Breast cancer is the most frequent neoplasia as incidence in the female population because it affects a woman every 8 throughout life¹. The numbers of cancer in Italy 2018 confirm that about one malignant tumor every three (29%) is a breast tumor. Furthermore, breast cancer is the leading cause of cancer mortality in women, with a rate of 17% of all cancer deaths². Adjuvant hormone therapy is the drug therapy indicated in all patients with hormone receptor-positive tumors (ER + / PR +). Tamoxifen (TAM) is considered the standard treatment for premenopausal women, while in postmenopausal women aromatase inhibitors (AI) or fulvestrant are the first-rate drugs. In patients with HER2-positive tumor, in addition to chemotherapy and potential hormone therapy, the administration of the monoclonal antibody trastuzumab is indicated in relation to the significant increase in disease-free survival (DFS) and overall survival (OS)³. Many clinical studies have recently re-evaluated which is the best therapeutic approach among AI, monotherapy or in combination with trastuzumab, compared with SERM and antiestrogens in women with estrogen receptor-positive (ER+) and human epidermal growth factor receptor 2-positive (HER2+) breast cancer. It has been shown that, in premenopausal patients affected by an HER2-positive breast tumor with both estrogen receptors, treatment with AI without TAM administration is preferred with a significantly better outcome in terms of DFS and OS⁴. In postmenopausal patients with metastatic breast cancer (MBC), on the other hand, the association of anti-HER2 therapy to hormone therapy is shown to be effective compared to AI alone. As reported in the TAnDEM study, in fact, the co-administration of trastuzumab and anastrozole produces statistically significant clinical outcomes in terms of progression free survival (PFS), time to progression (TTP) and OS despite the increase in frequency of adverse effects⁵.

Il carcinoma mammario è la neoplasia più frequente per incidenza nella popolazione femminile in quanto colpisce una donna ogni 8 nell'arco della vita¹. I numeri del cancro in Italia 2018 confermano che circa un tumore maligno ogni tre (29%) è un tumore mammario. Il tumore della mammella rappresenta, inoltre, la prima causa di mortalità per tumore nelle donne, con un tasso del 17% di tutti i decessi per causa oncologica². L'ormonoterapia adiuvante è la terapia farmacologica indicata in tutte le pazienti con tumori con recettori ormonali positivi (ER+/PR+). Il tamoxifene (TAM) è considerato il trattamento standard per le donne in premenopausa, mentre nelle donne in postmenopausa gli inibitori dell'aromatasi (AI) o il fulvestrant costituiscono i farmaci di prima scelta. Nelle pazienti con tumore HER2-positivo, è indicata, in aggiunta alla chemioterapia e all'eventuale ormonoterapia, la somministrazione dell'anticorpo monoclonale trastuzumab, in relazione all'aumento significativo della sopravvivenza libera da malattia (DFS) e della sopravvivenza globale (OS)³. Molti studi clinici hanno rivalutato, recentemente, quale è il miglior approccio terapeutico tra gli AI, in monoterapia o in associazione con trastuzumab, a confronto con SERM e antiestrogeni in donne con carcinoma mammario positivo al recettore degli estrogeni (ER+) e al recettore 2 per il fattore di crescita epiteliale umano (HER2+). È stato evidenziato che, nelle pazienti in premenopausa con un tumore mammario HER2-positivo, coesprimenti i recettori per gli estrogeni, sia preferibile il trattamento con AI senza TAM con un esito significativamente favorevole in termini di DFS e OS⁴. Nelle pazienti in post menopausa aventi carcinoma mammario metastatico (MBC), invece, si dimostra efficace l'associazione della terapia anti-HER2 all'ormonoterapia rispetto alla monoterapia con solo AI. Secondo quanto riportato nello studio TAnDEM, infatti, la co-somministrazione di trastuzumab e anastrozolo produce esiti clinici statisticamente significativi relativi alla sopravvivenza libera da progressione (PFS), al tempo alla progressione (TTP) e all'OS nonostante l'aumentata frequenza degli effetti avversi⁵.

Gli inibitori delle aromatasi nel tumore alla mammella

PRIOLA, CLAUDIA
2017/2018

Abstract

Il carcinoma mammario è la neoplasia più frequente per incidenza nella popolazione femminile in quanto colpisce una donna ogni 8 nell'arco della vita¹. I numeri del cancro in Italia 2018 confermano che circa un tumore maligno ogni tre (29%) è un tumore mammario. Il tumore della mammella rappresenta, inoltre, la prima causa di mortalità per tumore nelle donne, con un tasso del 17% di tutti i decessi per causa oncologica². L'ormonoterapia adiuvante è la terapia farmacologica indicata in tutte le pazienti con tumori con recettori ormonali positivi (ER+/PR+). Il tamoxifene (TAM) è considerato il trattamento standard per le donne in premenopausa, mentre nelle donne in postmenopausa gli inibitori dell'aromatasi (AI) o il fulvestrant costituiscono i farmaci di prima scelta. Nelle pazienti con tumore HER2-positivo, è indicata, in aggiunta alla chemioterapia e all'eventuale ormonoterapia, la somministrazione dell'anticorpo monoclonale trastuzumab, in relazione all'aumento significativo della sopravvivenza libera da malattia (DFS) e della sopravvivenza globale (OS)³. Molti studi clinici hanno rivalutato, recentemente, quale è il miglior approccio terapeutico tra gli AI, in monoterapia o in associazione con trastuzumab, a confronto con SERM e antiestrogeni in donne con carcinoma mammario positivo al recettore degli estrogeni (ER+) e al recettore 2 per il fattore di crescita epiteliale umano (HER2+). È stato evidenziato che, nelle pazienti in premenopausa con un tumore mammario HER2-positivo, coesprimenti i recettori per gli estrogeni, sia preferibile il trattamento con AI senza TAM con un esito significativamente favorevole in termini di DFS e OS⁴. Nelle pazienti in post menopausa aventi carcinoma mammario metastatico (MBC), invece, si dimostra efficace l'associazione della terapia anti-HER2 all'ormonoterapia rispetto alla monoterapia con solo AI. Secondo quanto riportato nello studio TAnDEM, infatti, la co-somministrazione di trastuzumab e anastrozolo produce esiti clinici statisticamente significativi relativi alla sopravvivenza libera da progressione (PFS), al tempo alla progressione (TTP) e all'OS nonostante l'aumentata frequenza degli effetti avversi⁵.
ITA
Breast cancer is the most frequent neoplasia as incidence in the female population because it affects a woman every 8 throughout life¹. The numbers of cancer in Italy 2018 confirm that about one malignant tumor every three (29%) is a breast tumor. Furthermore, breast cancer is the leading cause of cancer mortality in women, with a rate of 17% of all cancer deaths². Adjuvant hormone therapy is the drug therapy indicated in all patients with hormone receptor-positive tumors (ER + / PR +). Tamoxifen (TAM) is considered the standard treatment for premenopausal women, while in postmenopausal women aromatase inhibitors (AI) or fulvestrant are the first-rate drugs. In patients with HER2-positive tumor, in addition to chemotherapy and potential hormone therapy, the administration of the monoclonal antibody trastuzumab is indicated in relation to the significant increase in disease-free survival (DFS) and overall survival (OS)³. Many clinical studies have recently re-evaluated which is the best therapeutic approach among AI, monotherapy or in combination with trastuzumab, compared with SERM and antiestrogens in women with estrogen receptor-positive (ER+) and human epidermal growth factor receptor 2-positive (HER2+) breast cancer. It has been shown that, in premenopausal patients affected by an HER2-positive breast tumor with both estrogen receptors, treatment with AI without TAM administration is preferred with a significantly better outcome in terms of DFS and OS⁴. In postmenopausal patients with metastatic breast cancer (MBC), on the other hand, the association of anti-HER2 therapy to hormone therapy is shown to be effective compared to AI alone. As reported in the TAnDEM study, in fact, the co-administration of trastuzumab and anastrozole produces statistically significant clinical outcomes in terms of progression free survival (PFS), time to progression (TTP) and OS despite the increase in frequency of adverse effects⁵.
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