La dissertazione si apre con un'introduzione sulla disciplina del contratto di lavoro a tempo parziale a livello comunitario. Tale tipologia di contratto è stata regolamentata con la direttiva 97/81/CE. Il percorso che ha portato all'approvazione di tale disciplina non è stato semplice e si è prolungato per oltre un ventennio. Nel primo capitolo ho voluto analizzare le cause di una così tardiva approvazione di regole volte a tutelare il lavoro a tempo parziale e; parallelamente, ho analizzato il ruolo svolto dalla Corte di Giustizia dell'Unione Europea. La particolarità della direttiva 97/81/CE riguarda la procedura con cui è stata approvata; è stata definita una «direttiva concertata» poiché il contenuto dell'atto è stato predisposto dalle parti sociali in un accordo il cui testo è allegato alla direttiva. Nel secondo capitolo mi sono soffermata sugli strumenti di effettiva traduzione della flessibilità nel contratto a tempo parziale: le clausole elastiche consentono al datore di lavoro di modificare la collocazione temporale della prestazione lavorativa, il lavoro supplementare è una prestazione resa dal lavoratore a tempo parziale in aggiunta al suo orario di lavoro ma entro i limiti dell'orario a tempo pieno e, in ultimo, il lavoro straordinario è quello reso oltre il proprio tempo di lavoro previsto dal contratto. Su questi temi il legislatore ha introdotto modifiche succedutesi a un ritmo frenetico dal 2000 al 2015, talvolta incrementando, talvolta riducendo le maglie della flessibilità. Nel terzo capitolo ho analizzato l'evoluzione della tutela del lavoratore part time nella trasformazione del rapporto di lavoro dal tempo pieno al tempo parziale e viceversa. Ho cercato di capire quali siano stati gli incentivi che il legislatore ha ideato nel corso del tempo per permettere al datore di lavoro di utilizzare tale tipologia di contratto e, in ultimo, ho esaminato il regime previdenziale del rapporto di lavoro part time e l'intervento più recente, disciplinato dal decreto interministeriale del 7 aprile 2016 relativo agli incentivi al passaggio al lavoro part-time in prossimità del pensionamento di vecchiaia. Va ad ogni modo segnalato che, nonostante le elevate aspettative del Governo rispetto all'introduzione del part time agevolato, il ricorso a tale istituto si è rivelato un flop. I lavoratori che fino a febbraio 2017 hanno usufruito di tale possibilità sono stati, secondo i dati dell'INPS, soltanto 200, a fronte di una stima governativa di circa ventimila richieste. Lo stesso Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha ammesso che lo strumento non ha dato i risultati sperati. Infine, il presidente dell'INPS, Tito Boeri, ha dichiarato che i costi amministrativi sono risultati superiori alle somme erogate.

Il contratto di lavoro a tempo parziale

SAPINO, CHIARA
2015/2016

Abstract

La dissertazione si apre con un'introduzione sulla disciplina del contratto di lavoro a tempo parziale a livello comunitario. Tale tipologia di contratto è stata regolamentata con la direttiva 97/81/CE. Il percorso che ha portato all'approvazione di tale disciplina non è stato semplice e si è prolungato per oltre un ventennio. Nel primo capitolo ho voluto analizzare le cause di una così tardiva approvazione di regole volte a tutelare il lavoro a tempo parziale e; parallelamente, ho analizzato il ruolo svolto dalla Corte di Giustizia dell'Unione Europea. La particolarità della direttiva 97/81/CE riguarda la procedura con cui è stata approvata; è stata definita una «direttiva concertata» poiché il contenuto dell'atto è stato predisposto dalle parti sociali in un accordo il cui testo è allegato alla direttiva. Nel secondo capitolo mi sono soffermata sugli strumenti di effettiva traduzione della flessibilità nel contratto a tempo parziale: le clausole elastiche consentono al datore di lavoro di modificare la collocazione temporale della prestazione lavorativa, il lavoro supplementare è una prestazione resa dal lavoratore a tempo parziale in aggiunta al suo orario di lavoro ma entro i limiti dell'orario a tempo pieno e, in ultimo, il lavoro straordinario è quello reso oltre il proprio tempo di lavoro previsto dal contratto. Su questi temi il legislatore ha introdotto modifiche succedutesi a un ritmo frenetico dal 2000 al 2015, talvolta incrementando, talvolta riducendo le maglie della flessibilità. Nel terzo capitolo ho analizzato l'evoluzione della tutela del lavoratore part time nella trasformazione del rapporto di lavoro dal tempo pieno al tempo parziale e viceversa. Ho cercato di capire quali siano stati gli incentivi che il legislatore ha ideato nel corso del tempo per permettere al datore di lavoro di utilizzare tale tipologia di contratto e, in ultimo, ho esaminato il regime previdenziale del rapporto di lavoro part time e l'intervento più recente, disciplinato dal decreto interministeriale del 7 aprile 2016 relativo agli incentivi al passaggio al lavoro part-time in prossimità del pensionamento di vecchiaia. Va ad ogni modo segnalato che, nonostante le elevate aspettative del Governo rispetto all'introduzione del part time agevolato, il ricorso a tale istituto si è rivelato un flop. I lavoratori che fino a febbraio 2017 hanno usufruito di tale possibilità sono stati, secondo i dati dell'INPS, soltanto 200, a fronte di una stima governativa di circa ventimila richieste. Lo stesso Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha ammesso che lo strumento non ha dato i risultati sperati. Infine, il presidente dell'INPS, Tito Boeri, ha dichiarato che i costi amministrativi sono risultati superiori alle somme erogate.
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