Questo lavoro ricostruisce le vicende del Gruppo universitario fascista (GUF) di Torino dal 1919 al 1934, focalizzando l'investigazione sulle vicende culturali dell'associazione. La ricerca partiva da un limitato numero di punti saldi: a Torino era presente un Gruppo universitario fascista; negli anni Trenta l'organizzazione era stata particolarmente attiva anche in campo artistico, promuovendo mostre a livello locale e partecipando alle rassegne nazionali bandite da altri nuclei e poi dal Partito Nazionale Fascista (PNF); in questo periodo i giovani artisti aderenti furono anche attivi in alcune delle commissioni finanziate dalla Federazione torinese del Partito fascista e dalle associazioni ascrivibili alla sua orbita. La bibliografia di partenza ha fortemente influenzato la pianificazione dell'indagine storica. Sul versante degli studi locali, il GUF subalpino è stato sinora soggetto a studi parziali, volti in primo luogo a sondare la produzione editoriale dell'associazione, specialmente per quanto riguarda il dibattito politico, con un'attenzione che si è naturalmente allargata alla ricostruzione delle sue vicende nel periodo preso in analisi. Fin dagli anni Ottanta del Novecento, gli studi condotti in Francia, Inghilterra e Germania hanno acceso i riflettori sui GUF come parte integrante delle politiche promosse nel campo dell'istruzione dal Partito fascista, dalla Riforma Gentile alla Carta della Scuola di Giuseppe Bottai. In seguito, in Italia sono state dedicate specifiche analisi monografiche all'associazionismo universitario in camicia nera: alla luce di nuove indagini messe a sistema con le ricerche degli anni Settanta con quelle d'oltralpe è stato minuziosamente ricostruito nella sua evoluzione cronologica, lungo il Ventennio. Il 2017 chiude con all'attivo tre nuove monografie dedicate specificatamente ai Gruppi universitari, dimostrando un vivo interesse sull'argomento da parte della critica, che sinora però non si è ancora spinta a sondare la produzione culturale e artistica dei membri e la pianificazione promossa a livello locale e nazionale da parte della sua segreteria. A partire da una serrata ricostruzione storica che ha mirato in primo luogo a ricomporre il mosaico del gruppo dalla prima Avanguardia studentesca al GUF ¿Damiano Chiesa¿ e infine ¿Amos Maramotti¿, ancorando l'analisi alle vicende del fascismo torinese, lo svolgimento delle indagini si è progressivamente rivolto alle radici dell'attività culturale, in particolare quella artistica, per verificane lo sviluppo nella prima metà degli anni Trenta. Il Circolo del Goliardo a Palazzo Carignano e la prima Mostra di Arte Goliardica, la Mostra dei GUF d'Italia di Napoli, il Littoriale d'architettura di Bologna, la decorazione della sede della Milizia Universitaria e la Prima Mostra piemontese di Arte goliardica dimostrano che prima dell'avvio dei Littoriali della cultura e dell'arte fu effettivamente avviato un primo circuito espositivo, con la partecipazione alle rassegne promosse dagli altri gruppi. L'ultimo capitolo chiude con La prima mostra documentaria di vita goliardica, un'esposizione montata sul celeberrimo modello della Mostra della Rivoluzione Fascista. Qui sala dopo sala, tramite i cimeli esposti e l'allestimento scenografico, veniva presentata l'evoluzione del goliardo nuovo connotato dalla una doppia identità di studente e di fascista, costruita sin dai primi vent'anni dal PNF, configurandosi quindi come summa dell'intero percorso svolto nella tesi.
Dalle trincee ai Littoriali della cultura e dell'arte: il GUF di Torino 1919-1934
TESTA, MARCO
2017/2018
Abstract
Questo lavoro ricostruisce le vicende del Gruppo universitario fascista (GUF) di Torino dal 1919 al 1934, focalizzando l'investigazione sulle vicende culturali dell'associazione. La ricerca partiva da un limitato numero di punti saldi: a Torino era presente un Gruppo universitario fascista; negli anni Trenta l'organizzazione era stata particolarmente attiva anche in campo artistico, promuovendo mostre a livello locale e partecipando alle rassegne nazionali bandite da altri nuclei e poi dal Partito Nazionale Fascista (PNF); in questo periodo i giovani artisti aderenti furono anche attivi in alcune delle commissioni finanziate dalla Federazione torinese del Partito fascista e dalle associazioni ascrivibili alla sua orbita. La bibliografia di partenza ha fortemente influenzato la pianificazione dell'indagine storica. Sul versante degli studi locali, il GUF subalpino è stato sinora soggetto a studi parziali, volti in primo luogo a sondare la produzione editoriale dell'associazione, specialmente per quanto riguarda il dibattito politico, con un'attenzione che si è naturalmente allargata alla ricostruzione delle sue vicende nel periodo preso in analisi. Fin dagli anni Ottanta del Novecento, gli studi condotti in Francia, Inghilterra e Germania hanno acceso i riflettori sui GUF come parte integrante delle politiche promosse nel campo dell'istruzione dal Partito fascista, dalla Riforma Gentile alla Carta della Scuola di Giuseppe Bottai. In seguito, in Italia sono state dedicate specifiche analisi monografiche all'associazionismo universitario in camicia nera: alla luce di nuove indagini messe a sistema con le ricerche degli anni Settanta con quelle d'oltralpe è stato minuziosamente ricostruito nella sua evoluzione cronologica, lungo il Ventennio. Il 2017 chiude con all'attivo tre nuove monografie dedicate specificatamente ai Gruppi universitari, dimostrando un vivo interesse sull'argomento da parte della critica, che sinora però non si è ancora spinta a sondare la produzione culturale e artistica dei membri e la pianificazione promossa a livello locale e nazionale da parte della sua segreteria. A partire da una serrata ricostruzione storica che ha mirato in primo luogo a ricomporre il mosaico del gruppo dalla prima Avanguardia studentesca al GUF ¿Damiano Chiesa¿ e infine ¿Amos Maramotti¿, ancorando l'analisi alle vicende del fascismo torinese, lo svolgimento delle indagini si è progressivamente rivolto alle radici dell'attività culturale, in particolare quella artistica, per verificane lo sviluppo nella prima metà degli anni Trenta. Il Circolo del Goliardo a Palazzo Carignano e la prima Mostra di Arte Goliardica, la Mostra dei GUF d'Italia di Napoli, il Littoriale d'architettura di Bologna, la decorazione della sede della Milizia Universitaria e la Prima Mostra piemontese di Arte goliardica dimostrano che prima dell'avvio dei Littoriali della cultura e dell'arte fu effettivamente avviato un primo circuito espositivo, con la partecipazione alle rassegne promosse dagli altri gruppi. L'ultimo capitolo chiude con La prima mostra documentaria di vita goliardica, un'esposizione montata sul celeberrimo modello della Mostra della Rivoluzione Fascista. Qui sala dopo sala, tramite i cimeli esposti e l'allestimento scenografico, veniva presentata l'evoluzione del goliardo nuovo connotato dalla una doppia identità di studente e di fascista, costruita sin dai primi vent'anni dal PNF, configurandosi quindi come summa dell'intero percorso svolto nella tesi.File | Dimensione | Formato | |
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