Il mondo dei bambini dall'esterno potrebbe sembrare un mondo spensierato, nitido e scevro dalla cattiveria ma non è così perché nei primi anni di vita non si è in grado di filtrare i propri pensieri, ciò che si impara in famiglia, in tv e dagli adulti in generale. Si riversa sui propri compagni una cattiveria molto più diretta rispetto agli adulti che hanno la capacità di opacizzare le offese e addolcire le frasi sgarbate. I bambini tendono ad imitare i comportamenti e il linguaggio degli adulti di ogni agenzia di socializzazione: dai genitori, ai docenti, ai giornalisti in tv, senza pensare se negativi o positivi. Oltre agli atteggiamenti, si tende anche a riadoperare il linguaggio e le parole che si ascoltano. Per cercare di comprendere i meccanismi che si celano dietro il razzismo dei piccoli, sono stati raccolti temi anonimi scritti dai bambini che hanno esposto il loro pensiero rispondendo alla traccia standard ¿Ti svegli e il colore della tua pelle è cambiato. Come immagini la tua giornata?¿. I protagonisti della ricerca sono 95 bambini di quinta elementare di 9 e 10 anni, provenienti da due realtà molto diverse tra loro, Torino e una piccola cittadina della Basilicata. Nel primo capitolo di questa tesi ho introdotto il tema della categorizzazione umana che, attraverso teorie pseudoscientifiche e scienze inesatte, ha messo in risalto il concetto di razza. Ho approfondimento il ruolo che hanno i preconcetti nella formazione delle idee stereotipate e nella diffusione della discriminazione, con un excursus che parte da Bacone e arriva fino ad oggi. Nel secondo capito si parla invece della nozione di razzismo in relazione ai bambini, i quali apprendono come comportarsi dai soggetti dalle diverse agenzie di socializzazione. Nella prima parte del terzo capitolo, quello dedicato alla ricerca, ho illustrato le modalità di svolgimento, i partecipanti e le problematiche riscontrate nello sviluppo della tesi. Il corpo centrale è costituito dai testi elaborati dai bambini, che ho suddiviso secondo tre categorie: esclusione (da parte della scuola, dei compagni, dai genitori e della comunità) assimilazione (attraverso la rappresentazione di sé nell'altro) e tolleranza, riportando ventisei campioni su un totale di novantacinque. Nell'ultima parte del terzo capitolo ho ripreso quelle parole ed espressioni che sono emerse nei temi, come risultato evidente della vicinanza con i grandi. Infine il capitolo conclusivo è incentrato sulla restituzione avventa durante un incontro con i bambini nel quale sono stati restituiti loro i temi, partendo dalla discussione di alcune frasi riprese in modo anonimo. Nella seconda ed ultima parte del capitolo conclusivo ho approfondito la valenza che ha l'educazione, strategia utile per far sì che stereotipi e pregiudizi non abbiano la meglio. Partendo dall'assunto che il razzismo può scomparire attuando dei semplici accorgimenti, è stato ribadito il ruolo che hanno i genitori, nell'insegnare il rispetto ai figli cercando loro stessi di rendersi più tolleranti e meno discriminatori. Analogamente gli insegnanti, grazie ad un'educazione interculturale (e antirazzista), possono attivare delle strategie utili per promuovere lo sviluppo delle competenze per l'esercizio di una cittadinanza attiva, che favorisca l'inclusione e l'accettazione dell'altro.

La differenza che differenzia: ricerca antropologica sul pregiudizio in età evolutiva

SANTOMAURO, MARIA CHIARA
2016/2017

Abstract

Il mondo dei bambini dall'esterno potrebbe sembrare un mondo spensierato, nitido e scevro dalla cattiveria ma non è così perché nei primi anni di vita non si è in grado di filtrare i propri pensieri, ciò che si impara in famiglia, in tv e dagli adulti in generale. Si riversa sui propri compagni una cattiveria molto più diretta rispetto agli adulti che hanno la capacità di opacizzare le offese e addolcire le frasi sgarbate. I bambini tendono ad imitare i comportamenti e il linguaggio degli adulti di ogni agenzia di socializzazione: dai genitori, ai docenti, ai giornalisti in tv, senza pensare se negativi o positivi. Oltre agli atteggiamenti, si tende anche a riadoperare il linguaggio e le parole che si ascoltano. Per cercare di comprendere i meccanismi che si celano dietro il razzismo dei piccoli, sono stati raccolti temi anonimi scritti dai bambini che hanno esposto il loro pensiero rispondendo alla traccia standard ¿Ti svegli e il colore della tua pelle è cambiato. Come immagini la tua giornata?¿. I protagonisti della ricerca sono 95 bambini di quinta elementare di 9 e 10 anni, provenienti da due realtà molto diverse tra loro, Torino e una piccola cittadina della Basilicata. Nel primo capitolo di questa tesi ho introdotto il tema della categorizzazione umana che, attraverso teorie pseudoscientifiche e scienze inesatte, ha messo in risalto il concetto di razza. Ho approfondimento il ruolo che hanno i preconcetti nella formazione delle idee stereotipate e nella diffusione della discriminazione, con un excursus che parte da Bacone e arriva fino ad oggi. Nel secondo capito si parla invece della nozione di razzismo in relazione ai bambini, i quali apprendono come comportarsi dai soggetti dalle diverse agenzie di socializzazione. Nella prima parte del terzo capitolo, quello dedicato alla ricerca, ho illustrato le modalità di svolgimento, i partecipanti e le problematiche riscontrate nello sviluppo della tesi. Il corpo centrale è costituito dai testi elaborati dai bambini, che ho suddiviso secondo tre categorie: esclusione (da parte della scuola, dei compagni, dai genitori e della comunità) assimilazione (attraverso la rappresentazione di sé nell'altro) e tolleranza, riportando ventisei campioni su un totale di novantacinque. Nell'ultima parte del terzo capitolo ho ripreso quelle parole ed espressioni che sono emerse nei temi, come risultato evidente della vicinanza con i grandi. Infine il capitolo conclusivo è incentrato sulla restituzione avventa durante un incontro con i bambini nel quale sono stati restituiti loro i temi, partendo dalla discussione di alcune frasi riprese in modo anonimo. Nella seconda ed ultima parte del capitolo conclusivo ho approfondito la valenza che ha l'educazione, strategia utile per far sì che stereotipi e pregiudizi non abbiano la meglio. Partendo dall'assunto che il razzismo può scomparire attuando dei semplici accorgimenti, è stato ribadito il ruolo che hanno i genitori, nell'insegnare il rispetto ai figli cercando loro stessi di rendersi più tolleranti e meno discriminatori. Analogamente gli insegnanti, grazie ad un'educazione interculturale (e antirazzista), possono attivare delle strategie utili per promuovere lo sviluppo delle competenze per l'esercizio di una cittadinanza attiva, che favorisca l'inclusione e l'accettazione dell'altro.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/93930