L'antropologia filosofica di Renè Girard offre un singolare apporto al pensiero sull'umano, che connota la riflessione del Novecento. Il presente lavoro si propone di illustrare lo sviluppo della visione dell'umano e della correlata visione del divino che emerge dalla considerazione dell'itinerario speculativo dell'autore a partire dall'analisi delle sue tre opere maggiori. In La violenza e il sacro incontriamo una figura di umano mimetico che, entrando necessariamente in una relazione conflittuale con l'altro, innesca il dilagare di una pandemia violenta che trova soluzione solo nel linciaggio collettivo di una vittima innocente ma unanimemente riconosciuta colpevole. E' tale capro espiatorio, ritenuto dalla collettività responsabile del previo disordine e del successivo ordine ritrovato, ad essere divinizzato, costituendo una figura di divinità entitativamente inconsistente ed eticamente duplice, frutto delle proiezioni antropologiche e caratterizzata dalla stessa compresenza di negativo e positivo propria della mimesi umana. Deus imago hominis. In Delle cose nascoste sin dalla fondazione del mondo assistiamo al fecondo incontro del pensiero girardiano con l'orizzonte biblico, latore di un inedito sapere sull'umano e sul divino. La predicazione, la prassi e la passione di Cristo portano a piena evidenza, tramandata nei Vangeli, la totale innocenza della vittima sacrificata e l'altrettanto incontestabile colpevolezza della folla dei sacrificatori. Grazie a tale evento, entra irreversibilmente in crisi il ciclo della violenza vittimaria che, non potendo più garantire la coesione sociale mediante l'immolazione di una vittima, non presiede più al sorgere di un'ambigua trascendenza. In questo "cielo vuoto" la rivelazione biblica offre in Cristo un'inedita figura di divinità che, scevra da ogni coinvolgimento con la violenza, si propone come modello alla mimesi umana, che vi può trovare un'occasione di riscatto mediante l'esercizio etico. In questo modo, facendosi imitatore del divino non violento rivelato dal sapere biblico, l'uomo può liberarsi dalle spire della violenza e addivenire alla pienezza della sua umanità. Homo imago Dei. Con Vedo Satana cadere come la folgore l'autore, in particolare tramite l'analisi della metafora biblica dello skandalon e della figura di Satana, concentra la sua attenzione sulla genesi e sullo sviluppo del meccanismo violento, riconosciuto come responsabile della deformazione del volto dell'umano e dell'occultamento del volto del divino. La figura di Satana sintetizza compiutamente l'intero ciclo violento vittimario, offrendosi alla mimesi dell'uomo come latrice di un desiderio escludente e conflittuale che, assunto dall'umano, lo condanna ad un'esistenza violenta e quindi inautentica. Al cuore della deformazione dell'umano troviamo quindi il transumano satanico. La rivelazione biblica, che priva Satana del suo occultamento e della possibilità di perpetuare il suo dominio sulla società mediante un'autoespulsione violenta della violenza, pone all'uomo mimetico una scelta ormai improcrastinabile: seguire l'imitatio christi o l'imitatio diaboli che condurranno rispettivamente l'uomo ad una vita piena o al definitivo annientamento.

Deus imago hominis an homo imago dei?

RUPIL, MATTEO
2017/2018

Abstract

L'antropologia filosofica di Renè Girard offre un singolare apporto al pensiero sull'umano, che connota la riflessione del Novecento. Il presente lavoro si propone di illustrare lo sviluppo della visione dell'umano e della correlata visione del divino che emerge dalla considerazione dell'itinerario speculativo dell'autore a partire dall'analisi delle sue tre opere maggiori. In La violenza e il sacro incontriamo una figura di umano mimetico che, entrando necessariamente in una relazione conflittuale con l'altro, innesca il dilagare di una pandemia violenta che trova soluzione solo nel linciaggio collettivo di una vittima innocente ma unanimemente riconosciuta colpevole. E' tale capro espiatorio, ritenuto dalla collettività responsabile del previo disordine e del successivo ordine ritrovato, ad essere divinizzato, costituendo una figura di divinità entitativamente inconsistente ed eticamente duplice, frutto delle proiezioni antropologiche e caratterizzata dalla stessa compresenza di negativo e positivo propria della mimesi umana. Deus imago hominis. In Delle cose nascoste sin dalla fondazione del mondo assistiamo al fecondo incontro del pensiero girardiano con l'orizzonte biblico, latore di un inedito sapere sull'umano e sul divino. La predicazione, la prassi e la passione di Cristo portano a piena evidenza, tramandata nei Vangeli, la totale innocenza della vittima sacrificata e l'altrettanto incontestabile colpevolezza della folla dei sacrificatori. Grazie a tale evento, entra irreversibilmente in crisi il ciclo della violenza vittimaria che, non potendo più garantire la coesione sociale mediante l'immolazione di una vittima, non presiede più al sorgere di un'ambigua trascendenza. In questo "cielo vuoto" la rivelazione biblica offre in Cristo un'inedita figura di divinità che, scevra da ogni coinvolgimento con la violenza, si propone come modello alla mimesi umana, che vi può trovare un'occasione di riscatto mediante l'esercizio etico. In questo modo, facendosi imitatore del divino non violento rivelato dal sapere biblico, l'uomo può liberarsi dalle spire della violenza e addivenire alla pienezza della sua umanità. Homo imago Dei. Con Vedo Satana cadere come la folgore l'autore, in particolare tramite l'analisi della metafora biblica dello skandalon e della figura di Satana, concentra la sua attenzione sulla genesi e sullo sviluppo del meccanismo violento, riconosciuto come responsabile della deformazione del volto dell'umano e dell'occultamento del volto del divino. La figura di Satana sintetizza compiutamente l'intero ciclo violento vittimario, offrendosi alla mimesi dell'uomo come latrice di un desiderio escludente e conflittuale che, assunto dall'umano, lo condanna ad un'esistenza violenta e quindi inautentica. Al cuore della deformazione dell'umano troviamo quindi il transumano satanico. La rivelazione biblica, che priva Satana del suo occultamento e della possibilità di perpetuare il suo dominio sulla società mediante un'autoespulsione violenta della violenza, pone all'uomo mimetico una scelta ormai improcrastinabile: seguire l'imitatio christi o l'imitatio diaboli che condurranno rispettivamente l'uomo ad una vita piena o al definitivo annientamento.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/94091