The first chapter introduces the origins of the prefect as a governing figure, inspired by the Napoleonic model and the influence of French administrative structures in post-revolutionary Europe. Acting as an intermediary between the central government and the periphery, the prefect represented a means of establishing and maintaining State control over local territories. This system, adopted in Italy after unification, reinforced administrative centralization, with an increasingly uniform approach to law enforcement and social control. The second chapter focuses on Francesco Crispi and his political and administrative project. Crispi, aiming to strengthen central authority and consolidate national unity, adopted a reform policy targeting tighter territorial control. Under his administration, the prefect's role was enhanced, making them the local enforcer of legality and the coordinator of administrative activities. This vision found concrete application with the 1889 reform of municipal and provincial law, which expanded the prefect's powers, making them a key pillar of centralized government. The third chapter delves into the 1889 reform, analyzing the normative tools it introduced and their impact on local administrations. This reform further strengthened the prefect’s power, who not only mediated between the State and local autonomies but also actively controlled the decisions of provincial and municipal administrations. The figure of the “Crispi prefect” emerges here as a symbolic representative of central authority, illustrating Crispi's intent to ensure political stability and uniformity through centralization. In the fourth chapter, the reaction of the Piedmontese press to the Crispi reform reveals the social and political tensions of the period. The press expressed divergent opinions: while some supported the reforms for their potential to enhance public administration, others criticized the reduction of local autonomy. This diversity of views highlighted the tension between the need for a centralized administrative structure and the desire to preserve regional autonomies. The fifth chapter examines the evolution of the prefect's role throughout the 20th century, with the position adapting to Italy's changing historical and political landscape, including the establishment of the Republican State and the increasing complexity of the administrative system. Even during the Fascist regime, the prefect retained their position as the local representative of central power, though working alongside the officials of the National Fascist Party. With the advent of the Republic and the constitutional reform of 2003, the prefect continues to represent the State in the regions, promoting cooperation between local entities and central authorities. In conclusion, the role of the prefect in governing Italian territory has been crucial in building the modern State, serving as a consistent link between local needs and central directives. Despite institutional and legislative changes, the prefect has continued to be a fundamental mediator, contributing to national unity and cohesion.

L’abstract del documento intitolato Governare il territorio: il ruolo del prefetto in età contemporanea (1888-1990) analizza il ruolo del prefetto nell'amministrazione italiana, con un focus particolare sul periodo tra il XIX e il XX secolo. La tesi esamina l'evoluzione storica di questa figura, inquadrando il prefetto come un elemento cardine della mediazione tra lo Stato centrale e le autonomie locali, dal modello napoleonico fino alle riforme crispine e ai cambiamenti successivi. Il primo capitolo introduce le origini del prefetto come figura di governo, ispirata dal modello napoleonico e dall'influenza delle strutture amministrative francesi nell'Europa post-rivoluzionaria. Il prefetto, nel suo ruolo intermedio tra il centro e la periferia, rappresentava un mezzo per stabilire e mantenere il controllo statale sui territori locali. Questo sistema, adottato in Italia con l'unificazione, consolidò la centralizzazione amministrativa, con una gestione sempre più uniforme delle leggi e un’attenzione crescente al controllo sociale. Il secondo capitolo si concentra su Francesco Crispi e sul suo progetto politico e amministrativo. Crispi, nel suo intento di rafforzare il potere centrale e consolidare l'unità nazionale, adottò una politica di riforme che mirava a un controllo più capillare del territorio. Sotto il suo governo, il prefetto assume un ruolo potenziato, diventando il garante della legalità locale e il responsabile del coordinamento delle attività amministrative. Questa visione crispina trova applicazione concreta con la riforma del 1889 della legge comunale e provinciale, che assegnava al prefetto poteri ampliati, rendendolo un pilastro della struttura di governo centralizzata. Il terzo capitolo approfondisce la riforma del 1889, analizzando gli strumenti normativi che essa introduce e il loro impatto sulle amministrazioni locali. Questa riforma rafforzava ulteriormente il potere del prefetto, che non solo agiva come mediatore tra lo Stato e le autonomie locali, ma esercitava anche un controllo attivo sulle decisioni delle amministrazioni provinciali e comunali. La figura del “prefetto crispino” emerge qui come rappresentante simbolico dell'autorità centrale, evidenziando l'intento di Crispi di garantire stabilità e uniformità politica attraverso la centralizzazione. Nel quarto capitolo, la reazione della stampa piemontese alla riforma crispina rivela le tensioni sociali e politiche del periodo. La stampa del tempo espresse opinioni divergenti: se da una parte appoggiava le riforme in funzione di un’efficace amministrazione pubblica, dall’altra criticava la riduzione dell’autonomia locale. Questa diversità di opinioni evidenziava il dilemma tra la necessità di una struttura amministrativa centralizzata e il desiderio di preservare le autonomie regionali. Il quinto capitolo esamina l’evoluzione del ruolo del prefetto nel corso del XX secolo, in cui la figura si evolve adattandosi ai cambiamenti storici e politici dell’Italia, tra cui l’istituzione dello Stato repubblicano e la crescente complessità del sistema amministrativo. Anche durante il regime fascista, il prefetto mantenne la sua posizione come rappresentante locale del potere centrale, pur essendo affiancato dai gerarchi del Partito Nazionale Fascista. Con l’avvento della Repubblica e la riforma costituzionale del 2003, il prefetto continua a rappresentare lo Stato nelle regioni, promuovendo la cooperazione tra enti locali e autorità centrali. In conclusione, il ruolo del prefetto nel governo del territorio italiano risulta cruciale per la costruzione dello Stato moderno, fungendo da collegamento stabile tra le necessità locali e le direttive centrali. Nonostante i cambiamenti istituzionali e normativi, il prefetto ha continuato a essere un mediatore fondamentale, contribuendo all'unità e alla coesione nazionale.

Governare il territorio: il ruolo del prefetto in età contemporanea (1888-1990)

BIGARELLA, LORENZO
2023/2024

Abstract

L’abstract del documento intitolato Governare il territorio: il ruolo del prefetto in età contemporanea (1888-1990) analizza il ruolo del prefetto nell'amministrazione italiana, con un focus particolare sul periodo tra il XIX e il XX secolo. La tesi esamina l'evoluzione storica di questa figura, inquadrando il prefetto come un elemento cardine della mediazione tra lo Stato centrale e le autonomie locali, dal modello napoleonico fino alle riforme crispine e ai cambiamenti successivi. Il primo capitolo introduce le origini del prefetto come figura di governo, ispirata dal modello napoleonico e dall'influenza delle strutture amministrative francesi nell'Europa post-rivoluzionaria. Il prefetto, nel suo ruolo intermedio tra il centro e la periferia, rappresentava un mezzo per stabilire e mantenere il controllo statale sui territori locali. Questo sistema, adottato in Italia con l'unificazione, consolidò la centralizzazione amministrativa, con una gestione sempre più uniforme delle leggi e un’attenzione crescente al controllo sociale. Il secondo capitolo si concentra su Francesco Crispi e sul suo progetto politico e amministrativo. Crispi, nel suo intento di rafforzare il potere centrale e consolidare l'unità nazionale, adottò una politica di riforme che mirava a un controllo più capillare del territorio. Sotto il suo governo, il prefetto assume un ruolo potenziato, diventando il garante della legalità locale e il responsabile del coordinamento delle attività amministrative. Questa visione crispina trova applicazione concreta con la riforma del 1889 della legge comunale e provinciale, che assegnava al prefetto poteri ampliati, rendendolo un pilastro della struttura di governo centralizzata. Il terzo capitolo approfondisce la riforma del 1889, analizzando gli strumenti normativi che essa introduce e il loro impatto sulle amministrazioni locali. Questa riforma rafforzava ulteriormente il potere del prefetto, che non solo agiva come mediatore tra lo Stato e le autonomie locali, ma esercitava anche un controllo attivo sulle decisioni delle amministrazioni provinciali e comunali. La figura del “prefetto crispino” emerge qui come rappresentante simbolico dell'autorità centrale, evidenziando l'intento di Crispi di garantire stabilità e uniformità politica attraverso la centralizzazione. Nel quarto capitolo, la reazione della stampa piemontese alla riforma crispina rivela le tensioni sociali e politiche del periodo. La stampa del tempo espresse opinioni divergenti: se da una parte appoggiava le riforme in funzione di un’efficace amministrazione pubblica, dall’altra criticava la riduzione dell’autonomia locale. Questa diversità di opinioni evidenziava il dilemma tra la necessità di una struttura amministrativa centralizzata e il desiderio di preservare le autonomie regionali. Il quinto capitolo esamina l’evoluzione del ruolo del prefetto nel corso del XX secolo, in cui la figura si evolve adattandosi ai cambiamenti storici e politici dell’Italia, tra cui l’istituzione dello Stato repubblicano e la crescente complessità del sistema amministrativo. Anche durante il regime fascista, il prefetto mantenne la sua posizione come rappresentante locale del potere centrale, pur essendo affiancato dai gerarchi del Partito Nazionale Fascista. Con l’avvento della Repubblica e la riforma costituzionale del 2003, il prefetto continua a rappresentare lo Stato nelle regioni, promuovendo la cooperazione tra enti locali e autorità centrali. In conclusione, il ruolo del prefetto nel governo del territorio italiano risulta cruciale per la costruzione dello Stato moderno, fungendo da collegamento stabile tra le necessità locali e le direttive centrali. Nonostante i cambiamenti istituzionali e normativi, il prefetto ha continuato a essere un mediatore fondamentale, contribuendo all'unità e alla coesione nazionale.
Governing the territory: the role of the prefect in the contemporary age (1888-1990)
The first chapter introduces the origins of the prefect as a governing figure, inspired by the Napoleonic model and the influence of French administrative structures in post-revolutionary Europe. Acting as an intermediary between the central government and the periphery, the prefect represented a means of establishing and maintaining State control over local territories. This system, adopted in Italy after unification, reinforced administrative centralization, with an increasingly uniform approach to law enforcement and social control. The second chapter focuses on Francesco Crispi and his political and administrative project. Crispi, aiming to strengthen central authority and consolidate national unity, adopted a reform policy targeting tighter territorial control. Under his administration, the prefect's role was enhanced, making them the local enforcer of legality and the coordinator of administrative activities. This vision found concrete application with the 1889 reform of municipal and provincial law, which expanded the prefect's powers, making them a key pillar of centralized government. The third chapter delves into the 1889 reform, analyzing the normative tools it introduced and their impact on local administrations. This reform further strengthened the prefect’s power, who not only mediated between the State and local autonomies but also actively controlled the decisions of provincial and municipal administrations. The figure of the “Crispi prefect” emerges here as a symbolic representative of central authority, illustrating Crispi's intent to ensure political stability and uniformity through centralization. In the fourth chapter, the reaction of the Piedmontese press to the Crispi reform reveals the social and political tensions of the period. The press expressed divergent opinions: while some supported the reforms for their potential to enhance public administration, others criticized the reduction of local autonomy. This diversity of views highlighted the tension between the need for a centralized administrative structure and the desire to preserve regional autonomies. The fifth chapter examines the evolution of the prefect's role throughout the 20th century, with the position adapting to Italy's changing historical and political landscape, including the establishment of the Republican State and the increasing complexity of the administrative system. Even during the Fascist regime, the prefect retained their position as the local representative of central power, though working alongside the officials of the National Fascist Party. With the advent of the Republic and the constitutional reform of 2003, the prefect continues to represent the State in the regions, promoting cooperation between local entities and central authorities. In conclusion, the role of the prefect in governing Italian territory has been crucial in building the modern State, serving as a consistent link between local needs and central directives. Despite institutional and legislative changes, the prefect has continued to be a fundamental mediator, contributing to national unity and cohesion.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/9284