This thesis aims to analyze the concept of Fast Fashion and bring to light its social and environmental implications, providing data and examples that show them. In the first chapter, particular attention is paid to the analysis of data concerning the so-called "disposable fashion", starting from the historical evolution of this phenomenon and explaining how gradually but inexorably it has monopolized the fashion world by changing its consumption patterns. In the second chapter, is explored the social unsustainability of Fast Fashion with particular attention to the exploitation of employed workers and child labor, the conditions of work structures and the tinctures and toxic substances which workers are obliged to use and to which they are subjected on a daily basis. This chapter also presents a deeper dive into the Rana Plaza collapse disaster and a focus on what companies could do to improve workers' conditions. In the third chapter, the environmental dimension of Fast Fashion is addressed, which includes the processing of raw materials and tinctures used, the immense water consumption used for the processing of products, the critical nature of the return of orders and the growing pollution due also to the difficulty of disposing of waste. In the fourth and last chapter, some alternatives to Fast Fashion are presented, both by consumers and producers, with a final in-depth on the case of Patagonia. The objective of this analysis is to pay particular attention to the moral and ethical costs of Fast Fashion, often put in the background by those who make these purchases through the highlighting of dynamics often unclear, to promote a wider debate on the need for transparency and accountability in the fashion industry.
Questa tesi si pone l’obiettivo di analizzare il concetto di moda Fast Fashion e di portare alla luce le sue implicazioni sociali e ambientali, fornendo dati ed esempi che le testimoniano. Nel primo capitolo viene posta particolare attenzione all’analisi dei dati riguardanti la cosiddetta “moda usa e getta”, partendo dall’evoluzione storica di questo fenomeno e arrivando a spiegare come gradualmente ma inesorabilmente ha monopolizzato il mondo della moda cambiandone i modelli di consumo. Nel secondo capitolo si approfondisce l’insostenibilità sociale del Fast Fashion facendo particolare attenzione allo sfruttamento dei lavoratori impiegati e al lavoro minorile, alle condizioni delle strutture di lavoro e alle tinture e sostanze tossiche che i lavoratori sono obbligati ad utilizzare e a cui sono sottoposti ogni giorno. In questo capitolo viene anche presentato un approfondimento sul disastro del crollo del Rana Plaza e un focus su cosa le aziende potrebbero fare per migliorare le condizioni dei lavoratori. Nel terzo capitolo viene affrontata la dimensione ambientale del Fast Fashion che comprende la lavorazione delle materie prime e le tinture utilizzate, l’immenso consumo d’acqua impiegato per la lavorazione dei prodotti, le criticità della restituzione degli ordini e il crescente inquinamento dovuto anche alla difficoltà dello smaltimento dei rifiuti. Nel quarto ed ultimo capitolo vengono presentate alcune alternative al Fast Fashion, sia da parte dei consumatori che da parte dei produttori, con un approfondimento finale sul caso Patagonia. L’obiettivo di questa analisi è quello di porre particolare attenzione sui costi morali ed etici del Fast Fashion, spesso messi in secondo piano da chi fa questi acquisti, attraverso la messa in luce di dinamiche spesso poco chiare, al fine di promuovere un dibattito più ampio sulla necessità di trasparenza e responsabilità nell'industria della moda.
I costi del Fast Fashion: implicazioni sociali e ambientali della moda usa e getta
GAIMARI, LUDOVICA
2023/2024
Abstract
Questa tesi si pone l’obiettivo di analizzare il concetto di moda Fast Fashion e di portare alla luce le sue implicazioni sociali e ambientali, fornendo dati ed esempi che le testimoniano. Nel primo capitolo viene posta particolare attenzione all’analisi dei dati riguardanti la cosiddetta “moda usa e getta”, partendo dall’evoluzione storica di questo fenomeno e arrivando a spiegare come gradualmente ma inesorabilmente ha monopolizzato il mondo della moda cambiandone i modelli di consumo. Nel secondo capitolo si approfondisce l’insostenibilità sociale del Fast Fashion facendo particolare attenzione allo sfruttamento dei lavoratori impiegati e al lavoro minorile, alle condizioni delle strutture di lavoro e alle tinture e sostanze tossiche che i lavoratori sono obbligati ad utilizzare e a cui sono sottoposti ogni giorno. In questo capitolo viene anche presentato un approfondimento sul disastro del crollo del Rana Plaza e un focus su cosa le aziende potrebbero fare per migliorare le condizioni dei lavoratori. Nel terzo capitolo viene affrontata la dimensione ambientale del Fast Fashion che comprende la lavorazione delle materie prime e le tinture utilizzate, l’immenso consumo d’acqua impiegato per la lavorazione dei prodotti, le criticità della restituzione degli ordini e il crescente inquinamento dovuto anche alla difficoltà dello smaltimento dei rifiuti. Nel quarto ed ultimo capitolo vengono presentate alcune alternative al Fast Fashion, sia da parte dei consumatori che da parte dei produttori, con un approfondimento finale sul caso Patagonia. L’obiettivo di questa analisi è quello di porre particolare attenzione sui costi morali ed etici del Fast Fashion, spesso messi in secondo piano da chi fa questi acquisti, attraverso la messa in luce di dinamiche spesso poco chiare, al fine di promuovere un dibattito più ampio sulla necessità di trasparenza e responsabilità nell'industria della moda.File | Dimensione | Formato | |
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