Meyer Howard Abrams describes (in The Mirror and the Lamp, 1953) a four-place paradigm which implicitly underlies most of the Anglo-Saxon Philosophy of Art. The artwork is the core of the scheme: an artwork-centered structure, in which any other tag (artist, audience, reality) is analyzed within an exclusive connection with it. This conceptual scheme undergoes a modification, without defacing the structure. The '60s were the stage of a kind revolution in art-practice. Mandelbaum's, Danto's and Dickie's suggestions add a further tag in the scheme, the context. Anyway, the paradigm works, accordingly to a compartmentalization that does not take into account the evolution of contemporary art. This research intends to break into the field of art theory, working from a bottom-up perspective: some case studies will highlight phenomena that the Philosophy of Art does not see. This so-called anomalies in the artworld impose a revision: a new lens (or paradigm) which enables to look at art with a certain elasticity. Two main suggestions: a re-definition of the context (understood as both background and framework) and the acknowledgment of the market - provided with its proper agency.
Meyer Abrams descrive (in The Mirror and the Lamp, 1953) un paradigma in quattro posti che, implicitamente, sottostà alla maggior parte della produzione di filosofia dell'arte in ambito anglosassone. L'opera è al centro dello schema: una struttura opera-centrica, in cui ogni altra etichetta (l'artista, il pubblico e la realtà) è analizzata in un'esclusiva connessione con essa. Questo schema concettuale subisce una modifica, che non ne cambia la struttura, nel corso degli anni Sessanta. Quel decennio fu teatro di una rivoluzione gentile in ambito artistico e filosofico ¿ quando Mandelbaum, Danto e Dickie aggiunsero una nuova etichetta, il contesto. In ogni caso, il paradigma ancora lavora seguendo una compartimentalizzazione che non prende in considerazione le evoluzioni più recenti dell'arte contemporanea Questa ricerca vuole entrare nel campo della teoria dell'arte con un approccio bottom-up: tramite l'enucleazione di alcuni casi studio verranno evidenziati dei fenomeni di cui la filosofia dell'arte non riesce a rendere conto. Queste anomalie impongono una revisione dello schema: un nuovo paradigma, allora, sorgerà da queste osservazioni. Due le principali linee direttive: un ripensamento del contesto (tramite la definizione di un nuovo attore, il mercato) e la decentralizzazione dell'opera.
Decentralizzazione e Contesto: Ipotesi per una Filosofia dell'Arte
BERTOLINO, MICHELE
2017/2018
Abstract
Meyer Abrams descrive (in The Mirror and the Lamp, 1953) un paradigma in quattro posti che, implicitamente, sottostà alla maggior parte della produzione di filosofia dell'arte in ambito anglosassone. L'opera è al centro dello schema: una struttura opera-centrica, in cui ogni altra etichetta (l'artista, il pubblico e la realtà) è analizzata in un'esclusiva connessione con essa. Questo schema concettuale subisce una modifica, che non ne cambia la struttura, nel corso degli anni Sessanta. Quel decennio fu teatro di una rivoluzione gentile in ambito artistico e filosofico ¿ quando Mandelbaum, Danto e Dickie aggiunsero una nuova etichetta, il contesto. In ogni caso, il paradigma ancora lavora seguendo una compartimentalizzazione che non prende in considerazione le evoluzioni più recenti dell'arte contemporanea Questa ricerca vuole entrare nel campo della teoria dell'arte con un approccio bottom-up: tramite l'enucleazione di alcuni casi studio verranno evidenziati dei fenomeni di cui la filosofia dell'arte non riesce a rendere conto. Queste anomalie impongono una revisione dello schema: un nuovo paradigma, allora, sorgerà da queste osservazioni. Due le principali linee direttive: un ripensamento del contesto (tramite la definizione di un nuovo attore, il mercato) e la decentralizzazione dell'opera.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/92609