INTRODUCTION: anorexia nervosa (AN) is a psychiatric disorder denoted by high mortality and significant social and economic costs, whose severity is assessed on the basis of patients’ Body Mass Index (BMI), according to current ICD-11 and DSM-5 classifications by the World Health Organization (WHO) and American Psychiatric Association (APA), respectively. However, the soundness of BMI specifiers for AN has been questioned, and their applicability and prognostic validity in the context of extremely low BMI inpatients had yet to be investigated. OBJECTIVES: (1) to test current BMI specifiers in severe inpatients; (2) to investigate a "very extreme" specifier (VE-AN: BMI ≤ 13.5); (3) to confirm inpatients' hospitalization outcomes in relation to BMI severity. The 168 enrolled inpatients completed the following surveys: Body Shape Questionnaire, EQ-5D-VAS, State-Trait Anxiety Inventory, Beck Depression Inventory, and Eating Disorder Examination-Questionnaire. RESULTS: (1) Except from quality of life, the non-extreme AN group (NE-AN: BMI ≥ 15) differed from the extreme one (E-AN: 13,5 < BMI < 15) on all measured parameters, reporting more severe scores. (2) By means of an exploratory classification, the novel VE-AN group and the previous E-AN and NE-AN ones were contrasted: while VE-AN and E-AN showed no ramarkable differences, those with NE-AN reported considerably more empaired scores on all psychometric tests aside from EQ-5D-VAS. (3) Regardless of BMI, hospitalization outcomes improved for all groups. However, BMI did predict disparities in hospitalization outcomes across groups and paralleled the different lenght of stay of each BMI specifier category. CONCLUSION: albeit its role in estimating the anorectic patient’s somatic severity stands undisputed, the results of this study mark BMI as an invalid descriptor of anorexic psychopathology, even in acute settings.
INTRODUZIONE: l’anoressia nervosa (AN) è un disturbo psichiatrico dall’alta mortalità e dagl’ingenti costi sociali ed economici, la cui gravità è valutata, secondo le attuali classificazioni ICD-11 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e DSM-5 dell’American Psychiatric Association (APA), sulla base dell’Indice di Massa Corporea (IMC). Pur essendo l’IMC indicativo della gravità somatica del paziente, della durata della degenza e della spesa pubblica che quest’ultima comporta, la sua validità come indicatore di gravità psicopatologica è stata messa in discussione. Inoltre, la sua applicabilità a pazienti estremamente emaciati e in regime di ricovero e la sua valenza prognostica in questo frangente sono attualmente ignote. OBIETTIVI: lo studio si prefigge il triplice scopo di (1) saggiare l’efficacia degli attuali indicatori APA su un campione di pazienti anoressici in ricovero volontario, (2) sperimentare l’introduzione di una nuova categoria molto estrema (VE-AN: IMC ≤ 13.5) e (3) verificare la concordanza tra esiti del ricovero dei pazienti e gravità del loro IMC. I 168 soggetti coinvolti nello studio hanno compilato i seguenti questionari psicometrici: Eating disorder Examination-Questionnaire, Eating Disorder Inventory-2, State-Trait Anxiety Inventory, Beck Depression Inventory, Body Shape Questionnaire ed EQ-5D-VAS. RISULTATI: (1) confrontato con l’attuale categoria di grado estremo (E-AN: 13,5 < IMC < 15), il raggruppamento di fasce non estreme (NE-AN: IMC ≥ 15) ha mostrato punteggi più gravi in tutti i parametri, fuorché qualità della vita. (2) Introdotta la ripartizione in fasce NE-AN, E-AN e VE-AN, la qualità di vita è risultata, ancora una volta, comparabile fra fasce, mentre gli altri parametri psicometrici erano confrontabili tra fasce contigue ma non tra i due estremi (VE-AN e NE-AN); NE-AN presentava, nuovamente, i punteggi più gravi. (3) Le condizioni del paziente miglioravano in tutti i gruppi alla stessa rapidità, indipendentemente dall’IMC. Invece, l’IMC del paziente ne rispecchiava la lunghezza di ricovero e le condizioni finali raggiunte alla dimissione. CONCLUSIONI: in base ai risultati dello studio, l’IMC, pur informativo delle condizioni somatiche del paziente con AN, si conferma come un indicatore inefficace del suo stato psicopatologico.
Indice di massa corporea come specificatore nell'anoressia nervosa: analisi dei correlati psicopatologici sotto il grado estremo di malattia
COL, MASSIMILIANO
2021/2022
Abstract
INTRODUZIONE: l’anoressia nervosa (AN) è un disturbo psichiatrico dall’alta mortalità e dagl’ingenti costi sociali ed economici, la cui gravità è valutata, secondo le attuali classificazioni ICD-11 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e DSM-5 dell’American Psychiatric Association (APA), sulla base dell’Indice di Massa Corporea (IMC). Pur essendo l’IMC indicativo della gravità somatica del paziente, della durata della degenza e della spesa pubblica che quest’ultima comporta, la sua validità come indicatore di gravità psicopatologica è stata messa in discussione. Inoltre, la sua applicabilità a pazienti estremamente emaciati e in regime di ricovero e la sua valenza prognostica in questo frangente sono attualmente ignote. OBIETTIVI: lo studio si prefigge il triplice scopo di (1) saggiare l’efficacia degli attuali indicatori APA su un campione di pazienti anoressici in ricovero volontario, (2) sperimentare l’introduzione di una nuova categoria molto estrema (VE-AN: IMC ≤ 13.5) e (3) verificare la concordanza tra esiti del ricovero dei pazienti e gravità del loro IMC. I 168 soggetti coinvolti nello studio hanno compilato i seguenti questionari psicometrici: Eating disorder Examination-Questionnaire, Eating Disorder Inventory-2, State-Trait Anxiety Inventory, Beck Depression Inventory, Body Shape Questionnaire ed EQ-5D-VAS. RISULTATI: (1) confrontato con l’attuale categoria di grado estremo (E-AN: 13,5 < IMC < 15), il raggruppamento di fasce non estreme (NE-AN: IMC ≥ 15) ha mostrato punteggi più gravi in tutti i parametri, fuorché qualità della vita. (2) Introdotta la ripartizione in fasce NE-AN, E-AN e VE-AN, la qualità di vita è risultata, ancora una volta, comparabile fra fasce, mentre gli altri parametri psicometrici erano confrontabili tra fasce contigue ma non tra i due estremi (VE-AN e NE-AN); NE-AN presentava, nuovamente, i punteggi più gravi. (3) Le condizioni del paziente miglioravano in tutti i gruppi alla stessa rapidità, indipendentemente dall’IMC. Invece, l’IMC del paziente ne rispecchiava la lunghezza di ricovero e le condizioni finali raggiunte alla dimissione. CONCLUSIONI: in base ai risultati dello studio, l’IMC, pur informativo delle condizioni somatiche del paziente con AN, si conferma come un indicatore inefficace del suo stato psicopatologico.File | Dimensione | Formato | |
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