La presente tesi tratta l'enigma del paradosso della finzione, centrale in diversi ambiti della filosofia analitica contemporanea, dall'ontologia, all'estetica, alla filosofia del linguaggio, alla filosofia della mente. Il paradosso scaturisce dalla problematicità della risposta emotiva dei fruitori alle opere d'arte rappresentative, connotate in varia misura da finzionalità: i fruitori di film, romanzi, opere teatrali sperimentano reazioni emotive verso i protagonisti e le vicende descritti nelle finzioni, pur essendo perfettamente consapevoli della loro non effettiva esistenza, andando contro il principio fondamentale per cui credere nell'esistenza di un oggetto è la condizione necessaria affinché ci si possa riferire ad esso e quindi provare emozioni verso di esso. Tale dissertazione analizza le tre principali soluzioni suggerite per dissolvere il paradosso: la ¿soluzione irrazionale¿ di Colin Radford, la soluzione del make-believe di Kendall Walton e la soluzione dell'oggetto surrogato di Peter Lamarque. La prima ¿soluzione¿ costituisce in realtà una mera presa d'atto della dinamica paradossale costitutiva della fruizione estetica: Radford si limita ad affermare che i fruitori danno luogo ad un comportamento irrazionale e incoerente, quando provano emozioni per entità che sanno non esistere. Walton, invece, ritiene che il fruitore, nel leggere romanzHo guardare film o rappresentazioni teatrali partecipa a un gioco di far-finta, nel quale finge di riferirsi a entità fittizie e di emozionarsi per esse: quelle che si sperimentano verso la finzione non sono vere e proprie emozioni ma quasi-emozioni, coerenti con la natura fittizie dell'oggetto cui sono rivolte, e differiscono dalle emozioni reali solo perché non richiedono l'esistenza dell'oggetto cui sono dirette. Lamarque Formula la teoria del pensiero, secondo cui a costituire gli oggetti delle emozioni autentiche che i fruitori sperimentano verso la finzione, non sono le entità e le vicende fittizie, che non esistono, ma i pensieri di esse, i cui contenuti sono costituiti nelle menti dei fruitori grazie alle descrizioni contenute nelle proposizioni fittizie dell'opera in cui ricorrono. La presente tesi si pone come obiettivo fondamentale quello di enucleare i maggiori punti di forza e debolezza delle tre teorie in questione: la ¿soluzione¿ di Radford presenta la sua principale debolezza nel suo carattere controintuitivo e nel suo configurarsi non come una risoluzione del paradosso ma come una sua mera accettazione; la soluzione di Walton ha come aspetti positivi quello di introdurre una differenza qualitativa tra le emozioni verso la realtà ed emozioni verso la finzione, e quello di essere parsimoniosa da un punto di vista ontologico; tuttavia il suo principale svantaggio è quello di deformare la fenomenologia delle risposte emotive alle finzioni, privandole di autenticità e degradandole alla finzionalità. Infine, la teoria del pensiero ha il suo maggior vantaggio nel rendere conto dell'autenticità e genuinità delle emozioni verso la finzione, ma il suo tallone d'Achille nel suggerire una nozione come quella di ¿contenuto del pensiero¿ non chiaramente definita, che rende la tesi di Lamarque ancor più stravagante di quella che dà luogo al paradosso, tale per cui i fruitori proverebbero emozioni verso oggetti del proprio pensiero. Il dibattito sul paradosso della finzione è attualmente molto vivo e questa trattazione fornisce spunti per ulteriori riflessioni in merito.

Come possiamo commuoverci per la morte di Anna Karenina? Tre possibili risposte

LISCO, LETIZIA
2017/2018

Abstract

La presente tesi tratta l'enigma del paradosso della finzione, centrale in diversi ambiti della filosofia analitica contemporanea, dall'ontologia, all'estetica, alla filosofia del linguaggio, alla filosofia della mente. Il paradosso scaturisce dalla problematicità della risposta emotiva dei fruitori alle opere d'arte rappresentative, connotate in varia misura da finzionalità: i fruitori di film, romanzi, opere teatrali sperimentano reazioni emotive verso i protagonisti e le vicende descritti nelle finzioni, pur essendo perfettamente consapevoli della loro non effettiva esistenza, andando contro il principio fondamentale per cui credere nell'esistenza di un oggetto è la condizione necessaria affinché ci si possa riferire ad esso e quindi provare emozioni verso di esso. Tale dissertazione analizza le tre principali soluzioni suggerite per dissolvere il paradosso: la ¿soluzione irrazionale¿ di Colin Radford, la soluzione del make-believe di Kendall Walton e la soluzione dell'oggetto surrogato di Peter Lamarque. La prima ¿soluzione¿ costituisce in realtà una mera presa d'atto della dinamica paradossale costitutiva della fruizione estetica: Radford si limita ad affermare che i fruitori danno luogo ad un comportamento irrazionale e incoerente, quando provano emozioni per entità che sanno non esistere. Walton, invece, ritiene che il fruitore, nel leggere romanzHo guardare film o rappresentazioni teatrali partecipa a un gioco di far-finta, nel quale finge di riferirsi a entità fittizie e di emozionarsi per esse: quelle che si sperimentano verso la finzione non sono vere e proprie emozioni ma quasi-emozioni, coerenti con la natura fittizie dell'oggetto cui sono rivolte, e differiscono dalle emozioni reali solo perché non richiedono l'esistenza dell'oggetto cui sono dirette. Lamarque Formula la teoria del pensiero, secondo cui a costituire gli oggetti delle emozioni autentiche che i fruitori sperimentano verso la finzione, non sono le entità e le vicende fittizie, che non esistono, ma i pensieri di esse, i cui contenuti sono costituiti nelle menti dei fruitori grazie alle descrizioni contenute nelle proposizioni fittizie dell'opera in cui ricorrono. La presente tesi si pone come obiettivo fondamentale quello di enucleare i maggiori punti di forza e debolezza delle tre teorie in questione: la ¿soluzione¿ di Radford presenta la sua principale debolezza nel suo carattere controintuitivo e nel suo configurarsi non come una risoluzione del paradosso ma come una sua mera accettazione; la soluzione di Walton ha come aspetti positivi quello di introdurre una differenza qualitativa tra le emozioni verso la realtà ed emozioni verso la finzione, e quello di essere parsimoniosa da un punto di vista ontologico; tuttavia il suo principale svantaggio è quello di deformare la fenomenologia delle risposte emotive alle finzioni, privandole di autenticità e degradandole alla finzionalità. Infine, la teoria del pensiero ha il suo maggior vantaggio nel rendere conto dell'autenticità e genuinità delle emozioni verso la finzione, ma il suo tallone d'Achille nel suggerire una nozione come quella di ¿contenuto del pensiero¿ non chiaramente definita, che rende la tesi di Lamarque ancor più stravagante di quella che dà luogo al paradosso, tale per cui i fruitori proverebbero emozioni verso oggetti del proprio pensiero. Il dibattito sul paradosso della finzione è attualmente molto vivo e questa trattazione fornisce spunti per ulteriori riflessioni in merito.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/93547