere lo sviluppo della concorrenza, fra le altre cose, nel settore delle farmacie. Uno dei cambiamenti più radicali in tale settore risiede nell'apertura della proprietà di farmacie alle società di capitali, con un tetto massimo del 20 % per regione o provincia autonoma. L'ingresso del capitale in farmacia, con il possibile sviluppo delle catene, rappresenta una rivoluzione che porterà un futuro di cambiamenti per la categoria. Diversi Paesi europei hanno precedentemente abbracciato il modello della liberalizzazione, in ragione dei potenziali vantaggi in termini di accessibilità, riduzione dei prezzi, qualità del servizio, professionalità e concorrenza. Tuttavia, le evidenze riguardanti i suddetti benefici sono estremamente controverse. Il presente lavoro di tesi ha l'obiettivo di discutere i fenomeni della "deregulation" nel settore farmaceutico, con particolare riferimento alla proprietà della farmacia di comunità. La trattazione si avvale del confronto, in termini di qualità, accessibilità ed effetto economico, fra modelli europei già liberalizzati da una parte e regolamentati dall'altra. Vengono inoltre esaminati i sistemi distributivi del farmaco in Italia e gli scenari che possono aprirsi in seguito all'approvazione della Legge 124/2017. Gli obiettivi auspicati con le liberalizzazioni, secondo la letteratura, si sono rivelati false aspettative. La deregolamentazione della proprietà delle farmacie non comporta necessariamente un aumento della concorrenza, ma può determinare l'instaurarsi di fenomeni di oligopolio, integrazione verticale ed orizzontale. Ne possono a loro volta derivare una diminuita accessibilità al servizio farmaceutico, una minor qualità del servizio, in termini di "spinta" dei prodotti più redditizi e di diminuzione del tempo di counselling, nonché una compromissione dell'indipendenza della figura professionale del farmacista. Non è stata inoltre rilevata alcuna correlazione tra liberalizzazione e risparmio sulla spesa farmaceutica, data l'anelasticità del bene medicinale. Per quanto riguarda l'Italia, uno scenario plausibile è quello che vede il graduale affermarsi dello sviluppo di catene di farmacie e di nuovi modelli di proprietà in forma societaria, tuttavia non è facile esprimere previsioni sui tempi né sull'entità del fenomeno. In tale contesto, è inoltre probabile che assuma una particolare rilevanza la figura del farmacista direttore dal momento che la direzione della farmacia gestita dalla società deve essere affidata a un farmacista. Le farmacie indipendenti, verosimilmente risentiranno dell'aumentata concorrenza, pertanto si indirizzeranno verso nuovi modelli di aggregazione e ampliamento dei servizi alla comunità. Il settore delle farmacie territoriali rappresenta un mercato "atipico" e rivolto alla tutela della salute del cittadino, e non può non richiedere, pertanto, un livello minimo di regolamentazione. In secondo luogo, il rilievo assunto dagli aspetti economici e la modifica degli assetti proprietari delle farmacie, fanno sì che il farmacista non possa più esimersi dal coniugare in sé la figura professionale tradizionale di tutore della salute con quella dell'imprenditore, portatore di valore economico e specializzato in attività di comunicazione e marketing.
I capitali e le farmacie: stato dell'arte e prospettive
GALLONE, EMMA LUISA
2017/2018
Abstract
Il 4 Agosto del 2017 è stata promulgata la Legge annuale per il mercato e la concorrenza, volta a promuovere lo sviluppo della concorrenza, fra le altre cose, nel settore delle farmacie. Uno dei cambiamenti più radicali in tale settore risiede nell'apertura della proprietà di farmacie alle società di capitali, con un tetto massimo del 20 % per regione o provincia autonoma. L'ingresso del capitale in farmacia, con il possibile sviluppo delle catene, rappresenta una rivoluzione che porterà un futuro di cambiamenti per la categoria. Diversi Paesi europei hanno precedentemente abbracciato il modello della liberalizzazione, in ragione dei potenziali vantaggi in termini di accessibilità, riduzione dei prezzi, qualità del servizio, professionalità e concorrenza. Tuttavia, le evidenze riguardanti i suddetti benefici sono estremamente controverse. Il presente lavoro di tesi ha l'obiettivo di discutere i fenomeni della "deregulation" nel settore farmaceutico, con particolare riferimento alla proprietà della farmacia di comunità. La trattazione si avvale del confronto, in termini di qualità, accessibilità ed effetto economico, fra modelli europei già liberalizzati da una parte e regolamentati dall'altra. Vengono inoltre esaminati i sistemi distributivi del farmaco in Italia e gli scenari che possono aprirsi in seguito all'approvazione della Legge 124/2017. Gli obiettivi auspicati con le liberalizzazioni, secondo la letteratura, si sono rivelati false aspettative. La deregolamentazione della proprietà delle farmacie non comporta necessariamente un aumento della concorrenza, ma può determinare l'instaurarsi di fenomeni di oligopolio, integrazione verticale ed orizzontale. Ne possono a loro volta derivare una diminuita accessibilità al servizio farmaceutico, una minor qualità del servizio, in termini di "spinta" dei prodotti più redditizi e di diminuzione del tempo di counselling, nonché una compromissione dell'indipendenza della figura professionale del farmacista. Non è stata inoltre rilevata alcuna correlazione tra liberalizzazione e risparmio sulla spesa farmaceutica, data l'anelasticità del bene medicinale. Per quanto riguarda l'Italia, uno scenario plausibile è quello che vede il graduale affermarsi dello sviluppo di catene di farmacie e di nuovi modelli di proprietà in forma societaria, tuttavia non è facile esprimere previsioni sui tempi né sull'entità del fenomeno. In tale contesto, è inoltre probabile che assuma una particolare rilevanza la figura del farmacista direttore dal momento che la direzione della farmacia gestita dalla società deve essere affidata a un farmacista. Le farmacie indipendenti, verosimilmente risentiranno dell'aumentata concorrenza, pertanto si indirizzeranno verso nuovi modelli di aggregazione e ampliamento dei servizi alla comunità. Il settore delle farmacie territoriali rappresenta un mercato "atipico" e rivolto alla tutela della salute del cittadino, e non può non richiedere, pertanto, un livello minimo di regolamentazione. In secondo luogo, il rilievo assunto dagli aspetti economici e la modifica degli assetti proprietari delle farmacie, fanno sì che il farmacista non possa più esimersi dal coniugare in sé la figura professionale tradizionale di tutore della salute con quella dell'imprenditore, portatore di valore economico e specializzato in attività di comunicazione e marketing.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
781553_galloneemmaluisatesidilaurea.pdf
non disponibili
Tipologia:
Altro materiale allegato
Dimensione
2.16 MB
Formato
Adobe PDF
|
2.16 MB | Adobe PDF |
I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14240/95599