Molti agroecosistemi non sono favorevoli alla sopravvivenza dei nemici naturali a causa dei continui interventi esterni necessari soprattutto nelle coltivazioni monocolturali. La semplificazione del paesaggio e il ripetuto utilizzo di molecole di sintesi hanno compromesso il naturale equilibrio dei territori. In un ecosistema indisturbato si trovano sia i fitofagi che i loro antagonisti, i quali ne limitano le popolazioni e di conseguenza i danni alle piante. Questa relazione, detta interazione tritrofica, è stata nel tempo compromessa e ha reso le coltivazioni ambienti adatti all'insediamento degli insetti nocivi ma inospitali per i loro limitatori. Siccome l'utilizzo di molecole di sintesi, oltre a danneggiare l'ambiente, può indurre negli insetti lo sviluppo di resistenze, la difesa dei territori coltivati attraverso gli agenti biotici è stata negli ultimi anni approfondita. Il controllo biologico è una tecnica che sfrutta le relazioni esistenti all'interno dell'artropodofauna cercando di incrementare la presenza di predatori e parassitoidi. I predatori, giovani e/o adulti, si nutrono dell'emolinfa della preda o la divorano completamente, mentre i parassitoidi si sviluppano a carico del loro ospite solo a livello larvale. Tra le metodologie di controllo biologico vi sono alcune tecniche che prevedono la gestione dell'ambiente al fine di aumentare e mantenere gli artropodi utili. Per favorire i nemici naturali bisogna fornire loro alimenti, siti di riparo e adatti alla riproduzione, evitando inoltre l'impiego di prodotti a largo spettro di azione. A causa della mancanza di biodiversità le monocolture non sono in grado di svolgere queste funzioni, che tuttavia possono essere recuperate introducendo specie vegetali adatte. Nella coltura si possono inserire piante che forniscano nettare, polline o prede/ospiti di sostituzione e che possano mantenere il limitatore in caso di mancanza o scarsità della preda principale. Tra i metodi che prevedono la manipolazione ambientale al fine di mantenere gli artropodi utili vi sono banker plant system e flowering strip. Il primo consiste nell'inserire nella coltivazione una pianta su cui sia già presente il limitatore e in grado di fornirgli le risorse necessarie. Il secondo invece prevede l'introduzione di strisce fiorite all'interno della coltura che attirino e mantengano gli antagonisti presenti nell'ambiente circostante. Per entrambe le tecniche bisogna però prendere in considerazione fattori quali le risorse, la specie entomofaga, la specie fitofaga e i diversi equilibri di ogni territorio. Se applicati nel modo corretto questi metodi possono portare numerosi vantaggi, quali una diminuzione degli insetticidi utilizzati, un minor costo per la difesa delle colture e un controllo del fitofago già ad inizio infestazione. Aspetti negativi come la presenza di iperparassitoidi o la predazione all'interno dello stesso livello trofico possono essere controllati attraverso uno studio approfondito delle dinamiche esistenti nell'ambiente specifico e degli artropodi coinvolti. Future ricerche su queste tecniche si rendono pertanto necessarie al fine di incrementare l'utilizzo del controllo biologico riportando gli ambienti alla loro naturale capacità di autoregolarsi.

Biodiversità e gestione dell'ambiente per incrementare i nemici naturali nell'agroecosistema

CAVALLO, GIULIA MARGHERITA
2016/2017

Abstract

Molti agroecosistemi non sono favorevoli alla sopravvivenza dei nemici naturali a causa dei continui interventi esterni necessari soprattutto nelle coltivazioni monocolturali. La semplificazione del paesaggio e il ripetuto utilizzo di molecole di sintesi hanno compromesso il naturale equilibrio dei territori. In un ecosistema indisturbato si trovano sia i fitofagi che i loro antagonisti, i quali ne limitano le popolazioni e di conseguenza i danni alle piante. Questa relazione, detta interazione tritrofica, è stata nel tempo compromessa e ha reso le coltivazioni ambienti adatti all'insediamento degli insetti nocivi ma inospitali per i loro limitatori. Siccome l'utilizzo di molecole di sintesi, oltre a danneggiare l'ambiente, può indurre negli insetti lo sviluppo di resistenze, la difesa dei territori coltivati attraverso gli agenti biotici è stata negli ultimi anni approfondita. Il controllo biologico è una tecnica che sfrutta le relazioni esistenti all'interno dell'artropodofauna cercando di incrementare la presenza di predatori e parassitoidi. I predatori, giovani e/o adulti, si nutrono dell'emolinfa della preda o la divorano completamente, mentre i parassitoidi si sviluppano a carico del loro ospite solo a livello larvale. Tra le metodologie di controllo biologico vi sono alcune tecniche che prevedono la gestione dell'ambiente al fine di aumentare e mantenere gli artropodi utili. Per favorire i nemici naturali bisogna fornire loro alimenti, siti di riparo e adatti alla riproduzione, evitando inoltre l'impiego di prodotti a largo spettro di azione. A causa della mancanza di biodiversità le monocolture non sono in grado di svolgere queste funzioni, che tuttavia possono essere recuperate introducendo specie vegetali adatte. Nella coltura si possono inserire piante che forniscano nettare, polline o prede/ospiti di sostituzione e che possano mantenere il limitatore in caso di mancanza o scarsità della preda principale. Tra i metodi che prevedono la manipolazione ambientale al fine di mantenere gli artropodi utili vi sono banker plant system e flowering strip. Il primo consiste nell'inserire nella coltivazione una pianta su cui sia già presente il limitatore e in grado di fornirgli le risorse necessarie. Il secondo invece prevede l'introduzione di strisce fiorite all'interno della coltura che attirino e mantengano gli antagonisti presenti nell'ambiente circostante. Per entrambe le tecniche bisogna però prendere in considerazione fattori quali le risorse, la specie entomofaga, la specie fitofaga e i diversi equilibri di ogni territorio. Se applicati nel modo corretto questi metodi possono portare numerosi vantaggi, quali una diminuzione degli insetticidi utilizzati, un minor costo per la difesa delle colture e un controllo del fitofago già ad inizio infestazione. Aspetti negativi come la presenza di iperparassitoidi o la predazione all'interno dello stesso livello trofico possono essere controllati attraverso uno studio approfondito delle dinamiche esistenti nell'ambiente specifico e degli artropodi coinvolti. Future ricerche su queste tecniche si rendono pertanto necessarie al fine di incrementare l'utilizzo del controllo biologico riportando gli ambienti alla loro naturale capacità di autoregolarsi.
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