Con il presente lavoro si intende riflettere sul concetto di tortura e sulle sue implicazioni sulla dignità dell'uomo. Nella prima parte si analizzano le fonti internazionali ed europee che si occupano dell'argomento. Per molto tempo si ritenne che le norme di diritto internazionale non potessero vincolare uno Stato circa il trattamento che esso riservava ai propri cittadini; questa era una materia rientrante nella sfera di competenza interna (o giurisdizione domestica) di ogni singolo Stato, entro la quale gli altri Stati non potevano ingerire. Le atrocità della seconda guerra mondiale segnarono un rapido declino di tale concezione; si assistette, pertanto, a una progressiva erosione della supremazia assoluta dello Stato e a una internazionalizzazione dei diritti dell'uomo. Emerse una chiara affermazione dell'idea che la persona umana richiedeva di essere tutelata in quanto tale, che la tutela dei diritti umani rappresentava una condizione essenziale per assicurare la pace e la sicurezza internazionali. Tuttavia, nonostante l'intervento di molteplici convenzioni internazionali ed europee, quello della tortura è ancora un problema attuale, endemico e caratterizzante la società in cui viviamo. L'obiettivo di questa tesi, infatti, è quello di dimostrare come il diritto, ove è intervenuto, non sia riuscito a debellarlo completamente. Filo conduttore è il concetto di dignità umana, indissolubilmente legato a quello di tortura. Nella seconda parte del lavoro ci si interroga su quale possa essere il ruolo della filosofia del diritto nel promuovere e nel tutelare la dignità umana e, conseguentemente, quale possa essere quello del diritto. Dopo una breve analisi di quelle che sono le giustificazioni della tortura alla luce della dignità umana, viene descritto il pensiero di Kant, considerato ancora particolarmente attuale e preso in considerazione da alcune sentenze dei giorni nostri. Tale pensiero è inoltre oggetto di una breve riflessione sulla differenza tra tortura-fine e tortura-mezzo. Infine, si analizzano le fonti internazionali, europee e le norme della Costituzione italiana in tema di dignità e si mette in luce come, alle volte, il sancire il rispetto della dignità umana sia più un'operazione di immagine che altro. La terza parte del lavoro analizza il reato di tortura all'interno di principali ordinamenti europei: la Francia, l'Inghilterra, la Spagna e la Germania. Dal lavoro di comparazione emerge come l'abolizione della tortura sul piano giuridico-processuale, non implichi la sua completa sparizione nella pratica. L'ultimo capitolo è dedicato interamente all'ordinamento italiano. Si analizza la situazione antecedente alla recente introduzione della norma e le problematiche, che emergono da alcuni casi pratici, che la mancanza della stessa ha comportato, anche dal punto di vista della dignità dei soggetti interessati. La presenza degli articoli 613 bis e 613 ter del codice penale sarà sufficiente per debellare un problema così fortemente radicato nel nostro contesto culturale?

Inumanità del diritto: la tortura come pratica lesiva della dignità umana

SERRA, ELENA
2016/2017

Abstract

Con il presente lavoro si intende riflettere sul concetto di tortura e sulle sue implicazioni sulla dignità dell'uomo. Nella prima parte si analizzano le fonti internazionali ed europee che si occupano dell'argomento. Per molto tempo si ritenne che le norme di diritto internazionale non potessero vincolare uno Stato circa il trattamento che esso riservava ai propri cittadini; questa era una materia rientrante nella sfera di competenza interna (o giurisdizione domestica) di ogni singolo Stato, entro la quale gli altri Stati non potevano ingerire. Le atrocità della seconda guerra mondiale segnarono un rapido declino di tale concezione; si assistette, pertanto, a una progressiva erosione della supremazia assoluta dello Stato e a una internazionalizzazione dei diritti dell'uomo. Emerse una chiara affermazione dell'idea che la persona umana richiedeva di essere tutelata in quanto tale, che la tutela dei diritti umani rappresentava una condizione essenziale per assicurare la pace e la sicurezza internazionali. Tuttavia, nonostante l'intervento di molteplici convenzioni internazionali ed europee, quello della tortura è ancora un problema attuale, endemico e caratterizzante la società in cui viviamo. L'obiettivo di questa tesi, infatti, è quello di dimostrare come il diritto, ove è intervenuto, non sia riuscito a debellarlo completamente. Filo conduttore è il concetto di dignità umana, indissolubilmente legato a quello di tortura. Nella seconda parte del lavoro ci si interroga su quale possa essere il ruolo della filosofia del diritto nel promuovere e nel tutelare la dignità umana e, conseguentemente, quale possa essere quello del diritto. Dopo una breve analisi di quelle che sono le giustificazioni della tortura alla luce della dignità umana, viene descritto il pensiero di Kant, considerato ancora particolarmente attuale e preso in considerazione da alcune sentenze dei giorni nostri. Tale pensiero è inoltre oggetto di una breve riflessione sulla differenza tra tortura-fine e tortura-mezzo. Infine, si analizzano le fonti internazionali, europee e le norme della Costituzione italiana in tema di dignità e si mette in luce come, alle volte, il sancire il rispetto della dignità umana sia più un'operazione di immagine che altro. La terza parte del lavoro analizza il reato di tortura all'interno di principali ordinamenti europei: la Francia, l'Inghilterra, la Spagna e la Germania. Dal lavoro di comparazione emerge come l'abolizione della tortura sul piano giuridico-processuale, non implichi la sua completa sparizione nella pratica. L'ultimo capitolo è dedicato interamente all'ordinamento italiano. Si analizza la situazione antecedente alla recente introduzione della norma e le problematiche, che emergono da alcuni casi pratici, che la mancanza della stessa ha comportato, anche dal punto di vista della dignità dei soggetti interessati. La presenza degli articoli 613 bis e 613 ter del codice penale sarà sufficiente per debellare un problema così fortemente radicato nel nostro contesto culturale?
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/91407