Le missioni di mantenimento della pace hanno radici molto lontane nel tempo. Si parla di vero e proprio peacekeeping soltanto a partire dagli anni della Crisi di Suez, ma in realtà esso viene intrapreso già con la Società delle Nazioni che ne costruisce i pilastri portanti. Infatti, i principi tradizionali delle missioni di peacekeeping, in particolare la neutralità e la possibilità per le parti in conflitto di opporsi all'intervento, sono già presenti in tre operazioni militari portate avanti dalla Società delle Nazioni tra gli anni '20 e gli anni '40 del XX secolo. Oggi, nonostante non sia esplicitamente citato nel suo Statuto, il peacekeeping è considerato come uno dei compiti più importanti dell'ONU, poiché rappresenta l'attuazione materiale dei suoi principi fondanti: il mantenimento della pace e della sicurezza internazionali attraverso azioni concrete ed effettive di carattere umanitario. Considerando che il peacekeeping appartiene alla sfera della sicurezza internazionale, e che questa si evolve nel tempo, è stato necessario rinnovare anche questo strumento di intervento affinché fosse coerente con i nuovi principi e obiettivi della comunità internazionale. Attraverso il susseguirsi di ¿tre generazioni¿, si assiste alla trasformazione del peacekeeping da strumento puramente militare a strumento di sviluppo internazionale grazie alla nuova attenzione dedicata alla ricostruzione post-conflitto, individuata come importante chiave strategica per assicurare una pace solida e duratura. Attraverso l'analisi dell'evoluzione del peacekeeping dagli anni della Crisi di Suez fino ad oggi, emergono debolezze, limiti e difficoltà che caratterizzano le missioni. Molti sono i fallimenti e altrettanti i successi. In questo elaborato sono analizzati entrambi, evidenziando anche tutti gli elementi che entrano in gioco quando un'operazione viene dispiegata: la popolazione locale, le forze internazionali, il contesto storico e il ruolo del Consiglio di Sicurezza che, primo tra tutti, ha il potere decisionale sulla missione. Al Consiglio viene data particolare attenzione: è corretto che le operazioni di peacekeeping risentano della volontà, spesso condizionata dagli interessi di potenza, dei cinque grandi?

STORIA E EVOLUZIONE DEL PEACEKEEPING

GIUSTETTO, ELENA
2016/2017

Abstract

Le missioni di mantenimento della pace hanno radici molto lontane nel tempo. Si parla di vero e proprio peacekeeping soltanto a partire dagli anni della Crisi di Suez, ma in realtà esso viene intrapreso già con la Società delle Nazioni che ne costruisce i pilastri portanti. Infatti, i principi tradizionali delle missioni di peacekeeping, in particolare la neutralità e la possibilità per le parti in conflitto di opporsi all'intervento, sono già presenti in tre operazioni militari portate avanti dalla Società delle Nazioni tra gli anni '20 e gli anni '40 del XX secolo. Oggi, nonostante non sia esplicitamente citato nel suo Statuto, il peacekeeping è considerato come uno dei compiti più importanti dell'ONU, poiché rappresenta l'attuazione materiale dei suoi principi fondanti: il mantenimento della pace e della sicurezza internazionali attraverso azioni concrete ed effettive di carattere umanitario. Considerando che il peacekeeping appartiene alla sfera della sicurezza internazionale, e che questa si evolve nel tempo, è stato necessario rinnovare anche questo strumento di intervento affinché fosse coerente con i nuovi principi e obiettivi della comunità internazionale. Attraverso il susseguirsi di ¿tre generazioni¿, si assiste alla trasformazione del peacekeeping da strumento puramente militare a strumento di sviluppo internazionale grazie alla nuova attenzione dedicata alla ricostruzione post-conflitto, individuata come importante chiave strategica per assicurare una pace solida e duratura. Attraverso l'analisi dell'evoluzione del peacekeeping dagli anni della Crisi di Suez fino ad oggi, emergono debolezze, limiti e difficoltà che caratterizzano le missioni. Molti sono i fallimenti e altrettanti i successi. In questo elaborato sono analizzati entrambi, evidenziando anche tutti gli elementi che entrano in gioco quando un'operazione viene dispiegata: la popolazione locale, le forze internazionali, il contesto storico e il ruolo del Consiglio di Sicurezza che, primo tra tutti, ha il potere decisionale sulla missione. Al Consiglio viene data particolare attenzione: è corretto che le operazioni di peacekeeping risentano della volontà, spesso condizionata dagli interessi di potenza, dei cinque grandi?
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/91649