La tesi ha come obiettivo quello di dimostrare come Divine e John Waters abbiano forgiato nella spanna temporale di quasi mezzo secolo un brand cinematografico unico nel suo genere. Attraverso l'ausilio di una combinazione di praticità, personale predilezione e circostanze industriali a loro indubbiamente favorevoli, quale la fiorente scena culturale underground degli Stati Uniti a cavallo tra due fondamentali decenni: gli anni Sessanta e Settanta. Con la stesura del primo capitolo, l'intento è quello di realizzare un breve chiarimento su cosa siano le drag queens, contestualizzando la tematica sia a livello storico, culturale e sociale; così da rendere più accessibile un argomento ad oggi ancora poco conosciuto ed approfondito dai testi accademici. Partendo dall'acronimo letterale D.R.A.G., l'obiettivo è quello di esplorare la confluenza di questa disciplina come una forma d'arte creativa con l'espressione di norme, comportamenti e strutture di una comunità (in questo caso particolare quella statunitense). Il secondo capitolo della tesi è dedicato a Divine, feticcio della cultura omosessuale americana dagli anni Settanta in avanti, di cui assumerà i contorni di una leggenda, o di un incubo, fatto di carne, mascheramenti e trasgressione. Può essere descritta come una variazione camp della Barbie occidentale, un mito barocco destinato a palati forti. Dopo una breve contestualizzazione della Divine personaggio e della Divine Harris Glenn Milstead non personaggio, l'analisi verrà spostata sulle molteplicità di maschere e finzioni che la drag è riuscita a portare in scena pellicola dopo pellicola, putridume dopo putridume. Nel terzo capitolo viene esaminato il compagno di lavoro di Divine, John Waters, nello sviluppo di tutto (o almeno buona parte) del suo cinema. Ancora ad oggi spesso ingiustamente delegittimato, la sua identità non deve essere congiunta solo alle immagini scandalizzanti nei suoi film, ma a modi spudorati e consapevoli di poter spaventare il proprio pubblico. Riconoscendo nella sua intuizione più profonda e lucrosa, un tentativo di costruire dei prodotti ludici, votati a suscitare una ¿piacevole¿ e scabrosa scossa al sistema di valori americano. Ed infine, il quarto ed ultimo capitolo focalizza l'attenzione sull'opera madre della coppia del cattivo gusto: Pink Flamingos, effettivo iniziatore del culto del trash atto a sbalordire i benpensanti, che in realtà affronta una mole di contenuti tale da suscitare disapprovazione verso chiunque; un caso di cinema più unico che raro.
Divine e John Waters: il ¿baratro della perversione umana¿
MASTROLIA, LUCA
2017/2018
Abstract
La tesi ha come obiettivo quello di dimostrare come Divine e John Waters abbiano forgiato nella spanna temporale di quasi mezzo secolo un brand cinematografico unico nel suo genere. Attraverso l'ausilio di una combinazione di praticità, personale predilezione e circostanze industriali a loro indubbiamente favorevoli, quale la fiorente scena culturale underground degli Stati Uniti a cavallo tra due fondamentali decenni: gli anni Sessanta e Settanta. Con la stesura del primo capitolo, l'intento è quello di realizzare un breve chiarimento su cosa siano le drag queens, contestualizzando la tematica sia a livello storico, culturale e sociale; così da rendere più accessibile un argomento ad oggi ancora poco conosciuto ed approfondito dai testi accademici. Partendo dall'acronimo letterale D.R.A.G., l'obiettivo è quello di esplorare la confluenza di questa disciplina come una forma d'arte creativa con l'espressione di norme, comportamenti e strutture di una comunità (in questo caso particolare quella statunitense). Il secondo capitolo della tesi è dedicato a Divine, feticcio della cultura omosessuale americana dagli anni Settanta in avanti, di cui assumerà i contorni di una leggenda, o di un incubo, fatto di carne, mascheramenti e trasgressione. Può essere descritta come una variazione camp della Barbie occidentale, un mito barocco destinato a palati forti. Dopo una breve contestualizzazione della Divine personaggio e della Divine Harris Glenn Milstead non personaggio, l'analisi verrà spostata sulle molteplicità di maschere e finzioni che la drag è riuscita a portare in scena pellicola dopo pellicola, putridume dopo putridume. Nel terzo capitolo viene esaminato il compagno di lavoro di Divine, John Waters, nello sviluppo di tutto (o almeno buona parte) del suo cinema. Ancora ad oggi spesso ingiustamente delegittimato, la sua identità non deve essere congiunta solo alle immagini scandalizzanti nei suoi film, ma a modi spudorati e consapevoli di poter spaventare il proprio pubblico. Riconoscendo nella sua intuizione più profonda e lucrosa, un tentativo di costruire dei prodotti ludici, votati a suscitare una ¿piacevole¿ e scabrosa scossa al sistema di valori americano. Ed infine, il quarto ed ultimo capitolo focalizza l'attenzione sull'opera madre della coppia del cattivo gusto: Pink Flamingos, effettivo iniziatore del culto del trash atto a sbalordire i benpensanti, che in realtà affronta una mole di contenuti tale da suscitare disapprovazione verso chiunque; un caso di cinema più unico che raro.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/91944