La stimolazione cerebrale profonda (Deep Brain Stimulation ¿ DBS) viene considerata una strategia terapeutica d'elezione per quanto riguarda il trattamento dei pazienti con malattia di Parkinson in fase avanzata. Essa, attraverso la stimolazione cronica di alcune aree target del cervello, tra cui il nucleo subtalamico, determina un miglioramento dei sintomi motori anche nella fase di off farmacologico, oltre che una drastica riduzione delle discinesie, indotte in particolar modo dal trattamento con levodopa. Nonostante tale trattamento abbia mostrato un'efficacia significativa sulla disabilità motoria della malattia di Parkinson, le evidenze per quanto riguarda le possibili ripercussioni sulla sfera cognitiva e psicologica risultano eterogenee e non ancora del tutto chiare. Il presente lavoro si pone come obiettivo quello di valutare il quadro cognitivo generale ed i sintomi neuropsichiatrici dei pazienti con malattia di Parkinson in fase avanzata, a distanza di un anno dall'intervento neurochirurgico di stimolazione cerebrale profonda del nucleo subtalamico bilaterale. A tale scopo, è stato effettuato un confronto su 158 pazienti, tra le valutazioni relative a depressione, ansia, apatia e tratti di personalità effettuate in fase pre-operatoria, rispetto alle valutazioni svolte al follow-up ad un anno dalla procedura neurochirurgica. In secondo luogo, è stata valutata l'influenza della variazione dei farmaci dopaminergici a seguito dell'intervento neurochirurgico, rispetto alle modificazioni neuropsichiatriche. I risultati del nostro studio mostrano un miglioramento statisticamente significativo dei punteggi che riguardano il tono dell'umore e i tratti paranoidei di personalità; si evincono, invece, peggiorati i punteggi riguardanti i tratti ossessivo-compulsivi di personalità. Non è stato individuato, infine, alcun ruolo significativo della riduzione della dose di farmaci dopaminergici, in particolar modo sul tono dell'umore. In conclusione, il presente lavoro costituisce una prova a sostegno del fatto che la stimolazione cerebrale profonda possa essere considerata una procedura sostanzialmente sicura rispetto ai possibili effetti sui sintomi cognitivi e comportamentali.
La stimolazione cerebrale profonda del nucleo subtalamico nella malattia di Parkinson: uno studio sulle alterazioni neuropsichiatriche
LOPEZ, MARTINA
2017/2018
Abstract
La stimolazione cerebrale profonda (Deep Brain Stimulation ¿ DBS) viene considerata una strategia terapeutica d'elezione per quanto riguarda il trattamento dei pazienti con malattia di Parkinson in fase avanzata. Essa, attraverso la stimolazione cronica di alcune aree target del cervello, tra cui il nucleo subtalamico, determina un miglioramento dei sintomi motori anche nella fase di off farmacologico, oltre che una drastica riduzione delle discinesie, indotte in particolar modo dal trattamento con levodopa. Nonostante tale trattamento abbia mostrato un'efficacia significativa sulla disabilità motoria della malattia di Parkinson, le evidenze per quanto riguarda le possibili ripercussioni sulla sfera cognitiva e psicologica risultano eterogenee e non ancora del tutto chiare. Il presente lavoro si pone come obiettivo quello di valutare il quadro cognitivo generale ed i sintomi neuropsichiatrici dei pazienti con malattia di Parkinson in fase avanzata, a distanza di un anno dall'intervento neurochirurgico di stimolazione cerebrale profonda del nucleo subtalamico bilaterale. A tale scopo, è stato effettuato un confronto su 158 pazienti, tra le valutazioni relative a depressione, ansia, apatia e tratti di personalità effettuate in fase pre-operatoria, rispetto alle valutazioni svolte al follow-up ad un anno dalla procedura neurochirurgica. In secondo luogo, è stata valutata l'influenza della variazione dei farmaci dopaminergici a seguito dell'intervento neurochirurgico, rispetto alle modificazioni neuropsichiatriche. I risultati del nostro studio mostrano un miglioramento statisticamente significativo dei punteggi che riguardano il tono dell'umore e i tratti paranoidei di personalità; si evincono, invece, peggiorati i punteggi riguardanti i tratti ossessivo-compulsivi di personalità. Non è stato individuato, infine, alcun ruolo significativo della riduzione della dose di farmaci dopaminergici, in particolar modo sul tono dell'umore. In conclusione, il presente lavoro costituisce una prova a sostegno del fatto che la stimolazione cerebrale profonda possa essere considerata una procedura sostanzialmente sicura rispetto ai possibili effetti sui sintomi cognitivi e comportamentali.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/91959