The present work aims to treat and analyze the historical fact of the Resistance from a philosophical point of view. The aim of the thesis is to try to explain what the Resistance and its protagonists represented for the history of Italy and which teachings can be learned as individuals, even today, by their actions. The link between the mythical and religious world and the reality of resistance is the protagonist, as if this event had really represented a return - albeit for a very limited time and space - to a world and to the values ​​lost in history. These modalities would present themselves in a very different way from the original version: today the epic, the religious the mythical can take place not among winners and pure heroes, but in misery, in ambiguity, among those who accept their condition of last, a loser in the eyes of most, but still decides to pursue what he considers right and necessary: ​​in this regard we used the expression "epic of defeat". In the first chapter the theme of the myth in the Resistance will be addressed, ie in what modality and where it is possible to trace it within this historical event. Particular emphasis will be given to the epic of defeat and to the desire for redemption, which animated the actions of the partisans. In this chapter we also resorted to literary authors such as Fenoglio, Calvino and Pavese. The choice to refer also to writers of novels is given, as well as the confidence in the interpenetration between different subjects, especially in humanities, from the precision with which these authors treated the event and the depth touched in their reflection on. In their writings, in fact, it is possible to understand not only what partisan life consisted of (from this point of view the reading of diaries would have been sufficient), but also the weight that the latter had from an existential point of view, speaking in terms that can become universal and adaptable to anyone's life. Through these texts one can really understand what it means to resist every day and to what freedom of the spirit this existential choice can lead. In the second chapter, instead, a detailed study is presented on the most important studies conducted on the theme of non-secular religions on their relevance and some examples provided (in the political and non-political sphere). Here are present echoes that refer mainly to Pettazzoni, Jesi and Emilio Gentile. In the third chapter we will find an answer to the question on the effective success of the myth of the partisan as a foundational myth for post-war Italy. Due the negative answer, an alternative and original model will be presented to that provided so far by politics and many intellectuals - all focused on describing the partisan as a champion of purity and honesty - based instead on the ambiguity of his figure and which incorporates the features of the trickster. Finally, it will be exposed the consequences and the effects in life of a nation without a foundational myth, of heroes and ideals on which to refer, especially in a fragmentary and discontinuous era like ours.
Il presente lavoro si propone di trattare e analizzare il fatto storico della Resistenza da un punto di vista filosofico. Lo scopo della tesi è quello di cercare di spiegare ciò che la Resistenza e i suoi protagonisti hanno rappresentato per la storia d'Italia e quali insegnamenti possono essere appresi come individui, anche oggi, dalle loro azioni. Il legame tra il mondo mitico e religioso e la realtà della resistenza è il protagonista, come se questo evento avesse davvero rappresentato un ritorno - seppure per un tempo e uno spazio molto limitati - a un mondo e ai valori perduti nella storia. Queste modalità si presenterebbero in un modo molto diverso dalla versione originale: oggi l'epica, il religioso il mitico può aver luogo non tra i vincitori e i puri eroi, ma nella miseria, nell'ambiguità, tra coloro che accettano la loro condizione di perdente agli occhi dei più, ma decide ancora di perseguire ciò che considera giusto e necessario: a questo proposito abbiamo usato l'espressione "epico della sconfitta". Nel primo capitolo verrà affrontato il tema del mito nella Resistenza, cioè in quale modalità e dove è possibile rintracciarlo all'interno di questo evento storico. Particolare enfasi sarà data all'epica della sconfitta e al desiderio di redenzione, che ha animato le azioni dei partigiani. In questo capitolo abbiamo anche fatto ricorso ad autori letterari come Fenoglio, Calvino e Pavese. La scelta di rifarsi anche a scrittori di romanzi è data, oltre che dalla fiducia nella compenetrazione tra differenti materie, specie in ambiti umanistici, dalla precisione con la quale questi autori trattarono l'evento e dalla profondità toccata nella loro riflessione in merito. Nei loro scritti, infatti, è possibile evincere non solo in cosa consistesse la vita partigiana (da questo punto di vista sarebbe stata sufficiente la lettura di diari), ma anche il peso che quest'ultima ebbe da un punto di vista esistenziale, parlando in termini che possono diventare universali e adattabili alla vita di chiunque. Attraverso questi testi si può davvero comprendere cosa significhi resistere ogni giorno e a quale libertà dello spirito questa scelta esistenziale possa condurre. Nel secondo capitolo, invece, viene presentato uno studio dettagliato sugli studi più importanti condotti sul tema delle religioni non secolari sulla loro rilevanza e alcuni esempi forniti (in ambito politico e non politico). Qui sono presenti echi che si riferiscono soprattutto a Pettazzoni, Jesi ed Emilio Gentile. Nel terzo capitolo troveremo una risposta alla domanda sul successo effettivo del mito del partigiano come mito fondativo per l'Italia del dopoguerra. Anticipiamo che, data la risposta negativa, un modello alternativo e originale sarà presentato a quello fornito finora dalla politica e da molti intellettuali - tutti focalizzati sulla descrizione del partigiano come un campione di purezza e onestà - basato invece sull'ambiguità della sua figura e che incorpora le caratteristiche del trickster. Infine, saranno esposte le conseguenze e gli effetti della vita in una nazione senza un mito fondazionale, di eroi e ideali su cui fare riferimento, soprattutto in un'epoca frammentaria e discontinua come la nostra.
Colline color del vino. L'epico, il mitico e il sacro nella Resistenza italiana.
FABRO, ALESSANDRO
2017/2018
Abstract
Il presente lavoro si propone di trattare e analizzare il fatto storico della Resistenza da un punto di vista filosofico. Lo scopo della tesi è quello di cercare di spiegare ciò che la Resistenza e i suoi protagonisti hanno rappresentato per la storia d'Italia e quali insegnamenti possono essere appresi come individui, anche oggi, dalle loro azioni. Il legame tra il mondo mitico e religioso e la realtà della resistenza è il protagonista, come se questo evento avesse davvero rappresentato un ritorno - seppure per un tempo e uno spazio molto limitati - a un mondo e ai valori perduti nella storia. Queste modalità si presenterebbero in un modo molto diverso dalla versione originale: oggi l'epica, il religioso il mitico può aver luogo non tra i vincitori e i puri eroi, ma nella miseria, nell'ambiguità, tra coloro che accettano la loro condizione di perdente agli occhi dei più, ma decide ancora di perseguire ciò che considera giusto e necessario: a questo proposito abbiamo usato l'espressione "epico della sconfitta". Nel primo capitolo verrà affrontato il tema del mito nella Resistenza, cioè in quale modalità e dove è possibile rintracciarlo all'interno di questo evento storico. Particolare enfasi sarà data all'epica della sconfitta e al desiderio di redenzione, che ha animato le azioni dei partigiani. In questo capitolo abbiamo anche fatto ricorso ad autori letterari come Fenoglio, Calvino e Pavese. La scelta di rifarsi anche a scrittori di romanzi è data, oltre che dalla fiducia nella compenetrazione tra differenti materie, specie in ambiti umanistici, dalla precisione con la quale questi autori trattarono l'evento e dalla profondità toccata nella loro riflessione in merito. Nei loro scritti, infatti, è possibile evincere non solo in cosa consistesse la vita partigiana (da questo punto di vista sarebbe stata sufficiente la lettura di diari), ma anche il peso che quest'ultima ebbe da un punto di vista esistenziale, parlando in termini che possono diventare universali e adattabili alla vita di chiunque. Attraverso questi testi si può davvero comprendere cosa significhi resistere ogni giorno e a quale libertà dello spirito questa scelta esistenziale possa condurre. Nel secondo capitolo, invece, viene presentato uno studio dettagliato sugli studi più importanti condotti sul tema delle religioni non secolari sulla loro rilevanza e alcuni esempi forniti (in ambito politico e non politico). Qui sono presenti echi che si riferiscono soprattutto a Pettazzoni, Jesi ed Emilio Gentile. Nel terzo capitolo troveremo una risposta alla domanda sul successo effettivo del mito del partigiano come mito fondativo per l'Italia del dopoguerra. Anticipiamo che, data la risposta negativa, un modello alternativo e originale sarà presentato a quello fornito finora dalla politica e da molti intellettuali - tutti focalizzati sulla descrizione del partigiano come un campione di purezza e onestà - basato invece sull'ambiguità della sua figura e che incorpora le caratteristiche del trickster. Infine, saranno esposte le conseguenze e gli effetti della vita in una nazione senza un mito fondazionale, di eroi e ideali su cui fare riferimento, soprattutto in un'epoca frammentaria e discontinua come la nostra.File | Dimensione | Formato | |
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