I disturbi naturali svolgono un ruolo cruciale all'interno degli ecosistemi forestali e le caratteristiche manifestate da un evento ¿tipo¿ all'interno di un'area geografica o un ecosistema permettono di definirne il regime di disturbo. Il fenomeno del cambiamento climatico può indurre modificazioni sul regime di disturbo. Diversi autori ipotizzano traiettorie differenti per tali alterazioni, legate all'ipotesi che in futuro il clima possa essere rispettivamente o più caldo e umido, oppure più caldo e secco. In entrambi i casi, è però previsto un aumento dell'attività di diversi disturbi. L'innalzamento della temperatura, previsto da entrambe le traiettorie, potrebbe quindi far sì che alcuni disturbi si manifestino in aree in cui precedentemente questo parametro agiva da fattore limitante, come nel caso delle pullulazioni di Dendroctonus ponderosae in Nord America. Tuttavia, vi sono aree del pianeta in cui la gestione forestale ha da sempre inciso profondamente sugli ecosistemi forestali e qui, il cambiamento di uso del suolo spesso è il fenomeno che maggiormente determina l'alterazione dei regimi di disturbo. L'importanza relativa di cambiamento climatico e uso del suolo varia quindi a seconda dell'area presa in esame e anche in base al disturbo naturale considerato. Inoltre, questa importanza relativa può variare nel tempo, come dimostra uno studio condotto nella zona occidentale del bacino del Mediterraneo, che evidenzia come l'esodo dalle zone rurali abbia prodotto un aumento del carico e della continuità nella distribuzione dei combustibili in grado di modificare il regime degli incendi a partire dagli anni '70 del ventesimo secolo. I disturbi naturali interferiscono in diversi modi con la produzione dei servizi ecosistemici erogati dalle foreste. Tutte le categorie di servizi riconosciute dal Millennium Ecosystem Assessment risultano negativamente alterate da un cambiamento del regime di disturbo. Uno dei servizi ecosistemici forestali verso cui attualmente è rivolta una notevole attenzione è l'immagazzinamento di carbonio. Questo risulta però diminuire conseguentemente ad un incremento dei disturbi. Difatti, in relazione a questo servizio, le foreste possono essere definite come un sistema del tipo ¿slow in, rapid out¿, con i disturbi naturali che risultano essere i principali responsabili delle rapide perdite di carbonio. Il tempo necessario affinché una foresta riesca a riassorbire tutto il carbonio perso durante un disturbo di elevata severità è molto variabile ed è strettamente correlato alla resilienza dei popolamenti. Quindi, se i disturbi naturali in futuro dovessero continuare ad essere sempre più estesi, frequenti o intensi, è possibile che la soglia di resilienza di alcuni ecosistemi forestali venga superata e che non tutte le specie vegetali risultino in grado di rinnovare. Tuttavia, alcuni ecosistemi forestali potrebbero essere in grado di riorganizzarsi in modo da favorire specie più adatte alle nuove condizioni. Un'alterazione dei regimi di disturbo naturale potrebbe però tradursi in un'elevata fonte di rischio per la salute e le attività dell'uomo. In quest'ottica, data la riconosciuta importanza ecologica dei disturbi naturali e vista l'impossibilità di eliminarli dagli ecosistemi, piuttosto che contrastare questi processi è di primaria importanza che la gestione forestale impari a mitigarne l'impatto e a trovare un compromesso con le richieste della società.

Alterazione dei regimi di disturbo naturale ed effetti sui servizi ecosistemici delle foreste

GAGLIARDI, LUCA
2017/2018

Abstract

I disturbi naturali svolgono un ruolo cruciale all'interno degli ecosistemi forestali e le caratteristiche manifestate da un evento ¿tipo¿ all'interno di un'area geografica o un ecosistema permettono di definirne il regime di disturbo. Il fenomeno del cambiamento climatico può indurre modificazioni sul regime di disturbo. Diversi autori ipotizzano traiettorie differenti per tali alterazioni, legate all'ipotesi che in futuro il clima possa essere rispettivamente o più caldo e umido, oppure più caldo e secco. In entrambi i casi, è però previsto un aumento dell'attività di diversi disturbi. L'innalzamento della temperatura, previsto da entrambe le traiettorie, potrebbe quindi far sì che alcuni disturbi si manifestino in aree in cui precedentemente questo parametro agiva da fattore limitante, come nel caso delle pullulazioni di Dendroctonus ponderosae in Nord America. Tuttavia, vi sono aree del pianeta in cui la gestione forestale ha da sempre inciso profondamente sugli ecosistemi forestali e qui, il cambiamento di uso del suolo spesso è il fenomeno che maggiormente determina l'alterazione dei regimi di disturbo. L'importanza relativa di cambiamento climatico e uso del suolo varia quindi a seconda dell'area presa in esame e anche in base al disturbo naturale considerato. Inoltre, questa importanza relativa può variare nel tempo, come dimostra uno studio condotto nella zona occidentale del bacino del Mediterraneo, che evidenzia come l'esodo dalle zone rurali abbia prodotto un aumento del carico e della continuità nella distribuzione dei combustibili in grado di modificare il regime degli incendi a partire dagli anni '70 del ventesimo secolo. I disturbi naturali interferiscono in diversi modi con la produzione dei servizi ecosistemici erogati dalle foreste. Tutte le categorie di servizi riconosciute dal Millennium Ecosystem Assessment risultano negativamente alterate da un cambiamento del regime di disturbo. Uno dei servizi ecosistemici forestali verso cui attualmente è rivolta una notevole attenzione è l'immagazzinamento di carbonio. Questo risulta però diminuire conseguentemente ad un incremento dei disturbi. Difatti, in relazione a questo servizio, le foreste possono essere definite come un sistema del tipo ¿slow in, rapid out¿, con i disturbi naturali che risultano essere i principali responsabili delle rapide perdite di carbonio. Il tempo necessario affinché una foresta riesca a riassorbire tutto il carbonio perso durante un disturbo di elevata severità è molto variabile ed è strettamente correlato alla resilienza dei popolamenti. Quindi, se i disturbi naturali in futuro dovessero continuare ad essere sempre più estesi, frequenti o intensi, è possibile che la soglia di resilienza di alcuni ecosistemi forestali venga superata e che non tutte le specie vegetali risultino in grado di rinnovare. Tuttavia, alcuni ecosistemi forestali potrebbero essere in grado di riorganizzarsi in modo da favorire specie più adatte alle nuove condizioni. Un'alterazione dei regimi di disturbo naturale potrebbe però tradursi in un'elevata fonte di rischio per la salute e le attività dell'uomo. In quest'ottica, data la riconosciuta importanza ecologica dei disturbi naturali e vista l'impossibilità di eliminarli dagli ecosistemi, piuttosto che contrastare questi processi è di primaria importanza che la gestione forestale impari a mitigarne l'impatto e a trovare un compromesso con le richieste della società.
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