Nel seguente elaborato verrà esaminato il criterio della Business judgement rule nel sistema societario americano ed in seguito la sua evoluzione ed applicazione in quello italiani. Esso rappresenta il principi dell'insindacabilità del merito delle scelte gestionali degli amministratori di società ed è ormai un termine di uso comune nel linguaggio del diritto societario anche italiano, sebbene abbia in realtà un contenuto nettamente distante dalla nostra tradizione giuridica. Infatti, la Business judgement rule non si caratterizza per il so fatto di tutelare la responsabilità degli amministratori, ma per il moderato livello di diligenza richiesto loro, che ne riduce sensibilmente le ipotesi di condanna, sia verso la società sia verso i creditori sociali. Al contrario, all'interno dell'ordinamento italiano è richiesto un livello di dilegenza qualificata, compromettendo così la posizione degli amministratori nelle azioni di responsabilità. L'elaborato si pone come obbiettivo quello di individuare le ragioni di un tale differente approccio da parte dei due sistemi, cercando di indicare quale tra i due modelli denoti una maggiore efficienza. Le due impostazioni appaiono entrambe in tensione, a causa dei limiti di ciascuna nell'accertare l'effettiva mala gestio degli amministratori, sebbene un'attenuazione del livello di diligenza sembri opportuna anche per il nostri ordinamento.
La Business judgment rules
SORTINO, MAURO
2017/2018
Abstract
Nel seguente elaborato verrà esaminato il criterio della Business judgement rule nel sistema societario americano ed in seguito la sua evoluzione ed applicazione in quello italiani. Esso rappresenta il principi dell'insindacabilità del merito delle scelte gestionali degli amministratori di società ed è ormai un termine di uso comune nel linguaggio del diritto societario anche italiano, sebbene abbia in realtà un contenuto nettamente distante dalla nostra tradizione giuridica. Infatti, la Business judgement rule non si caratterizza per il so fatto di tutelare la responsabilità degli amministratori, ma per il moderato livello di diligenza richiesto loro, che ne riduce sensibilmente le ipotesi di condanna, sia verso la società sia verso i creditori sociali. Al contrario, all'interno dell'ordinamento italiano è richiesto un livello di dilegenza qualificata, compromettendo così la posizione degli amministratori nelle azioni di responsabilità. L'elaborato si pone come obbiettivo quello di individuare le ragioni di un tale differente approccio da parte dei due sistemi, cercando di indicare quale tra i due modelli denoti una maggiore efficienza. Le due impostazioni appaiono entrambe in tensione, a causa dei limiti di ciascuna nell'accertare l'effettiva mala gestio degli amministratori, sebbene un'attenuazione del livello di diligenza sembri opportuna anche per il nostri ordinamento.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/92770