La sclerosi laterale amiotrofica (SLA) è una malattia neurodegenerativa attualmente incurabile, caratterizzata dalla progressiva perdita dei motoneuroni superiori e inferiori, e conseguente riduzione delle capacità motorie dei soggetti affetti. Si tratta di una malattia multifattoriale, in cui numerosi fattori genetici e molecolari contribuiscono all'esordio e alla progressione della patologia: tra questi, un elemento chiave (comune peraltro a molte malattie neurodegenerative) è la neuroinfiammazione. Recentemente è stato identificato un recettore nucleare (Nurr1) che, in un modello murino di malattia di Parkinson, si è dimostrato in grado di modulare la neuroinfiammazione (competendo con NF-kB sul promotore di geni infiammatori bersaglio, quali TNF-α, iNOS e IL-1β) e di rallentare la neurodegenerazione (stimolando la produzione di fattori neurotrofici). Ipotizzando di poter sfruttare questo meccanismo anche nella SLA, abbiamo deciso di stimolare farmacologicamente tale recettore, nel tentativo di rallentare la progressione della patologia. Tra gli agonisti di Nurr1 presenti sul mercato, C-DIM12 è risultato quello maggiormente promettente e l'abbiamo dunque somministrato per via orale a topi SOD1G93A, un noto modello murino SLA. Abbiamo suddiviso gli animali in due gruppi: il primo ha ricevuto il farmaco all'esordio dei sintomi per 10 giorni (gruppo sintomatico), mentre il secondo circa due settimane prima della comparsa dei sintomi per circa 30 giorni (gruppo pre-sintomatico). Il gruppo di controllo ha invece ricevuto olio di mais. Per mezzo di test comportamentali e successive analisi istologiche (espressione di Nurr1, astrogliosi e microgliosi, densità dei motoneuroni), è stato possibile valutare l'insorgenza e il decorso della malattia nei topi trattati e in quelli di controllo. In seguito all'analisi dei dati, è stato possibile concludere che C-DIM12, se somministrato all'esordio dei sintomi, non sembra in grado di rallentare il progredire della malattia, nonostante qualche incoraggiante differenza sia stata osservata istologicamente (una maggiore densità di motoneuroni e una riduzione della neuroinfiammazione nei topi trattati). Per quanto riguarda la somministrazione in fase pre-sintomatica, il farmaco ha ritardato l'insorgenza dei sintomi e ha rallentato in parte il decorso della malattia: tali evidenze correlano positivamente con i risultati ottenuti nelle analisi istologiche. Tuttavia, si tratta di una tendenza, che ancora non raggiunge la significatività statistica. Nel complesso, il lavoro suggerisce che C-DIM12 sia in grado di modulare parzialmente la neuroinfiammazione e di rallentare la morte neuronale, in particolare nel caso del trattamento pre-sintomatico: è infatti possibile che una volta apparsi i sintomi ed innescati i meccanismi molecolari di neurodegenerazione sia più difficile contrastarli. Inoltre, trattandosi di una malattia multifattoriale, è possibile che agire su un solo fattore chiave della patogenesi della SLA non sia sufficiente: l'approccio più corretto potrebbe essere quello di una multiterapia, in cui il nostro trattamento potrebbe essere proposto in combinazione con altri farmaci.

Somministrazione di C-DIM12, un attivatore di Nurr1, in un modello murino di Sclerosi Laterale Amiotrofica

PRUNOTTO, VALENTINA
2017/2018

Abstract

La sclerosi laterale amiotrofica (SLA) è una malattia neurodegenerativa attualmente incurabile, caratterizzata dalla progressiva perdita dei motoneuroni superiori e inferiori, e conseguente riduzione delle capacità motorie dei soggetti affetti. Si tratta di una malattia multifattoriale, in cui numerosi fattori genetici e molecolari contribuiscono all'esordio e alla progressione della patologia: tra questi, un elemento chiave (comune peraltro a molte malattie neurodegenerative) è la neuroinfiammazione. Recentemente è stato identificato un recettore nucleare (Nurr1) che, in un modello murino di malattia di Parkinson, si è dimostrato in grado di modulare la neuroinfiammazione (competendo con NF-kB sul promotore di geni infiammatori bersaglio, quali TNF-α, iNOS e IL-1β) e di rallentare la neurodegenerazione (stimolando la produzione di fattori neurotrofici). Ipotizzando di poter sfruttare questo meccanismo anche nella SLA, abbiamo deciso di stimolare farmacologicamente tale recettore, nel tentativo di rallentare la progressione della patologia. Tra gli agonisti di Nurr1 presenti sul mercato, C-DIM12 è risultato quello maggiormente promettente e l'abbiamo dunque somministrato per via orale a topi SOD1G93A, un noto modello murino SLA. Abbiamo suddiviso gli animali in due gruppi: il primo ha ricevuto il farmaco all'esordio dei sintomi per 10 giorni (gruppo sintomatico), mentre il secondo circa due settimane prima della comparsa dei sintomi per circa 30 giorni (gruppo pre-sintomatico). Il gruppo di controllo ha invece ricevuto olio di mais. Per mezzo di test comportamentali e successive analisi istologiche (espressione di Nurr1, astrogliosi e microgliosi, densità dei motoneuroni), è stato possibile valutare l'insorgenza e il decorso della malattia nei topi trattati e in quelli di controllo. In seguito all'analisi dei dati, è stato possibile concludere che C-DIM12, se somministrato all'esordio dei sintomi, non sembra in grado di rallentare il progredire della malattia, nonostante qualche incoraggiante differenza sia stata osservata istologicamente (una maggiore densità di motoneuroni e una riduzione della neuroinfiammazione nei topi trattati). Per quanto riguarda la somministrazione in fase pre-sintomatica, il farmaco ha ritardato l'insorgenza dei sintomi e ha rallentato in parte il decorso della malattia: tali evidenze correlano positivamente con i risultati ottenuti nelle analisi istologiche. Tuttavia, si tratta di una tendenza, che ancora non raggiunge la significatività statistica. Nel complesso, il lavoro suggerisce che C-DIM12 sia in grado di modulare parzialmente la neuroinfiammazione e di rallentare la morte neuronale, in particolare nel caso del trattamento pre-sintomatico: è infatti possibile che una volta apparsi i sintomi ed innescati i meccanismi molecolari di neurodegenerazione sia più difficile contrastarli. Inoltre, trattandosi di una malattia multifattoriale, è possibile che agire su un solo fattore chiave della patogenesi della SLA non sia sufficiente: l'approccio più corretto potrebbe essere quello di una multiterapia, in cui il nostro trattamento potrebbe essere proposto in combinazione con altri farmaci.
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