L'Unione europea si trova attualmente di fronte ad una finestra di opportunità senza precedenti per la costruzione di un hard power credibile che le conferisca autonomia strategica sul piano internazionale. La recente istituzione della Cooperazione strutturata permanente, del Fondo europeo per la difesa e del quartier generale operativo europeo per le missioni ¿non esecutive¿ testimoniano una rinnovata presa di coscienza rispetto all'importanza della dimensione militare della Politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) e rinvigoriscono il tentativo dell'UE di porsi come un attore internazionale capace di assicurare stabilità e sicurezza attraverso strumenti non solo economici e politici, ma anche militari. I tragici eventi terroristici recenti, il deterioramento della sicurezza nel vicinato orientale e meridionale, l'approccio fortemente ¿realpolitico¿ adottato dalla Russia, il progressivo disimpegno degli Stati Uniti nel Vecchio Continente e la crisi dell'Alleanza atlantica hanno contribuito a far emergere l'inderogabile necessità di costruire un hard power che permetta all'Europa di assicurare la sicurezza e la difesa del proprio territorio, proteggere i propri confini e stabilizzare il proprio vicinato. Tuttavia, allo stato attuale, la PSDC, in particolare per quanto riguarda la sua dimensione militare, risulta ancora affetta da gravi limiti e l'Unione riscontra persistenti difficoltà nell'agire sulla scena mondiale come uno dei più influenti attori del sistema internazionale. In primis, l'UE risulta ancora fortemente dipendente dall'Alleanza atlantica, tanto dal punto di vista politico quanto da quello operativo. In secondo luogo, l'azione autonoma dell'Unione europea sulla scena internazionale è profondamente limitata dalle notevoli carenze nell'ambito delle capacità militari e delle forze schierabili. Infine, la varietà di agende, tradizioni e capacità degli Stati membri offre pochi comuni denominatori per un approccio condiviso della gestione dell'hard power. Questi limiti si riflettono nelle difficoltà che l'Unione incontra nel proiettare sulla scena internazionale il suo ruolo di attore di sicurezza. Le operazioni militari PSDC, con le loro dimensioni ed i loro risultati, hanno mostrato la modestia dell'impatto dell'UE sulla sicurezza internazionale. A causa di queste profonde lacune che caratterizzano la dimensione della sicurezza e della difesa europea, l'UE è stata definita da alcuni studiosi, tra cui il norvegese Asle Toje, come una ¿piccola potenza¿, dipendente da altri attori del sistema internazionale nel garantirsi la propria sicurezza e incapace di ricoprire efficacemente il ruolo di global security provider. Partendo dall'assunto di Toje, questo lavoro si occuperà di investigare sulla natura dell'Unione europea in quanto potenza e cercherà di discutere tale tesi. Esso fornirà una visione d'insieme dello sviluppo della dimensione militare della Politica di sicurezza e di difesa comune, analizzando gli elementi a supporto della tesi sviluppata da Toje. In seguito, si cercherà di dimostrare come l'Unione, grazie alla finestra di opportunità senza precedenti per l'integrazione nell'ambito della sicurezza e della difesa a cui si trova di fronte, abbia attualmente nel futuro prossimo la possibilità di confutare tale tesi, sviluppando un hard power tale da renderla una potenza strategicamente influente sul piano internazionale.

La dimensione militare della Politica di sicurezza e di difesa comune dell'Unione europea: limiti e prospettive future

CAVALLO, MATTEO
2016/2017

Abstract

L'Unione europea si trova attualmente di fronte ad una finestra di opportunità senza precedenti per la costruzione di un hard power credibile che le conferisca autonomia strategica sul piano internazionale. La recente istituzione della Cooperazione strutturata permanente, del Fondo europeo per la difesa e del quartier generale operativo europeo per le missioni ¿non esecutive¿ testimoniano una rinnovata presa di coscienza rispetto all'importanza della dimensione militare della Politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) e rinvigoriscono il tentativo dell'UE di porsi come un attore internazionale capace di assicurare stabilità e sicurezza attraverso strumenti non solo economici e politici, ma anche militari. I tragici eventi terroristici recenti, il deterioramento della sicurezza nel vicinato orientale e meridionale, l'approccio fortemente ¿realpolitico¿ adottato dalla Russia, il progressivo disimpegno degli Stati Uniti nel Vecchio Continente e la crisi dell'Alleanza atlantica hanno contribuito a far emergere l'inderogabile necessità di costruire un hard power che permetta all'Europa di assicurare la sicurezza e la difesa del proprio territorio, proteggere i propri confini e stabilizzare il proprio vicinato. Tuttavia, allo stato attuale, la PSDC, in particolare per quanto riguarda la sua dimensione militare, risulta ancora affetta da gravi limiti e l'Unione riscontra persistenti difficoltà nell'agire sulla scena mondiale come uno dei più influenti attori del sistema internazionale. In primis, l'UE risulta ancora fortemente dipendente dall'Alleanza atlantica, tanto dal punto di vista politico quanto da quello operativo. In secondo luogo, l'azione autonoma dell'Unione europea sulla scena internazionale è profondamente limitata dalle notevoli carenze nell'ambito delle capacità militari e delle forze schierabili. Infine, la varietà di agende, tradizioni e capacità degli Stati membri offre pochi comuni denominatori per un approccio condiviso della gestione dell'hard power. Questi limiti si riflettono nelle difficoltà che l'Unione incontra nel proiettare sulla scena internazionale il suo ruolo di attore di sicurezza. Le operazioni militari PSDC, con le loro dimensioni ed i loro risultati, hanno mostrato la modestia dell'impatto dell'UE sulla sicurezza internazionale. A causa di queste profonde lacune che caratterizzano la dimensione della sicurezza e della difesa europea, l'UE è stata definita da alcuni studiosi, tra cui il norvegese Asle Toje, come una ¿piccola potenza¿, dipendente da altri attori del sistema internazionale nel garantirsi la propria sicurezza e incapace di ricoprire efficacemente il ruolo di global security provider. Partendo dall'assunto di Toje, questo lavoro si occuperà di investigare sulla natura dell'Unione europea in quanto potenza e cercherà di discutere tale tesi. Esso fornirà una visione d'insieme dello sviluppo della dimensione militare della Politica di sicurezza e di difesa comune, analizzando gli elementi a supporto della tesi sviluppata da Toje. In seguito, si cercherà di dimostrare come l'Unione, grazie alla finestra di opportunità senza precedenti per l'integrazione nell'ambito della sicurezza e della difesa a cui si trova di fronte, abbia attualmente nel futuro prossimo la possibilità di confutare tale tesi, sviluppando un hard power tale da renderla una potenza strategicamente influente sul piano internazionale.
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