Quello dei bias cognitivi è un argomento poco conosciuto, ma molto presente nella nostra vita, infatti, senza saperlo, veniamo ingannati ogni giorno da questi errori. Si pensi all'acquisto di prodotti poco utili che effettuiamo solo perché abbiamo visto una pubblicità che ci ha incuriositi o perché il testimonial della stessa era una persona da noi stimata. I bias sono dunque scorciatoie inefficaci che non si generano su dati della realtà e che inducono in pregiudizi astratti portandoci a effettuare decisioni errate ed avere giudizi altrettanto scorretti. Anche i media bias ci appartengono e ci coinvolgono nella vita di tutti i giorni, quando leggiamo informazioni o riceviamo messaggi dai media incappiamo in questi errori di valutazione in modo praticamente inconsapevole. Diamo giudizi solo sulla base della nostra esperienza personale o su preconcetti che ci appartengono per cultura o ambiente sociale. Il processo mentale che ci porta a cercare, selezionare, accettare e condividere solo ed esclusivamente informazioni che confermano le nostre convinzioni e posizioni, fa si che si vengano a creare delle vere e proprie echo chambers, ambiti nei quali le idee di un individuo tendono a rafforzarsi con la costante ripetizione in un sistema ¿chiuso¿, si tende così a condividere quello che leggiamo sui social, non facendo attenzione che siamo rinchiusi in una bolla e che quindi le notizie che ci arrivano sono in linea con le nostre idee, alimentando la divergenza tra la realtà e l'opinione parziale. Con la nascita della personalizzazione sono gli stessi algoritmi dei principali social che tendono a mostrarci più spesso i post degli utenti con i quali interagiamo più frequentemente, creando intorno a noi una vera e propria filter bubble. È innegabile che siamo alla ricerca continua e costante di prove che rassicurino e confermino le nostre opinioni. Il mondo dei Social sembra una macchina perfetta per soddisfare questo bisogno, un ambiente virtuale apparentemente aperto e inclusivo, ove però, quando manca un'educazione al fact checking e un approccio consapevole al mezzo, corre il serio rischio di trasformarsi in un sistema chiuso che genera e rafforza i bias.
Bias cognitivi tra social media e vita quotidiana: come la descrizione dei prodotti online influenza il nostro giudizio.
FAGA, GLORIA
2017/2018
Abstract
Quello dei bias cognitivi è un argomento poco conosciuto, ma molto presente nella nostra vita, infatti, senza saperlo, veniamo ingannati ogni giorno da questi errori. Si pensi all'acquisto di prodotti poco utili che effettuiamo solo perché abbiamo visto una pubblicità che ci ha incuriositi o perché il testimonial della stessa era una persona da noi stimata. I bias sono dunque scorciatoie inefficaci che non si generano su dati della realtà e che inducono in pregiudizi astratti portandoci a effettuare decisioni errate ed avere giudizi altrettanto scorretti. Anche i media bias ci appartengono e ci coinvolgono nella vita di tutti i giorni, quando leggiamo informazioni o riceviamo messaggi dai media incappiamo in questi errori di valutazione in modo praticamente inconsapevole. Diamo giudizi solo sulla base della nostra esperienza personale o su preconcetti che ci appartengono per cultura o ambiente sociale. Il processo mentale che ci porta a cercare, selezionare, accettare e condividere solo ed esclusivamente informazioni che confermano le nostre convinzioni e posizioni, fa si che si vengano a creare delle vere e proprie echo chambers, ambiti nei quali le idee di un individuo tendono a rafforzarsi con la costante ripetizione in un sistema ¿chiuso¿, si tende così a condividere quello che leggiamo sui social, non facendo attenzione che siamo rinchiusi in una bolla e che quindi le notizie che ci arrivano sono in linea con le nostre idee, alimentando la divergenza tra la realtà e l'opinione parziale. Con la nascita della personalizzazione sono gli stessi algoritmi dei principali social che tendono a mostrarci più spesso i post degli utenti con i quali interagiamo più frequentemente, creando intorno a noi una vera e propria filter bubble. È innegabile che siamo alla ricerca continua e costante di prove che rassicurino e confermino le nostre opinioni. Il mondo dei Social sembra una macchina perfetta per soddisfare questo bisogno, un ambiente virtuale apparentemente aperto e inclusivo, ove però, quando manca un'educazione al fact checking e un approccio consapevole al mezzo, corre il serio rischio di trasformarsi in un sistema chiuso che genera e rafforza i bias.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
815733_tesigloriafaga.pdf
non disponibili
Tipologia:
Altro materiale allegato
Dimensione
1 MB
Formato
Adobe PDF
|
1 MB | Adobe PDF |
Se sei interessato/a a consultare l'elaborato, vai nella sezione Home in alto a destra, dove troverai le informazioni su come richiederlo. I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14240/92997