Despite their differences in language and culture, the Baltic States share a common historical background. It was only in the 10's that Estonia, Latvia and Lithuania became independent after centuries of foreign domination, but they were soon annexed by USSR that implemented policies of sovietization. In 1991, when the Baltic States managed to gain independence again, the demographic structure of the population had dramatically changed, and this went on to influence the choice of citizenship policies. Lithuanian Government decided to automatically extend citizenship to all the people that were living in the State in 1991. Latvia and Estonia instead implemented restrictive citizenship policies and gave citizenship only to those who were already residents in the interwar Republics. This decision excluded all the people who had immigrated after Second World War, and from this moment on they were known as ¿non citizens¿ or ¿aliens¿. In everyday life, ¿non citizens¿ have to face several obstacles and they have few or no political rights and their civil rights are limited. In order to get citizenship, they had to apply for the naturalization and do specific linguistic and cultural exams. However, this situation has extended outside the Baltic States, and it's worth concentrating on the players that influence this delicate matter: on one side, the network of international organizations, particularly the Council of Europe; on the other side, Russia. The Council of Europe acted in order to support the transition of the Baltic States toward democracy and internal security, two necessary pillars to the membership within EU. Great attention also was given to the Russian minority, and the Council offered its support in order to solve this important matter. Indeed Estonia and Latvia managed to change their laws granting concessions to ¿non citizens¿ and simplifying naturalization process. However, still today problems can be found in the way in which the law is applied. Russia instead has often tried to interfere in the ¿non citizens¿ affair claiming serious violations of human rights and asking for the intervention of international organizations. Following aggressive policies, Russia wants to be a relevant actor at the international level, but this behavior has troubled the global equilibrium. In fact, events like the annexation of Crimea in 2014 reawakened the fear of a new Russian invasion in the Baltic States. The perspectives of a resolution of the ¿non citizens¿ matter, also of the Baltic States security problem, are difficult to be foreseen. Surely, we will need decades so that Estonia and Latvia overcome the polarization that affects their societies. It seems to be fundamental the searching of a multicultural approach that mitigate the strictness of the national State model that is still alive in these countries. Estonia and Latvia also have to overcome the legacy of the past and progressively extend citizenship to those who haven't it now. In this framework, closer relations with Russia are necessary. So, finally, the stability that Estonia, Latvia and Lithuania have looked for since their independence will be true.
Benché eterogenee quanto a lingua e cultura, le Repubbliche baltiche sono caratterizzate da comuni vicende storiche. Divisi per secoli tra le potenze confinanti, i popoli estone, lettone e lituano riuscirono a formare i rispettivi stati indipendenti nel periodo interbellico, ma tornarono presto sotto il dominio straniero quando l'URSS le annesse e le sottopose ad un'intensa sovietizzazione culturale. Quando le Repubbliche baltiche divennero finalmente indipendenti, l'equilibrio demografico dei tre Paesi era cambiato e da ciò dipese la scelta delle politiche di cittadinanza. A differenza della Lituania, dove la cittadinanza venne concessa a tutti coloro che erano nel Paese al momento dell'indipendenza, in Lettonia ed Estonia vennero attuate politiche particolarmente restrittive che esclusero tutti coloro che erano immigrati a seguito della sovietizzazione, da quel momento conosciuti come ¿non cittadini¿ o ¿alieni¿. Dall'analisi delle leggi sulla cittadinanza e dei principali testi legislativi, si comprende come la loro particolare condizione giuridica si espliciti nella mancanza di diritti politici e di forti limitazioni per quanto riguarda l'esercizio dei diritti civili. Questa situazione ha avuto eco anche al di fuori delle Repubbliche baltiche, ed è opportuno concentrarsi sugli attori che più hanno esercitato la loro influenza: da un lato, le organizzazioni internazionali, in particolare il Consiglio d'Europa; dall'altro lato, la Russia. Nel primo caso, il Consiglio d'Europa ha agito per supportare la transizione di Estonia, Lettonia e Lituania alla democrazia e alla stabilità interne necessarie per l'ingresso nell'Unione Europea. La minoranza russa è stata oggetto di grande attenzione in questo processo, e il Consiglio ha offerto aiuto e sostegno per la soluzione di tale delicata questione. Estonia e Lettonia effettivamente sono riuscite a modificare le proprie leggi facendo maggiori concessioni ai ¿non cittadini¿ e semplificando le pratiche di naturalizzazione. Tuttavia, ancora oggi si riscontrano problemi soprattutto nell'applicazione corretta della legge. Nel secondo caso, la Russia ha più volte cercato di interferire nella questione dei ¿non cittadini¿, lamentando gravi violazioni dei diritti umani e invitando le organizzazioni internazionali ad intervenire. Attraverso politiche aggressive, oggi la Russia vuole recuperare il ruolo di grande potenza che aveva un tempo, e questo ha avuto gravi ripercussioni a livello internazionale. Eventi come l'annessione della Crimea nel 2014 hanno scatenato il panico circa la possibilità di un'invasione russa.. Le prospettive di risoluzione della questione dei ¿non cittadini¿, così come della sicurezza delle Repubbliche baltiche, sono difficili da prevedere. Sicuramente, occorreranno decenni perché Estonia e Lettonia possano superare la polarizzazione sociale che esiste dagli anni Novanta. Da un lato, è fondamentale l'adozione di un modello di multiculturalismo che superi la concezione rigida dello Stato nazione che ancora oggi vive in questi Stati. Dall'altro, Estonia e Lettonia devono superare i drammi del passato ed estendere progressivamente la cittadinanza anche a coloro che ne sono sprovvisti, cercando allo stesso tempo relazioni pacifiche con la vicina Russia. In questo modo, la stabilità che Estonia, Lettonia e Lituania cercando da più di vent'anni sarà finalmente realtà.
I fantasmi del Baltico Un'analisi della tutela della minoranza russa in Estonia, Lettonia e Lituania: dilemmi attuali e prospettive di una politica discriminatoria
GALLIANO, ENRICO
2016/2017
Abstract
Benché eterogenee quanto a lingua e cultura, le Repubbliche baltiche sono caratterizzate da comuni vicende storiche. Divisi per secoli tra le potenze confinanti, i popoli estone, lettone e lituano riuscirono a formare i rispettivi stati indipendenti nel periodo interbellico, ma tornarono presto sotto il dominio straniero quando l'URSS le annesse e le sottopose ad un'intensa sovietizzazione culturale. Quando le Repubbliche baltiche divennero finalmente indipendenti, l'equilibrio demografico dei tre Paesi era cambiato e da ciò dipese la scelta delle politiche di cittadinanza. A differenza della Lituania, dove la cittadinanza venne concessa a tutti coloro che erano nel Paese al momento dell'indipendenza, in Lettonia ed Estonia vennero attuate politiche particolarmente restrittive che esclusero tutti coloro che erano immigrati a seguito della sovietizzazione, da quel momento conosciuti come ¿non cittadini¿ o ¿alieni¿. Dall'analisi delle leggi sulla cittadinanza e dei principali testi legislativi, si comprende come la loro particolare condizione giuridica si espliciti nella mancanza di diritti politici e di forti limitazioni per quanto riguarda l'esercizio dei diritti civili. Questa situazione ha avuto eco anche al di fuori delle Repubbliche baltiche, ed è opportuno concentrarsi sugli attori che più hanno esercitato la loro influenza: da un lato, le organizzazioni internazionali, in particolare il Consiglio d'Europa; dall'altro lato, la Russia. Nel primo caso, il Consiglio d'Europa ha agito per supportare la transizione di Estonia, Lettonia e Lituania alla democrazia e alla stabilità interne necessarie per l'ingresso nell'Unione Europea. La minoranza russa è stata oggetto di grande attenzione in questo processo, e il Consiglio ha offerto aiuto e sostegno per la soluzione di tale delicata questione. Estonia e Lettonia effettivamente sono riuscite a modificare le proprie leggi facendo maggiori concessioni ai ¿non cittadini¿ e semplificando le pratiche di naturalizzazione. Tuttavia, ancora oggi si riscontrano problemi soprattutto nell'applicazione corretta della legge. Nel secondo caso, la Russia ha più volte cercato di interferire nella questione dei ¿non cittadini¿, lamentando gravi violazioni dei diritti umani e invitando le organizzazioni internazionali ad intervenire. Attraverso politiche aggressive, oggi la Russia vuole recuperare il ruolo di grande potenza che aveva un tempo, e questo ha avuto gravi ripercussioni a livello internazionale. Eventi come l'annessione della Crimea nel 2014 hanno scatenato il panico circa la possibilità di un'invasione russa.. Le prospettive di risoluzione della questione dei ¿non cittadini¿, così come della sicurezza delle Repubbliche baltiche, sono difficili da prevedere. Sicuramente, occorreranno decenni perché Estonia e Lettonia possano superare la polarizzazione sociale che esiste dagli anni Novanta. Da un lato, è fondamentale l'adozione di un modello di multiculturalismo che superi la concezione rigida dello Stato nazione che ancora oggi vive in questi Stati. Dall'altro, Estonia e Lettonia devono superare i drammi del passato ed estendere progressivamente la cittadinanza anche a coloro che ne sono sprovvisti, cercando allo stesso tempo relazioni pacifiche con la vicina Russia. In questo modo, la stabilità che Estonia, Lettonia e Lituania cercando da più di vent'anni sarà finalmente realtà.File | Dimensione | Formato | |
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