Functional outcome and invasiveness of single-level circumferential arthrodesis with cortical bone trajectory and lateral transpsoas approach plus percutaneous convergent pedicle screws: a retrospective comparative study BACKGROUND: The degenerative pathology of the lumbar spine represents one of the main causes of disability worldwide. It is a chapter of vertebral pathology that groups a series of nosological pictures, including disc degeneration, degenerative spondylolisthesis, vertebral instability and intervertebral stenosis, having as a common main cause the morpho-functional alteration of the intervertebral disc. Circumferential arthrodesis is a safe and effective treatment in the cure of lumbar degenerative pathology that does not respond to conservative treatment. Interbody fusion procedures have been performed for over 50 years and the past two decades have seen a rapid expansion in stabilization techniques. Since the inception of lumbar interbody fusion, the most established techniques have been two posterior approaches, the posterior lumbar interbody fusion (PLIF) and the transforaminal lumbar interbody fusion (TLIF); within the past fifteen years, multiple anterolateral approaches to the spine have become widely adopted. Each approach has its advantage and disadvantage; however currently there is no clear evidence of which is the most effective and least invasive approach. In this study the two posterior access techniques (PLIF and TLIF) were compared with the lateral access technique (LLIF) in terms of invasiveness and functional outcome. METHODS: 123 patients were retrospectively studied, 91 belonging to the CBT group and 32 belonging to the LLIF group. Data regarding blood loss during surgery, time of surgery, duration of hospital stay and amount of analgesics prescribed at discharge were collected from the medical records for each procedure. Patients were interviewed using Oswestry Disability Index (ODI) and provided a score for lumbar and radicular pain using Numeric Rating Scale (NRS) before surgery and at the follow-up (at 1 and 6 months). The Mann-Whitney U test was used to assess the difference in score on the quantitative scales. Pearson's χ-square test was used to evaluate the association between qualitative variables. For all tests, significance was defined as p-value <0,05. RESULTS: The study found that patients undergoing LLIF have lower blood loss than patients undergoing CBT (p<0,001). The duration of hospitalization (p<0,001), ODI at 1 month (p<0,001) and NRS at 1 month (p 0,002) are significantly lower for CBT. There were no statistically significant differences in the procedural time (p 0,68), in the number of drugs prescribed at discharge (p 0,12), in ODI at 6 months (p 0,68), in NRS back at both 1 month (p 0,22) and 6 months (p 0,7) and in NRS leg at 6 months (p 0,83). All ODI and NRS scores, both radicular and axial, of both groups of patients recorded a significant reduction at 6 months after surgery compared to pre-operative. CONCLUSIONS: In consideration of the results obtained, it was not possible to define the superiority of an approach in terms of invasiveness and functional outcome. LLIF remains a valid alternative to CBT where exist indications. Clinical studies of broader scale could be set to define, with grater scientific evidence, these differences and to identify the most suitable technique for each patient.

Outcome funzionale e invasività dell’artrodesi circonferenziale monolivello con traiettoria cortico-peduncolare ed approccio laterale trans-psoas e viti peduncolari percutanee: uno studio comparativo retrospettivo BACKGOUND: La patologia degenerativa del rachide lombare rappresenta una delle cause principali di disabilità a livello mondiale. Si tratta di un capitolo della patologia vertebrale che raggruppa una serie di quadri nosologici, tra cui la degenerazione discale, la spondilolistesi degenerativa, l’instabilità vertebrale e la stenosi intervertebrale, aventi come primum movens comune l’alterazione morfo-funzionale del disco intervertebrale. L’artrodesi circonferenziale costituisce un trattamento sicuro ed efficace nel trattamento della patologia lombare degenerativa che non risponde al trattamento conservativo. Le procedure di fusione intersomatica vengono eseguite da oltre 50 anni e gli ultimi due decenni hanno visto una rapida espansione delle tecniche di stabilizzazione. Dagli esordi della fusione intersomatica, le tecniche più consolidate sono state due approcci posteriori, la fusione intersomatica posteriore (PLIF) e la fusione intersomatica transforaminale (TLIF). Negli ultimi quindici anni è emerso un interesse crescente nei confronti degli approcci laterali. Ciascun approccio ha i suoi vantaggi e svantaggi; attualmente non esiste ancora una chiara evidenza di quale sia l’approccio più efficace e meno invasivo. In questo studio sono state confrontate le due tecniche ad accesso posteriore (PLIF e TLIF) con la tecnica ad accesso laterale (LLIF) in termini di invasività e outcome funzionale. METODI: Sono stati studiati retrospettivamente 123 pazienti, 91 appartenenti al gruppo delle CBT e 32 appartenenti al gruppo delle LLIF. Sono state raccolte dalle cartelle cliniche informazioni relative alle perdite ematiche durante l’intervento, al tempo dell’intervento, al numero dei giorni di degenza e al numero di analgesici prescritti alla dimissione di entrambe le procedure. I pazienti sono stati intervistati con l’Oswestry Disability Index (ODI) e hanno fornito un punteggio per il dolore lombare e radicolare tramite la Numeric Rating Scale (NRS) nel pre-operatorio e al follow-up a 1 e a 6 mesi. Per valutare la differenza di punteggio delle scale quantitative è stato utilizzato il test U di Mann-Whitney. Per valutare l’associazione tra variabili qualitative è stato utilizzato il test del χ-quadrato di Pearson. Per tutti i test la significatività è stata stabilita ad un valore p <0,05. RISULTATI: Lo studio ha evidenziato che le LLIF hanno perdite ematiche inferiori rispetto alle CBT (p<0,001). Il tempo di degenza (p<0,001), il punteggio ODI a 1 mese (p<0,001), e l’NRS radicolare a 1 mese (p 0,002) sono significativamente inferiori per le CBT. Non si sono evidenziate differenze statisticamente significative nella durata dell’intervento (p 0,68), nel numero di farmaci prescritti alla dimissione (p 0,12), nell’ODI a 6 mesi dall’intervento (p 0,3), nell’NRS assiale sia ad 1 mese (p 0,2) che a 6 mesi dall’intervento (p 0,7) e nell’NRS radicolare a 6 mesi dall’intervento (p 0,8). Tutti i punteggi ODI e NRS sia radicolari che assiali di entrambi i gruppi hanno registrato una riduzione importante a 6 mesi dall’intervento rispetto al pre-operatorio. CONSCLUSIONI: In considerazione dei risultati ottenuti, non si è potuta definire la superiorità di un approccio in termini di invasività e outcome funzionale. La LLIF rimane una valida alternativa alla CBT ove sussistano le indicazioni. Studi clinici di maggior potenza potrebbero essere indicati per definire, con maggiore evidenza scientifica, tali differenze e per individuare la tecnica più adatta a ciascun paziente.

Outcome funzionale e invasività dell'artrodesi circonferenziale monolivello con traiettoria cortico-peduncolare ed approccio laterale trans-psoas e viti peduncolari percutanee: uno studio comparativo retrospettivo

DALLAGO, DESIREE
2020/2021

Abstract

Outcome funzionale e invasività dell’artrodesi circonferenziale monolivello con traiettoria cortico-peduncolare ed approccio laterale trans-psoas e viti peduncolari percutanee: uno studio comparativo retrospettivo BACKGOUND: La patologia degenerativa del rachide lombare rappresenta una delle cause principali di disabilità a livello mondiale. Si tratta di un capitolo della patologia vertebrale che raggruppa una serie di quadri nosologici, tra cui la degenerazione discale, la spondilolistesi degenerativa, l’instabilità vertebrale e la stenosi intervertebrale, aventi come primum movens comune l’alterazione morfo-funzionale del disco intervertebrale. L’artrodesi circonferenziale costituisce un trattamento sicuro ed efficace nel trattamento della patologia lombare degenerativa che non risponde al trattamento conservativo. Le procedure di fusione intersomatica vengono eseguite da oltre 50 anni e gli ultimi due decenni hanno visto una rapida espansione delle tecniche di stabilizzazione. Dagli esordi della fusione intersomatica, le tecniche più consolidate sono state due approcci posteriori, la fusione intersomatica posteriore (PLIF) e la fusione intersomatica transforaminale (TLIF). Negli ultimi quindici anni è emerso un interesse crescente nei confronti degli approcci laterali. Ciascun approccio ha i suoi vantaggi e svantaggi; attualmente non esiste ancora una chiara evidenza di quale sia l’approccio più efficace e meno invasivo. In questo studio sono state confrontate le due tecniche ad accesso posteriore (PLIF e TLIF) con la tecnica ad accesso laterale (LLIF) in termini di invasività e outcome funzionale. METODI: Sono stati studiati retrospettivamente 123 pazienti, 91 appartenenti al gruppo delle CBT e 32 appartenenti al gruppo delle LLIF. Sono state raccolte dalle cartelle cliniche informazioni relative alle perdite ematiche durante l’intervento, al tempo dell’intervento, al numero dei giorni di degenza e al numero di analgesici prescritti alla dimissione di entrambe le procedure. I pazienti sono stati intervistati con l’Oswestry Disability Index (ODI) e hanno fornito un punteggio per il dolore lombare e radicolare tramite la Numeric Rating Scale (NRS) nel pre-operatorio e al follow-up a 1 e a 6 mesi. Per valutare la differenza di punteggio delle scale quantitative è stato utilizzato il test U di Mann-Whitney. Per valutare l’associazione tra variabili qualitative è stato utilizzato il test del χ-quadrato di Pearson. Per tutti i test la significatività è stata stabilita ad un valore p <0,05. RISULTATI: Lo studio ha evidenziato che le LLIF hanno perdite ematiche inferiori rispetto alle CBT (p<0,001). Il tempo di degenza (p<0,001), il punteggio ODI a 1 mese (p<0,001), e l’NRS radicolare a 1 mese (p 0,002) sono significativamente inferiori per le CBT. Non si sono evidenziate differenze statisticamente significative nella durata dell’intervento (p 0,68), nel numero di farmaci prescritti alla dimissione (p 0,12), nell’ODI a 6 mesi dall’intervento (p 0,3), nell’NRS assiale sia ad 1 mese (p 0,2) che a 6 mesi dall’intervento (p 0,7) e nell’NRS radicolare a 6 mesi dall’intervento (p 0,8). Tutti i punteggi ODI e NRS sia radicolari che assiali di entrambi i gruppi hanno registrato una riduzione importante a 6 mesi dall’intervento rispetto al pre-operatorio. CONSCLUSIONI: In considerazione dei risultati ottenuti, non si è potuta definire la superiorità di un approccio in termini di invasività e outcome funzionale. La LLIF rimane una valida alternativa alla CBT ove sussistano le indicazioni. Studi clinici di maggior potenza potrebbero essere indicati per definire, con maggiore evidenza scientifica, tali differenze e per individuare la tecnica più adatta a ciascun paziente.
Functional outcome and invasiveness of single-level circumferential arthrodesis with cortical bone trajectory and lateral transpsoas approach plus percutaneous convergent pedicle screws: a retrospective comparative study
Functional outcome and invasiveness of single-level circumferential arthrodesis with cortical bone trajectory and lateral transpsoas approach plus percutaneous convergent pedicle screws: a retrospective comparative study BACKGROUND: The degenerative pathology of the lumbar spine represents one of the main causes of disability worldwide. It is a chapter of vertebral pathology that groups a series of nosological pictures, including disc degeneration, degenerative spondylolisthesis, vertebral instability and intervertebral stenosis, having as a common main cause the morpho-functional alteration of the intervertebral disc. Circumferential arthrodesis is a safe and effective treatment in the cure of lumbar degenerative pathology that does not respond to conservative treatment. Interbody fusion procedures have been performed for over 50 years and the past two decades have seen a rapid expansion in stabilization techniques. Since the inception of lumbar interbody fusion, the most established techniques have been two posterior approaches, the posterior lumbar interbody fusion (PLIF) and the transforaminal lumbar interbody fusion (TLIF); within the past fifteen years, multiple anterolateral approaches to the spine have become widely adopted. Each approach has its advantage and disadvantage; however currently there is no clear evidence of which is the most effective and least invasive approach. In this study the two posterior access techniques (PLIF and TLIF) were compared with the lateral access technique (LLIF) in terms of invasiveness and functional outcome. METHODS: 123 patients were retrospectively studied, 91 belonging to the CBT group and 32 belonging to the LLIF group. Data regarding blood loss during surgery, time of surgery, duration of hospital stay and amount of analgesics prescribed at discharge were collected from the medical records for each procedure. Patients were interviewed using Oswestry Disability Index (ODI) and provided a score for lumbar and radicular pain using Numeric Rating Scale (NRS) before surgery and at the follow-up (at 1 and 6 months). The Mann-Whitney U test was used to assess the difference in score on the quantitative scales. Pearson's χ-square test was used to evaluate the association between qualitative variables. For all tests, significance was defined as p-value <0,05. RESULTS: The study found that patients undergoing LLIF have lower blood loss than patients undergoing CBT (p<0,001). The duration of hospitalization (p<0,001), ODI at 1 month (p<0,001) and NRS at 1 month (p 0,002) are significantly lower for CBT. There were no statistically significant differences in the procedural time (p 0,68), in the number of drugs prescribed at discharge (p 0,12), in ODI at 6 months (p 0,68), in NRS back at both 1 month (p 0,22) and 6 months (p 0,7) and in NRS leg at 6 months (p 0,83). All ODI and NRS scores, both radicular and axial, of both groups of patients recorded a significant reduction at 6 months after surgery compared to pre-operative. CONCLUSIONS: In consideration of the results obtained, it was not possible to define the superiority of an approach in terms of invasiveness and functional outcome. LLIF remains a valid alternative to CBT where exist indications. Clinical studies of broader scale could be set to define, with grater scientific evidence, these differences and to identify the most suitable technique for each patient.
GONTERO, PAOLO
IMPORT TESI SOLO SU ESSE3 DAL 2018
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