La Legislazione Europea, nel corso degli anni, ha adottato dei provvedimenti volti a limitare l'utilizzo dei prodotti fitosanitari o a revocarli dal commercio. Una delle ultime direttive emanate dall' Unione Europea in questa materia è la 2009/128/CE sull'uso sostenibile degli agrofarmaci. Essa regola e uniforma le condizioni di vendita degli agrofarmaci e il loro utilizzo in campo. La direttiva fa una distinzione fra gli utilizzatori professionali e quelli non professionali. Questi ultimi possono acquistare prodotti fitosanitari principalmente a scopo hobbistico, pertanto a loro vengono venduti solo prodotti presenti su una determinata lista di composti accuratamente scelti dal Ministero della Salute. Essi non devono essere né tossici né persistenti nell'ambiente e devono essere formulati con metodologie ¿sicure¿ per l'operatore nel momento della formazione della miscela. Visto l'interesse crescente per gli agrofarmaci di origine vegetale, si sta studiando l'utilizzo di composti ad azione erbicida derivanti da estratti di piante allelopatiche. L'allelopatia è un'interazione di qualsiasi tipo da parte di composti derivanti dal metabolismo secondario oppure prodotti di rifiuto di piante, microrganismi, virus e funghi con un altro organismo. In ambito vegetale si classificano come "piante donatrici" quelle che producono un composto fitotossico, come "piante riceventi" quelle che manifestano un certo comportamento dopo aver ricevuto quel composto. La produzione di allelochimici è pertanto un mezzo di comunicazione aspecifico che le piante utilizzano al fine di debellare la crescita delle altre piante oppure, nel caso delle reazioni autotossiche, per inibire la germinazione di semi troppo vicini alla pianta madre. Nel primo caso si potrebbero formare erbicidi non selettivi di origine naturale, mentre nel secondo erbicidi molto selettivi. Per l'emissione di composti allelopatici le piante utilizzano diverse strategie, come gli essudati radicali, la volatilizzazione tramite le aperture stomatiche oppure il rilascio dopo la degradazione della parete cellulare con la fuoriuscita del citosol dalla cellula. I sintomi causati sulla pianta ricevente dipendono dal meccanismo di azione delle molecole. Spesso la sintomatologia descritta è simile a quella riscontrata in una fisiopatia. Per evidenziare un'eventuale azione allelopatica è fondamentale la diagnosi in campo. I sintomi possono dividersi in inibizioni anulari e formazione di monocolture. In seguito vengono effettuati saggi biologici in laboratorio generalmente prove di germinazione in condizioni controllate. Infine se il responso è positivo vengono provate in campo. Tra i composti di origine vegetale con azione erbicida i più noti sono: l'acido pelargonico, la sarmentine, l'ailanthone e l'isabellin. I composti allelopatici, benché potenzialmente molto vantaggiosi per l'attività erbicida e la bassa tossicità, presentano il problema della scarsa persistenza. In un futuro si ipotizza comunque che, utilizzati in formulati a lento rilascio, questi composti possano sostituire, almeno per gli utilizzatori non professionali, gli erbicidi di sintesi.
Prospettive nell'uso di estratti di piante allelopatiche nel diserbo non professionale
ARPELLINO, ANDREA
2016/2017
Abstract
La Legislazione Europea, nel corso degli anni, ha adottato dei provvedimenti volti a limitare l'utilizzo dei prodotti fitosanitari o a revocarli dal commercio. Una delle ultime direttive emanate dall' Unione Europea in questa materia è la 2009/128/CE sull'uso sostenibile degli agrofarmaci. Essa regola e uniforma le condizioni di vendita degli agrofarmaci e il loro utilizzo in campo. La direttiva fa una distinzione fra gli utilizzatori professionali e quelli non professionali. Questi ultimi possono acquistare prodotti fitosanitari principalmente a scopo hobbistico, pertanto a loro vengono venduti solo prodotti presenti su una determinata lista di composti accuratamente scelti dal Ministero della Salute. Essi non devono essere né tossici né persistenti nell'ambiente e devono essere formulati con metodologie ¿sicure¿ per l'operatore nel momento della formazione della miscela. Visto l'interesse crescente per gli agrofarmaci di origine vegetale, si sta studiando l'utilizzo di composti ad azione erbicida derivanti da estratti di piante allelopatiche. L'allelopatia è un'interazione di qualsiasi tipo da parte di composti derivanti dal metabolismo secondario oppure prodotti di rifiuto di piante, microrganismi, virus e funghi con un altro organismo. In ambito vegetale si classificano come "piante donatrici" quelle che producono un composto fitotossico, come "piante riceventi" quelle che manifestano un certo comportamento dopo aver ricevuto quel composto. La produzione di allelochimici è pertanto un mezzo di comunicazione aspecifico che le piante utilizzano al fine di debellare la crescita delle altre piante oppure, nel caso delle reazioni autotossiche, per inibire la germinazione di semi troppo vicini alla pianta madre. Nel primo caso si potrebbero formare erbicidi non selettivi di origine naturale, mentre nel secondo erbicidi molto selettivi. Per l'emissione di composti allelopatici le piante utilizzano diverse strategie, come gli essudati radicali, la volatilizzazione tramite le aperture stomatiche oppure il rilascio dopo la degradazione della parete cellulare con la fuoriuscita del citosol dalla cellula. I sintomi causati sulla pianta ricevente dipendono dal meccanismo di azione delle molecole. Spesso la sintomatologia descritta è simile a quella riscontrata in una fisiopatia. Per evidenziare un'eventuale azione allelopatica è fondamentale la diagnosi in campo. I sintomi possono dividersi in inibizioni anulari e formazione di monocolture. In seguito vengono effettuati saggi biologici in laboratorio generalmente prove di germinazione in condizioni controllate. Infine se il responso è positivo vengono provate in campo. Tra i composti di origine vegetale con azione erbicida i più noti sono: l'acido pelargonico, la sarmentine, l'ailanthone e l'isabellin. I composti allelopatici, benché potenzialmente molto vantaggiosi per l'attività erbicida e la bassa tossicità, presentano il problema della scarsa persistenza. In un futuro si ipotizza comunque che, utilizzati in formulati a lento rilascio, questi composti possano sostituire, almeno per gli utilizzatori non professionali, gli erbicidi di sintesi.File | Dimensione | Formato | |
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