Le profonde crisi economiche e finanziarie che hanno coinvolto tutti i paesi della western legal tradition hanno spinto l'interprete giuridico a una rilettura in chiave critica delle proprie strutture concorsuali. Il legame indissolubile e ancestrale tra economia e concorsualità, che da sempre incalza e orienta l'evoluzione in tale ramo del diritto, ha posto l'esigenza di un brusco cambio di rotta nell'elaborazione dei modelli concorsuali, che si è tradotto a partire dagli anni '80 del secolo scorso in un'epocale stagione di riforme in tutti i paesi europei. La prospettiva giuridica e culturale che ha dettato il ritmo di tale cambiamento è il modello americano di gestione della crisi, ispirato al principio di going concern value e improntato a un'ottica di favor debitoris. I legislatori europei ancorati ai vecchi paradigmi fallimentari, retaggi dell'antica tradizione statutaria, non si sono dunque limitati alla stesura di una serie di correttivi, ma hanno dovuto esporsi allo sforzo di una profonda rielaborazione della stessa grammatica concorsuale. Nell'avvicinarmi a questa materia ho dunque ceduto alla tentazione di abbandonare un approccio rigorosamente di diritto interno, per adottare una prospettiva di studio di tipo comparatistico. La diversa prospettiva, pur nella consapevolezza di poter costituire un limite nell'approfondimento dei singoli istituti, ha però il grosso vantaggio di consentire una trattazione sistematica e complessiva della materia, con l'enorme potenziale di mettere in luce criticità comuni e validità di modelli e criteri applicativi. Avendo coscienza del fatto che la funzionalità di ogni paradigma dipende in modo imprescindibile dal contesto giuridico, politico ed economico in cui è calato, l'obiettivo della presente trattazione non risiede tanto nella volontà di presentare modelli da emulare, quanto piuttosto nell'intento di scovare i contatti e le influenze tra i diversi sistemi giuridici e offrirne spunti di riflessione. Questa tesi vuole dunque sostenere con un certo fervore e senza mai occultarlo una linea di favore ad abbandonare gli anacronistici criteri fallimentari e lo stigma a cui si accompagnano, i cui residui si possono ancora cogliere nel sempre più timido culto dell'istituto della liquidazione. Alla luce dei recenti studi risulta infatti plausibile promuovere la diffusione della gestione della crisi di impresa attraverso tutte quelle misure alternative al fallimento, che risultano essere il sostrato più profondo del futuro della concorsualità.

Gli istituti alternativi al fallimento. L'esperienza italiana nel confronto con il diritto comparato.

CUMINO, EMANUELA
2015/2016

Abstract

Le profonde crisi economiche e finanziarie che hanno coinvolto tutti i paesi della western legal tradition hanno spinto l'interprete giuridico a una rilettura in chiave critica delle proprie strutture concorsuali. Il legame indissolubile e ancestrale tra economia e concorsualità, che da sempre incalza e orienta l'evoluzione in tale ramo del diritto, ha posto l'esigenza di un brusco cambio di rotta nell'elaborazione dei modelli concorsuali, che si è tradotto a partire dagli anni '80 del secolo scorso in un'epocale stagione di riforme in tutti i paesi europei. La prospettiva giuridica e culturale che ha dettato il ritmo di tale cambiamento è il modello americano di gestione della crisi, ispirato al principio di going concern value e improntato a un'ottica di favor debitoris. I legislatori europei ancorati ai vecchi paradigmi fallimentari, retaggi dell'antica tradizione statutaria, non si sono dunque limitati alla stesura di una serie di correttivi, ma hanno dovuto esporsi allo sforzo di una profonda rielaborazione della stessa grammatica concorsuale. Nell'avvicinarmi a questa materia ho dunque ceduto alla tentazione di abbandonare un approccio rigorosamente di diritto interno, per adottare una prospettiva di studio di tipo comparatistico. La diversa prospettiva, pur nella consapevolezza di poter costituire un limite nell'approfondimento dei singoli istituti, ha però il grosso vantaggio di consentire una trattazione sistematica e complessiva della materia, con l'enorme potenziale di mettere in luce criticità comuni e validità di modelli e criteri applicativi. Avendo coscienza del fatto che la funzionalità di ogni paradigma dipende in modo imprescindibile dal contesto giuridico, politico ed economico in cui è calato, l'obiettivo della presente trattazione non risiede tanto nella volontà di presentare modelli da emulare, quanto piuttosto nell'intento di scovare i contatti e le influenze tra i diversi sistemi giuridici e offrirne spunti di riflessione. Questa tesi vuole dunque sostenere con un certo fervore e senza mai occultarlo una linea di favore ad abbandonare gli anacronistici criteri fallimentari e lo stigma a cui si accompagnano, i cui residui si possono ancora cogliere nel sempre più timido culto dell'istituto della liquidazione. Alla luce dei recenti studi risulta infatti plausibile promuovere la diffusione della gestione della crisi di impresa attraverso tutte quelle misure alternative al fallimento, che risultano essere il sostrato più profondo del futuro della concorsualità.
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