In Piemonte il dissesto idrogeologico è causa di innumerevoli rischi per l'uomo. La morfologia e la geologia di questo territorio, il regime pluviometrico e l'eccessiva cementificazione hanno aumentato il rischio idrogeologico e messo in pericolo mezzo milione di residenti. Al fine di ridurre i danni alla popolazione è quindi necessario introdurre ed applicare strategie di difesa del suolo. Oggi, i metodi moderni per gestire il territorio, possono essere gli interventi di ingegneria naturalistica. L'applicazione di tale disciplina permette di ottenere gli stessi vantaggi di una copertura forestale naturale: funzione antierosiva, maggiore stabilità dei versanti, convenienza economica rispetto a interventi tradizionali, creazione di habitat naturali per la fauna con generale aumento della biodiversità, fitodepurazione dei corsi d'acqua e assorbimento di sostanze inquinanti. Lo svantaggio principale dell'utilizzo di materiale vivo è l'occorrenza di manodopera qualificata per realizzare, mantenere e monitorare l'opera. Dal momento che i materiali vegetali vivi sono i cardini dell'ingegneria naturalistica, è bene scegliere specie autoctone, compatibili con le condizioni climatiche ed edafiche, che abbiano attitudini biotecniche adeguate a questo genere di impiego. Queste attitudini biotecniche si distinguono in: proprietà e abilità tecniche e proprietà e abilità biologiche. Tali caratteristiche si possono trovare nelle specie legnose dominanti dei tipi forestali che costituiscono gli ambienti ripariali: saliceti e pioppeti, acero-tiglio-frassineti e alneti di ontano nero e/o bianco. Per le sue caratteristiche di adattamento alla presenza di falda, buon attecchimento, rusticità e facilità di reperimento, il genere Salix si può considerare il materiale vivo da costruzione più importante in Europa e in Italia per le opere di ingegneria naturalistica. Di seguito verranno trattate le principali specie di Salici impiegate nell'ingegneria naturalistica. Molto apprezzato per la sua versatilità e resistenza alla sommersione radicale è il salice bianco (Salix alba) come è ben nota la buona resistenza a trazione del salice ripaiolo (Salix eleagnos) e del salice rosso (Salix purpurea), grazie al forte sviluppo del loro apparato radicale; degno di interesse è anche il salice da ceste (Salix triandra) per la grande flessibilità dei suoi rami, sfruttata per la creazione di particolari opere di difesa spondale. Inoltre, ai fini di una migliore comprensione dell'uso dei salici in ingegneria naturalistica, vengono illustrate alcune delle tipiche opere di consolidamento del suolo cioè: la palificata viva doppia, la scogliera vegetata e la viminata viva. Dalle precedenti analisi si può dedurre che, nel territorio Piemontese, l'uso dei salici in ingegneria naturalistica sia la scelta ecologicamente e tecnicamente più appropriata. È inoltre importante ricordare che, con il Decreto Legislativo n.42, il 22 gennaio 2004 venne istituito il Codice dei beni Culturali e del Paesaggio nel quale quest'ultimo viene riconosciuto come Patrimonio culturale nazionale, novità assoluta rispetto alle normative precedenti. L'uso di materiale vegetale vivo in ingegneria naturalistica si inserisce perfettamente in questo contesto, assicurando la prevenzione e mitigazione dei pericoli naturali dando ampia risposta all'esigenza di impattare il meno possibile sull'ambiente circostante.
L'impiego dei salici nell' ingegneria naturalistica: soluzioni al dissesto idrogeologico a basso impatto ambientale e paesaggistico.
BALDASSARRA, IVAN
2016/2017
Abstract
In Piemonte il dissesto idrogeologico è causa di innumerevoli rischi per l'uomo. La morfologia e la geologia di questo territorio, il regime pluviometrico e l'eccessiva cementificazione hanno aumentato il rischio idrogeologico e messo in pericolo mezzo milione di residenti. Al fine di ridurre i danni alla popolazione è quindi necessario introdurre ed applicare strategie di difesa del suolo. Oggi, i metodi moderni per gestire il territorio, possono essere gli interventi di ingegneria naturalistica. L'applicazione di tale disciplina permette di ottenere gli stessi vantaggi di una copertura forestale naturale: funzione antierosiva, maggiore stabilità dei versanti, convenienza economica rispetto a interventi tradizionali, creazione di habitat naturali per la fauna con generale aumento della biodiversità, fitodepurazione dei corsi d'acqua e assorbimento di sostanze inquinanti. Lo svantaggio principale dell'utilizzo di materiale vivo è l'occorrenza di manodopera qualificata per realizzare, mantenere e monitorare l'opera. Dal momento che i materiali vegetali vivi sono i cardini dell'ingegneria naturalistica, è bene scegliere specie autoctone, compatibili con le condizioni climatiche ed edafiche, che abbiano attitudini biotecniche adeguate a questo genere di impiego. Queste attitudini biotecniche si distinguono in: proprietà e abilità tecniche e proprietà e abilità biologiche. Tali caratteristiche si possono trovare nelle specie legnose dominanti dei tipi forestali che costituiscono gli ambienti ripariali: saliceti e pioppeti, acero-tiglio-frassineti e alneti di ontano nero e/o bianco. Per le sue caratteristiche di adattamento alla presenza di falda, buon attecchimento, rusticità e facilità di reperimento, il genere Salix si può considerare il materiale vivo da costruzione più importante in Europa e in Italia per le opere di ingegneria naturalistica. Di seguito verranno trattate le principali specie di Salici impiegate nell'ingegneria naturalistica. Molto apprezzato per la sua versatilità e resistenza alla sommersione radicale è il salice bianco (Salix alba) come è ben nota la buona resistenza a trazione del salice ripaiolo (Salix eleagnos) e del salice rosso (Salix purpurea), grazie al forte sviluppo del loro apparato radicale; degno di interesse è anche il salice da ceste (Salix triandra) per la grande flessibilità dei suoi rami, sfruttata per la creazione di particolari opere di difesa spondale. Inoltre, ai fini di una migliore comprensione dell'uso dei salici in ingegneria naturalistica, vengono illustrate alcune delle tipiche opere di consolidamento del suolo cioè: la palificata viva doppia, la scogliera vegetata e la viminata viva. Dalle precedenti analisi si può dedurre che, nel territorio Piemontese, l'uso dei salici in ingegneria naturalistica sia la scelta ecologicamente e tecnicamente più appropriata. È inoltre importante ricordare che, con il Decreto Legislativo n.42, il 22 gennaio 2004 venne istituito il Codice dei beni Culturali e del Paesaggio nel quale quest'ultimo viene riconosciuto come Patrimonio culturale nazionale, novità assoluta rispetto alle normative precedenti. L'uso di materiale vegetale vivo in ingegneria naturalistica si inserisce perfettamente in questo contesto, assicurando la prevenzione e mitigazione dei pericoli naturali dando ampia risposta all'esigenza di impattare il meno possibile sull'ambiente circostante.File | Dimensione | Formato | |
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